La prima volta che ci eravamo conosciuti, probabilmente, fu alla redazione lucchese del quotidiano La Nazione. Lui aveva preso l'abitudine di venire spesso a trovarci e aveva una sorta, presumibilmente per motivi di formazione religiosa, di filo diretto con l'amico e collega Oriano De Ranieri. Era, all'epoca, siamo alla metà degli anni Novanta, un avvocato rampante, rotale anzi, l'unico in un vasto raggio di azione. Quando ci vedemmo, ebbe a dirci che un eventuale pronunciamento del tribunale ecclesiastico della Sacra Rota per l'annullamento delle nostre nozze sarebbe venuto a costare 15 milioni di lire. Gli facemmo notare che mai e poi mai avremmo speso una cifra del genere per il solo gusto di poterci, un giorno, risposare in chiesa.
Chi scrive era solito accoglierlo con la frase 'Gli Incerpi del mestiere' nel senso che quando arrivava lui, addio pace. Non gli andava quasi mai bene nulla e aveva sempre da ridire su tutto. Era, sicuramente, un tipo martellante e un personaggio che si riteneva e, forse, lo era, al di sopra delle righe per chissà quali rapporti intrattenuti in Vaticano con le gerarchie d'Oltretevere.
Ci siamo riscoperti, poi, molti, moltissimi anni dopo, lui, ormai, in età pensionabile e noi alla guida di un giornale, la Gazzetta di Lucca, che gli piaceva in quanto sbarazzino e capace di dire tutto quello che, talvolta, forse, anche lui avrebbe voluto dire, ma evitava, per conformazione caratteriale e di nascita, essendo lucchese, di dire. Col tempo ci scriveva e ci sentivamo, ci invitava ad evitare toni particolarmente critici nei confronti del papa e ci diceva che, anche a Roma, c'era una fronda che non gradiva le posizioni di Bergoglio.
Era, sicuramente, una persona intelligente di cui, però, non si sapeva mai se quanto andava dicendo corrispondeva, effettivamente, al suo significato letterale. Era circondato da un alone di mistero, si vantava di essere dalla parte di una costola della Chiesa che era attaccata alla tradizione e che voleva un ritorno alle origini. Ci mandava molte mail e ci telefonava per complimentarsi e, a volte, redarguirci. Era un tipo insofferente, talvolta anche prepotente e non sempre riusciva a far trasparire il suo lato umano e buono.
E' morto giovane, in fondo 70 anni non sono nulla. Ci era sembrato un po' malinconico e, soprattutto, una persona un po' sola, ma, forse, in quella solitudine ci stava bene. Al figlio Daniele le nostre condoglianze e a Maurizio l'augurio di essere approdato in quel luogo di cui si diceva certo dell'esistenza.