Ce n'è anche per Cecco a cena
Nessuno tocchi Fabio Barsanti!
Adesso ci hanno proprio rotto il cazzo! Perdonateci il francesismo e se anche qualche bocca buona storcerà il naso, pazienza. Era a nostro avviso troppo tempo che qualcuno, dai piani più o meno alti, non rovesciava un po' di merda addosso a una città che, dopo dieci anni di parassitismo verniciato di rosso, ha, finalmente, cambiato pelle. In questi giorni abbiamo pensato di scrivere un Cecco a cena come ai vecchi tempi, quando si prendevano a schiaffi, a due a due fino a quando non diventavano dispari, i soloni dell'intelligenza cittadina e non soltanto. Francesco Raspini ha avuto il merito di battersi ad armi pari e pulite, senza giocare sporco come avevano fatto, cinque anni prima, il feudatario barghigiano, il commissario Bruzzesi e tutti quelli che si recarono casa per casa ad annunciare l'imminente resurrezione di Benito Mussolini. Cinque anni fa funzionò, cinque anni dopo lo hanno preso nel fiocco. Ma, come si è soliti dire a Roma, non ci vogliono stare alla sconfitta e, quindi, che mezzi hanno se non quello di riproporre ogni volta sempre la stessa zuppa, quella del fascismo risorgente, di Barsanti uomo nero - allora, perdonateci, ma i Barsanti e gli uomini neri sono, addirittura, due - di Lucca avvolta dalle ombre nere e puttanate similari. E' ovvio che qualcuno soffia sul fuoco e che qualcun altro ha ricevuto l'incipit e l'input a tenere la brace accesa casomai questi lucchesi di sinistra, sconfitti, si adagiassero sugli allori senza tornare a combattere le camicie nere tanto più ora che il 28 ottobre ricorre il centenario della marcia su Roma. Nell'articolo apparso sul Venerdì di Repubblica sono andati a scomodare, addirittura, tale Massimiliano Piagentini, esponente di punta dell'universo Lgbtq - ma che cosa c'entra? - come se il fascismo fosse una minaccia per omosessuali o transessuali o altro ancora...

C'è ancora qualcuno che si domanda l'utilità e il ritorno per Lucca del Summer Festival: ma ci sono?, o ci fanno?
Il Lucca Summer Festival è finito, viva il Lucca Summer Festival. Durante questo mese e mezzo quasi due di concerti sia in piazza Napoleone sia sugli spalti delle Mura abbiamo assistito ad una vera e propria invasione della città da parte di turisti e appassionati dei vari protagonisti che si sono alternati sul palco. Erano, ormai, due anni che ciò non accadeva per colpa di una presunta pandemia od emergenza sanitaria che dir si voglia e, ne converrete tutti, un po' di vita e di vivacità mancavano. Eccome se mancavano. La musica fa parte della nostra vita, perché negarlo? Mimmo D'Alessandro ha realizzato una manifestazione che ha riscosso il plauso di tutti, dalle autorità a coloro che, in un modo o nell'altro, ci si sono imbattuti. Qualcuno, però, ha mosso delle critiche, le solite critiche dovute al fatto che questa manifestazione, a loro avviso, porterebbe alla città soltanto disagi e problemi e nessun ritorno utile. Ne abbiamo sentite un paio, di critiche di tal genere, formulate non dal popolino, ma da autorevoli rappresentanti della classe più o meno abbiente, stanchi, per la loro professione, di doversi imbattere in strade chiuse, divieti di accesso, traffico in tilt o, comunque, sotto pressione sulla circonvallazione e chi più ne ha più ne metta. Noi non la pensiamo in questo modo e riteniamo che a Lucca il Summer Festival non solo ci stia bene, anzi benissimo, ma che quando finisce sembra scendere un velo di malinconia su questa città dove l'immobilismo è una dote e la maldicenza una virtù...

L'Italia invasa da immigrati: un governo di impediti ha reso questo Paese terra di nessuno, quindi, di chiunque
Nessuno più, in questa Italia sfasciata e ridotta ad un cumulo di macerie e di cenere, affronta un problema epocale che, nei prossimi anni, diventerà spaventosamente attuale. Soltanto ieri, ma sono mesi che accade, oltre 1200 immigrati provenienti da Paesi musulmani, sono sbarcati, complici anche le Ong del mondialismo neoglobalista, sulle coste di un'isola che non è più terra italica, ma, forse, palude senza fondo dove chiunque può scendere impunemente a fronte di uno tato, il nostro, che non esiste più. Il Governo Draghi, una vergogna assoluta sin dal suo inizio ed espressione massima del capitalismo finanziario degli organismi sovranazionali, non ha fatto alcunché con quell'ectoplasma ed inutile ministro denominato Lamorgese. E adesso, è ancora peggio. L'Italia è diventata terra di nessuno e, quindi, paradossalmente, di chiunque può arrivarci in un modo o nell'altro. Non esistono più confini e forze politiche come la Lega che erano in prima fila per combattere l'invasione, se la sono fatta sotto e sono rimaste al Governo pur di non abbandonare la poltrona sotto il sedere. Stiamo procedendo verso un'era in cui la carenza di sostanze alimentari elementari, di acqua, di condizioni di vita sufficienti in buona parte del globo, spingerà milioni di esseri umani ad abbandonare il continente africano e anche quello asiatico cercando di raggiungere l'Eldorado che, per loro, è l'Europa...

