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Venerdì 27 Giugno 2025
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Scritto da Valter Nieri
Amore e Vita
26 Giugno 2025

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Come si rimpiangono quegli anni 90 e primi duemila, quando il ciclismo, anche in Italia, era pieno di storie di giovani talenti che, per vari motivi, non riuscirono tutti a mantenere le promesse e raggiungere il successo sperato. Ma almeno c' erano questi nominativi che si sono ristretti nel numero sempre di più. I Team Fanini ed Amore e Vita, dai dilettanti ai professionisti, sono sempre stati all' avanguardia nello scoprire e lanciare giovani ciclisti italiani e stranieri, avendoli fatti maturare in casa per poi lanciarli nel professionismo. Uno di questi era il barese Ivan Fanelli, oggi 47 anni, giovane di grande potenziale, che trovò la prima vittoria con Amore e Vita nel 2003 aggiudicandosi la Stausee Rundfahrt attorno al lago artificiale di Klingnau nel Canton Argovia la cui ultima edizione si è svolta nel 2005. Una fra le sue migliori performance la fece valere con importanti piazzamenti al Giro della Provincia di Lucca quando si classificò rispettivamente secondo nella tappa vinta da Romans Vainsteins, quarto alle spalle di Michele Bartoli nella tappa vinta da Oscar Freire e quinto in una terza delle quattro tappe in programma vinta ancora da Oscar Freire. Tornò al successo l' anno successivo nel 2004 al suo secondo anno da professionista. Era il 15 aprile del 2004, quando fece centro nella prima tappa del Giro d' Abruzzo battendo in uno sprint a due un altro astro nascente del ciclismo italiano: l' emiliano Riccardo Riccò. Quell' edizione del Giro d' Abruzzo assunse un linguaggio capannorese dal momento che a vincere la classifica finale fu un altro atleta di Ivano Fanini: il bielorusso Aljaksandr Kucynski che bissò il successo del 2002. Un successo che Ivan Fanelli non può dimenticare perchè ottenuto il 15 aprile, quando in Italia, specialmente in quel periodo, ricorreva la data di nascita di Leonardo Da Vinci più volte ricordata con diversi eventi. Anche se aveva 26 anni, non pochi per emergere nel professionismo, si stava proponendo con un buon rendimento in diverse componenti ciclistiche, coprendo varie distanze e situazioni di gara avendo trovato quella maturazione e convinzione necessarie per dare una svolta alla sua carriera. Però vedremo che non fu così...
ARRIVO' AL PROFESSIONISMO GRAZIE A IVANO FANINI
Cresciuto in una famiglia dove il ciclismo era una passione radicata come una seconda lingua e che faceva parte della vita quotidiana: suo padre Francesco (scomparso quest' anno a febbraio all' età di 86 anni ndr) era stato un buon dilettante e suo fratello Antonio di 12 anni più grande arrivò a vincere diversi campionati italiani su pista, il destino di Ivan non poteva che essere quello di pedalare. Per farlo mirava a correre in Toscana. A soli 13 anni si trasferì a Pistoia nella Milleluci. Iniziò subito a vincere ed a scalare le categorie dagli esordienti fino ai dilettanti Elite Under 23 a suon di vittorie tesserato fra Toscana, Lombardia e Piemonte. All' età di 25 anni, nel 2003, il suo sogno si stava per realizzare dopo aver firmato un contratto voluto da Davide Boifava per la Mercatone Uno Scannavino. Avrebbe dovuto correre con il grande Marco Pantani, Ed invece?
"Avevo 25 anni-dice il ciclista barese-un' età anche troppo avanzata per fare il salto nel professionismo. Non ci sono riuscito prima perché forse non avevo avuto un procuratore che mi tutelasse. Pensavo che la meritocrazia avesse il suo peso dopo tante vittorie raccolte in giro per l' Italia ed invece mi sbagliavo. Il contratto che firmai con il Mercatone Uno non si concretizzò. Un regolamento emanato dall' Uci non consentiva il passaggio al professionismo che ad un numero limitato di atleti per ogni squadra ed essendo io l' ultimo arrivato fui quello che ci rimise. Mi recai a Capannori per acquistare un' Alfa 156 di colore grigio dal commerciante di auto Ivano Fanini, al quale esposi il caso e lui senza esitare mi rispose che mi avrebbe ingaggiato per Amore e Vita. E così fu: stralciai il contratto fatto con la Mercatone Uno e passai a correre in Toscana. Ringrazierò sempre Fanini per avermi dato questa opportunità altrimenti avrei dovuto attendere ancora tanto tempo ma la mia età era purtroppo già avanzata per nutrire il culmine delle mie ambizioni dopo anni di allenamenti intensi, competizioni e vittorie. Nello stesso tempo ambivo a costruirmi uno stipendio più elevato. Non mi mancavano determinazione e capacità di superare tante sfide e difficoltà che avevo avuto nel lungo percorso. Finalmente, ripeto, grazie a Fanini era arrivato il momento che avevo sempre sognato."
