Si è chiusa, da poco, l'edizione numero 23 del Lucca Summer Festival, la prima dell'era post-Covid e, per il promoter Mimmo D'Alessandro è già tempo di fare bilanci: "Un'edizione di successo, niente da dire, tutti gli artisti hanno mantenuto premesse e promesse. Certo, forse Justin Bieber avrebbe potuto fare qualcosa di più, ma non mi lamento. E' la prima volta, inoltre, che da prefetto e questore arrivano i complimenti per l'organizzazione e lo svolgimento della manifestazione".
Tutto bene, dunque? No, se si passa dall'aspetto artistico a quello economico, la situazione cambia e, a detta dell'amministratore unico e parte in causa della società che gestisce il Summer, i conti se non sono in rosso, poco ci manca e di rosso, sicuramente, c'è l'allarme che lancia lui stesso: "Avevamo a disposizione un budget che ha tenuto conto di un aumento dei costi di circa il 20 per cento, così come preventivato a seguito delle mutazioni causate dalla pandemia. Non potevamo pensare di trovarci di fronte a una lievitazione che, in alcuni casi, è stata anche del 400 per cento. C'è stato un momento in cui ho avuto, realmente, il timore che non ce l'avremmo fatta. Mi riferisco non solo alle spese per il trasporto e i fornitori, ma, in particolare, alla difficoltà, a volte, di reperire il personale e lo dico senza problemi, se non avessimo avuto gli extracomunitari a lavorare per noi, quest'anno il Lucca Summer Festival non ci sarebbe stato".
"Avete presente gli scaffolders? Sono quegli operai che montano e smontano le impalcature metalliche per il palco dei concerti. Ebbene, ad un certo punto eravamo disperati. Non se ne trovavano, né in Italia né in Europa. Abbiamo mandato aerei privati a prenderli in Romania e altrove per portarli qua. Purtroppo i due anni di forzato stop dovuti al Covid hanno spinto molta gente e molte imprese a riconvertirsi e ad abbandonare quella che era la loro principale attività. Parecchi si sono diretti sul cosiddetto bonus 110 per cento, il reddito di cittadinanza ha fatto il resto. Così, alla fine, i conti non sono tornati e nonostante la buona presenza del pubblico, il bilancio non è come ci aspettavamo".
Qualcuno potrà pensare che si tratta sempre del solito Mimmo D'Alessandro, mai contento e che alla fine di ogni edizione già pensa a quella futura e mette le mani avanti per non cadere indietro: "Assolutamente no. Non prendo contributi e non li chiedo, né adesso, né lo farò in futuro. Faccio come ho sempre fatto, ossia da me, ma è evidente che di fronte a questa impennata dei prezzi, magari un giorno tornerà tutto come prima, evo guardarmi intorno. Non è un problema solo italiano, ma europeo, non soltanto della D'Alessandro&Galli, ma di qualunque azienda operi a certi livelli nel nostro settore. Ecco perché a settembre mi siederò alla scrivania e vedrò cosa fare se, cioè, vale la pena andare avanti in queste condizioni".
Il manager di origini napoletane non ha dubbi: "Per prima cosa chiederò un incontro ufficiale con la nuova amministrazione. Vorrei capire se ogni anno, come è accaduto anche stavolta, dovrò imbattermi nei soliti problemi ed ostacoli di natura burocratica o ambientale che non solo costituiscono un ritardo nella organizzazione delle cose, ma anche comportano costi ulteriori. Mi riferisco alla soprintendenza, ma non soltanto. C'è necessità di muoversi veloci, senza incontrare intoppi, oggi tutto va in fretta e se si vuole essere competitivi bisogna eliminare le lungaggini che puntualmente, ogni anno, si presentano e che vengono risolte con costi sostenuti di avvocati e professionisti di vario genere".