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Scritto da aldo grandi
Ce n'è anche per Cecco a cena
14 Maggio 2022

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Ci hanno telefonato per dirci che siamo diventati l'ombra di quello che eravamo e che siamo stati cinque anni fa quando tirammo la volata, convinti, al candidato del centrodestra e amico da una vita Remo Santini. Come andò a finire lo ricordano tutti: perse per una inezia, 361 voti mentre il candidato che noi sostenemmo a spada tratta, Samuele Cosentino, passò alla grande con quasi 400 preferenze. A quel tempo organizzammo un confronto tra i candidati al quale non si presentò il futuro vincitore Alessandro Tambellini, unico tra tutti i presenti. Facemmo diversi interventi video che pubblicammo sulla Gazzetta di Lucca e che riscuoterono un certo clamore, soprattutto, per la verve che ci mettevamo. Assistemmo alla competizione elettorale con partecipazione emotiva, forse anche troppa, ma avremmo desiderato e non ci pentiamo certamente, che i cinque anni successivi sarebbero stati appannaggio di un candidato giovane che aveva molte idee e altrettanta ambizione. Peccato che sia le prime sia la seconda siano state fustigate senza concedere la possibilità di vederle all'opera. Quattro anni più tardi, nel 2021, abbiamo solleticato e sollecitato il centrodestra tutto a scegliere sin dall'inizio e con largo anticipo Mario Pardini poiché in lui vedevamo un candidato che aveva grosse possibilità di entrare nelle simpatie degli elettori lucchesi. Non ci hanno ascoltato allora e adesso, come i cornuti, ci hanno ripensato e lo hanno scelto, a due mesi dal voto, come loro immagine santa per sconfiggere Francesco Raspini e dieci anni di dittatura post comunista.

Di fronte alla bocciatura di Pardini e alle manfrine dei vari leader dei partiti di opposizione e dei loro rappresentanti regionali e nazionali, ci siamo presi una sbandata per Giorgio Del Ghingaro e non certamente solo perché dei visionari o degli innamorati respinti e delusi. Fino all'ultimo siamo stati tenuti in sospeso e fino all'ultimo abbiamo sperato che abbandonasse Viareggio per scendere a Lucca dove avrebbe vinto a mani basse. Invece Giorgione o Giorgino a seconda dei casi, ha scelto di non abbandonare le tette di mamma Pd pensando, forse, che a Viareggio il partito che non lo ha mai amato e sopportato, tantomeno supportato, ritornasse nella maggioranza dopo che lui aveva silurato la vice presidente del consiglio perché pensava, ha detto, più alle beghe di partito che agli interessi della città.

Bene, Del Ghingaro ha rinunciato, ma il Pd viareggino è rimasto fuori dalla giunta e continua a non avere in simpatia il commercialista capannorotto. Così impara. Chissà cosa gli avranno detto o promesso i maggiorenti regionali del partito per convincerlo a starsene dov'era e a non rompere i coglioni.

Comunque sia noi che siamo arrivati fino alla soglia del 95 per cento di chances della sua candidatura, ci abbiamo rimediato una bella figura di merda. Colpa nostra, ha commentato Francesco Raspini, il quale si era anche domandato, ci ha raccontato sorridendo, se per caso non avevamo deciso di fare coming out vista 'la cotta' che avevamo preso per King George. No, nessun cambio di campo nella sfera sessuale, siamo quelli che siamo sempre stati. Il fatto è che la passione ci contraddistingue nelle nostre scelte e senza passione non riusciamo a vivere.

A quel punto, cornuti, anche noi e per di più, mazziati, ci siamo resi conto che avremmo fatto bene a restarcene un po' in silenzio, senza parteggiare per tizio o per caio, ma cercare di dare voce a tutti senza parteggiare più o meno sfacciatamente per qualcuno. Certo, non siamo diventati di sinistra né ci è mai passato per la mente essere di destra. Siamo, in realtà, degli inguaribili individualisti che non accettano di dover sottostare a regole che non derivano dal buonsenso e dalla logica. Non amiamo e non abbiamo, inoltre, delle righe e nemmeno dei quadretti, i nostri fogli sono bianchi e ci scriviamo quello che ci pare.

Ecco perché non gridiamo o starnazziamo in favore di Mario Pardini anche se, inutile negarlo, lo consideriamo una persona capace, magari tutt'altro che rivoluzionaria, ma sicuramente in grado di fare bene e di rilanciare una città che, indubbiamente, negli ultimi anni è rimasta, Covid a parte, un po' ferma su se stessa e immersa nella mediocrità dilagante.

Non siamo mosci e nemmeno raspiniani, anche se Raspini ci sta tutt'altro che antipatico - ci stanno molto più sugli attributi coloro che, in alto, lo sponsorizzano - e anche se non condividiamo alcuni dei principi che animano la sua coalizione, lo rispettiamo e non gli siamo antagonisti a priori. Certo, se ci chiedete chi getterste giù dalla torre tra lui e Pardini, risponderemmo che prima di loro ce ne sarebbero tanti, da una parte e dall'altra, che lanceremmo giù senza tanti complimenti. Ed è vero che se dovesse vincere Raspini ci dispiacerebbe non tanto per lui, ma per i soloni che lo hanno accompagnato, a livello regionale, provinciale e nazionale, in questa sua avventura.

Se, al contrario, dovesse diventare sindaco Mario Pardini, saremmo francamente dispiaciuti, umanamente, per Raspini, ma godremmo come ricci durante l'accoppiamento pensando ai suoi maggiorenti e alla figura che ci farebbero. 

Detto ciò, è inutile che ci telefoniate per chiederci cosa ci è successo e perché non siamo più quelli che siamo stati. Noi siamo sempre gli stessi, solo che questa volta vogliamo restare sulla riva del fiume e, tra una cena e l'altra, attendere di vedere passare, ovviamente in senso metaforico che, altrimenti, succede come con la Boldrini, i cadaveri dei nostri, si fa per dire, nemici.

Buona campagna elettorale a tutti, a Raspini e a Pardini, a Barsanti e a Cecchini, a Marchini e a Veronesi e se ci sfugge qualcuno, anche a lui. Noi che andiamo al mare tutto l'anno e senza muta nei mesi invernali, il 12 giugno saremo alle urne. Sarebbe già tanto se, quel giorno, andasse a votare più del 60 per cento degli aventi diritto. Lo auguriamo alla città e a tutti quelli che si stanno impegnando.

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