Chi era il suo D.S. negli anni di Amore e Vita?
"Roberto Pelliconi che ricordo con grande affetto. Un diesse che possedeva competenze tecniche e capacità di leadership. Mi sono serviti molto i suoi insegnamenti."
IL TRASFERIMENTO ALLA LPR PIACENZA NEL 2005, IL RITORNO AD AMORE E VITA E LE VITTORIE CON LA CINELLI
Dopo il buon biennio con Amore e Vita 2003-2004 si prospetta per Ivan Fanelli una società ambiziosa come era a quel tempo LPR di Piacenza.
  "Non si rivelò tale-dice- vennero a meno le mie motivazioni perchè non legavo nell' ambiente. Così per il 2006 mi rivolsi di nuovo a Ivano Fanini, la mia ancora di salvataggio... E grazie a lui ed ai suoi consigli tornai al successo. Mi imposi nella 1.a tappa del Giro dell' Estremadura in Spagna, una corsa a tappe che si aggiudicò lo spagnolo Davide Bernabéu che due anni prima si era imposto nella Volta a Portugal. Con Amore e Vita correvamo in tutto il mondo ed ovunque si andava eravamo molto considerati dagli organizzatori. Fanini è sempre stato sinonimo di successo anche se non disponeva di un grande budget come altre professional o World Tour. Un successo che mi valse il passaggio alla Cinelli OPD dove ho corso l' ultimo biennio della mia carriera ciclistica: 2007-08. Furono due anni di buone soddisfazioni. Nel 2007 mi imposi nella 2.a e 4.a tappa del Giro d' Abruzzo e nella 2.a tappa al Giro di Serbia. Nel 2008 vinsi il Trofeo Primavera Istriana, una tappa al Giro del Marocco e la 3.a tappa al Giro del Messico."
Quale di queste vittorie ricorda con maggiori soddisfazioni?
"Direi l' ultima, quella al Giro del Messico. Quel giorno era in atto la festa nazionale messicana, che celebrava l' Indipendenza coinvolgendo tutto il paese ed evocava momenti di allegria e gioia condivisa da tanta gente come tanti furono gli spettatori nelle varie tappe con interazioni positive in un' atmosfera che favoriva la spensieratezza. Mi imposi nella volata generale del gruppo grazie ad una accelerazione negli ultimi metri, come un grande velocista. Un momento che mi è rimasto impresso. Ma non c' era tempo per gioire che già si presentavano problemi per il mio futuro..."
Perché?
"La Cinelli sponsorizzò a fine stagione il progetto dell' olandese Frank Van Den Broek non rinnovando il contratto a nessun italiano. Mi si presentarono altre richieste ma da parte di società ciclistiche di poche possibilità a livello di risultati che centravano la loro attività sulla formazione di giovani ciclisti. Attaccai la bicicletta al chiodo senza rimpianti se non quello, ripeto, di non avere avuto a tutelare i miei interessi un procuratore. Ero piuttosto acerbo in fatto di contrattazioni altrimenti avrei potuto ambire ad una carriera migliore. Resta il fatto che sono arrivato al professionismo ed ho vinto una decina di gare. Non tutti ci riescono...".
Nella sua carriera quali campioni ha ammirato?
"Trovarmi a fianco un campione come Michele Bartoli è sempre stata una grande emozione. Avrei voluto essere come lui ed avevo le caratteristiche per vincere le classiche di un giorno. Ma purtroppo non serve a volte avere la versatilità, regolarità e intelligenza tattica. A me è mancata probabilmente una squadra più forte per supportarmi e consentirmi la partecipazione alle classiche più importanti. Un altro corridore di grande classe che ho ammirato è stato il compianto Davide Rebellin. Qualche volta sono riuscito a vincere in volata e quando penso che ho corso nell' epoca di grandi velocisti come Mario Cipollini e Alessandro Petacchi mi vengono i brividi."
OGGI GESTISCE A PONTEDERA LA FANELLI BIKE
Così passò dal ciclismo a lavorare per i siti internet occupandosi per una azienda del supporto tecnico, con servizi volti a garantire il corretto funzionamento, la manutenzione e la sicurezza. Attualmente vive a Pontedera assieme alla sua compagna Valentina e gestisce un negozio di biciclette dal nome Fanelli Bike che aprì nel 2010, due anni dopo aver smesso di correre. In questa sua professione gli sono sicuramente serviti gli anni trascorsi in sella alla bici dove ha accumulato esperienza nella conoscenza del mercato e dei prodotti. Rimane a stretto contatto con suo fratello Antonio che vive a Lamporecchio. Presto conosceremo anche la sua storia.
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