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Scritto da aldo grandi
Ce n'è anche per Cecco a cena
14 Giugno 2022

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Colorata e luminosa. In poche parole viva e vivace, reattiva e coinvolgente, bella e godibile. Questa è l'architettura messicana propria di quei grandi artisti capaci di coniugare i vari aspetti della realtà circostante fino a comporre un mosaico di luce e di colori. Ecco, Mario Pardini, se vuole vincere, deve agire allo stesso modo, coniugando e amalgamando le diversità degli interlocutori in uno splendido disegno complessivo in grado di rendere tutte le sfumature politiche che lo compongono. Ne sarà capace? Non ha, del resto, alternative. Gli otto punti - sempre meglio di dieci - che a fine scrutinio lo distanziano da Francesco Raspini lo mettono nella condizione di dover fare il primo passo convocando, uno ad uno, i leader delle altre liste, da Veronesi a Barsanti, da Colombini a Cecchini, da Gottardo a Marchini e Buonriposi. Anime diverse, a volte anche opposte, ma se il centrodestra e il terzo polo vogliono strappare il governo della città al centrosinistra non hanno altra strada da praticare. In fondo, pensiamo a Barsanti, tra il mangiare merda per altri cinque anni a Palazzo Santini e un futuro da assessore non dovrebbero esserci dubbi, ma è chiaro che questa volta, a differenza di cinque anni fa, Fabio Barsanti dovrà dire esplicitamente al suo elettorato di recarsi alle urne il 26 giugno e, una volta detto, dovrà ripeterlo pubblicamente all'infinito. E stessa cosa dovranno fare gli altri. Non basta manifestare il proprio pensiero in una intervista, bisogna muovere le chiappe e dirlo apertamente, mettere al bando personalismi e veti incrociati, perché una cosa deve essere chiara: o adesso o mai più.

L'esito delle urne ci ha inviato tutta una serie di messaggi inequivocabili. Innanzitutto l'assenteismo l'ha fatta da padrone, ha votato il 46 per cento degli aventi diritto, di questo passo i partiti saranno ectoplasmi lontani anni luce dalla vita reale. La gente e i giovani in particolare hanno bene in testa che un candidato vale l'altro visto che tutti altro non sono che dei passacarte di organismi superiori e sovranazionali che dettano le regole. Purtroppo potrà essere sgradevole, ma è così. 

Altro messaggio questa volta diretto alla Lega è che a Lucca, ma non solo, è alla frutta o quasi. Se il pesce puzza sempre dalla testa - e così è dalla notte dei secoli - al posto di Matteo Salvini andremmo a casa senza nemmeno passare dal via, ma una poltrona al governo è sempre una poltrona con tutto quel che ne consegue. A Lucca i dirigenti locali sono stati costretti a pupparsi le decisioni dei firigenti regionali e nazionali: il fiasco che ne è conseguito è colpa di un tale Mario Lolini, commissario regionale del Carroccio. Lo avevamo già detto recentemente: ma chi è costui? Boh... Intanto Fratelli d'Italia ha dato un giro di pista ai cugini leghisti crollati a Capannori e svenuti a Lucca tranne il solito Minniti che ha provato a tenere su la barca. Date retta, tornate a lavorare che è meglio.

Un altro post queste elezioni lo hanno spedito anche a Francesco Raspini il quale non solo ha fatto meglio di Tambellini, ma più di così realmente non poteva fare. E' andato oltre le aspettative. Adesso partirà da favorito al ballottaggio spendo benissimo che tutti quelli che lo hanno votato al primo turno lo rivoteranno al secondo mentre il centrodestra, notoriamente gaudente e attento al meteo, potrebbe anche rinunciare a votare - si spera di no - e tuffarsi nelle limpide - si fa per dire - acque della Versilia.

Mario Pardini ha un vantaggio. Non ha niente da perdere nel senso che se ce la farà sarà un trionfo, se, invece, perderà, avrà comunque provato a scardinare un sistema politico che regna da oltre un decennio e che vinse solo e solamente perché la magistratura mandò a carte quarantotto l'amministrazione Favilla. A questo punto ha un vantaggio anche rispetto al Remo Santini di cinque anni fa. All'epoca i favori del pronostico andavano tutti verso destra, oggi è il contrario. Sarà, quindi, costretto, a farsi il mazzo fino alla mezzanotte del giorno che precederà il voto al ballottaggio e non potrà cedere di un millimetro sotto il profilo dell'impegno emotivo e non solo.

Ma un messaggio è stato inviato anche alla casella postale di Fabio Barsanti il quale dovrà decidere cosa fare da grande. Se, cioè, fare il consigliere di opposizione a vita e, fra cinque anni, prendere un'altra sberla, oppure provare a diventare assessore e fare concretamente qualcosa per la città come ha sempre mostrato di voler e poter fare. Non vorremmo che a sinistra cercassero di mischiare le carte riportando in auge la stronzata del fascismo risorgente perché, allora, è bene dirlo subito, abbandoneremmo il nostro equilibrio insolito e torneremmo ad essere devastanti e financo offensivi. Barsanti dovrebbe, a nostro avviso, nemmeno attendere l'eventuale mercato delle vacche per vedere che cosa avrebbe in cambio del suo sostegno, ma, da gantuomini quali dovrebbero essere adesso i candidati, stringere la mano a Pardini e andare avanti insieme visto che se in queste elezioni c'è un galantuomo - e ce ne sono diversi - Pardini è tra i primi della lista. 

C'è, poi, l'incognita Andrea Colombini, ma Andrea ha già detto che lui il Pd non lo vuole a palazzo dei Bradipi quindi appoggerà senza ombra di dubbio Pardini. Bene, ma lo dica alto e forte casomai qualcuno non dovesse o volesse sentire. E Pardini si ricordi di Colombini in futuro qualora dovesse salire al soglio... sindacale.

Quanto a tutti gli altri, bene, Pardini cerchi di coinvolgerli e di valorizzarne intenzioni e figure, ma sempre chiedendo una manifestazione pubblica ed esplicita di sostegno attraverso una apposita conferenza stampa. Tutti devono assumersi le responsabilità del caso, qui non si pettinano le bambole, si fa la storia della città.

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