Mario Pardini mangerà il panettone a Natale? Dopo Fratelli d'Italia anche Difendere Lucca e chi sostiene Barsanti lo criticano per aver appoggiato Draghi
Lucca prima di tutto, Lucca sopra tutto. Questo dovrebbe essere, a nostro avviso, il compito e il principio fondamentale di azione per un sindaco. Egli è chiamato ad amministrare la città la cui maggioranza, assoluta o relativa non importa, lo ha votato e non può e non deve lasciarsi trascinare nelle beghe politiche d'oltrecortina. Mario Pardini ha commesso un grande errore politico schierandosi a favore di Draghi, indipendentemente dal fatto che si sia trattato di una decisione più o meno giusta ed opportuna. Nessuno glielo aveva chiesto tantomeno i lucchesi che lo hanno sostenuto. Fratelli d'Italia, ovviamente, ma non solo bensì in compagnia di Difendere Lucca e di chi sostiene Fabio Barsanti, hanno subito stoppato la scelta del nuovo primo cittadino che anche loro hanno contribuito a far eleggere. E anche loro, invece di pensare a Lucca, hanno pensato agli obblighi e ai vincoli ideologici e di partito. Giorgia Meloni non vuole un altro Draghi e vuole andare al voto. La Lega di Matteo Salvini e Forza Italia, nonostante a nostro avviso siano a rischio bastonata, ci potrebbero pensare. Mario Pardini, invece, dice che non è il momento e, probabilmente, ha ragione...

Il Summer Festival non si tocca: è un'eccellenza che va al di là degli schieramenti politici e appartiene a tutta la città
E' bene mettere subito in chiaro un aspetto fondamentale che non può e non deve assolutamente essere politicamente e mediaticamente sottovalutato. La fotografia postata sul proprio profilo facebook da Francesco Raspini prima del ballottaggio in compagnia di Mimmo D'Alessandro con tanto di abbraccio e sorriso accluso, non deve pregiudicare in alcun modo i rapporti tra la città e il promoter campano che, lo ricordiamo, quest'anno ha messo in pista la 23^ edizione della manifestazione musicale più importante d'Italia. Qualcuno, di fronte a quella foto e alla presumibile e desumibile simpatia di D'Alessandro per il candidato del centrosinistra, ha storto il naso e anche la bocca. E ha fatto male. Mimmo D'Alessandro non è un dipendente comunale, non percpiesce finanziamenti e opera sul mercato musicale come privato, quindi, può pensare, ma anche dire quello che vuole. Ciò che conta, per Lucca e i lucchesi, è che continui a organizzare il Lucca Summer Festival in questa città perché, credete, il rapporto d'amore che intercorre tra Mimmo D'Alessandro con la sua D'Alessandro&Galli e Lucca è un rapporto esclusivo, privilegiato e sul quale non è necessario mettere bocca per turbative eventuali. A nostro avviso l'amministrazione comunale, qualunque essa sia, deve solo far sì che la rassegna possa essere allestita e sviluppata nel migliore dei modi anno dopo anno. Dei colori politici, ce ne freghiamo altamente, Lucca su tutto, Lucca prima di tutto, Lucca sopra tutto. Tutto ciò per dire che non saranno accettati, tra le forze che sostengono questa nuova giunta in corso di formazione, atteggiamenti polemici, distruttivi, financo critici nei confronti di Mimmo D'Alessandro e della sua manifestazione per ragioni di carattere meramente politico e se a qualcuno è geloso, bene, che mangi l'aglio come dicevano i vecchi...

"La Repubblica", il peggior giornale in Italia, comincia l'assedio a Lucca 'città nera'. Mario Pardini non deve cadere nel tranello altrimenti non andrà lontano
Se noi dicessimo, ma, soprattutto, scrivessimo quello che pensiamo del quotidiano La Repubblica - non quello che amavamo negli anni Settanta-Ottanta, bensì quello di oggi - probabilmente ci beccheremmo una notevole quantità di esposti disciplinari all'ordine e anche qualche querela. E' incredibile l'ideologizzazione a senso unico di questa testata che riesce ancora a vendere copie, in particolare, ai sostenitori di una sinistra radical chic che vive fuori e lontano dal mondo salvo quello che vorrebbe fosse il proprio mondo, ma che così non è. Ovviamente sono tutti verniciati di rosso e convinti di essere in guerra con una missione: salvare l'Italia dal rigurgito fascista, da Mussolini che, a quanto pare, è resuscitato, modificare a colpi di carte bollate la grammatica italiana, accogliere migliaia e anche milioni di immigrati che tanto sappiamo sicuramente dove metterli e via di questo passo. E' il giornale delle tante Carola Rackete, dei processi a Silvio Berlusconi e godi a più non posso, delle Greta Thunberg a un tanto al chilo, della teoria Gender e del sostegno sistematico a tutto ciò che sa di Lgbtqrst e metteteci pure tutte le lettere dell'alfabeto se siete capaci. Ecco, adesso che a Lucca, finalmente e dopo dieci anni di oscurantismo targato Pd, qualcuno si è svegliato e ha riassaporato la vera tradizione culturale e sociale di questa città, La Repubblica lancia l'allarme fascismo perché, a suo dire, qualcuno, l'altra sera in centro, avrebbe urlato qualche coro nostalgico...

Perché voterò Mario Pardini? Perché so che con lui sindaco il Gay Pride sulle... Mura non ci sarà mai
Io, Aldo Grandi, nato a Livorno 61 anni fa, cresciuto in parte a Firenze, poi a Roma, quindi piovuto a Lucca e sempre connesso al capoluogo labronico. Oggi, per le vie di una città, Livorno appunto, che se le togliete il mare non resta più n iente per sperare in un futuro che non sia mediocre, hanno sfilato i sostenitori del Gay Pride, i pasdaran della cosiddetta Teoria Gender dove tutto è permesso basta volerlo e anche il sesso non è più una certezza, ma una variabile dipendente dai gusti e dai desiderata delle persone, a qualunque età e con qualunque mezzo. Ebbene, pur rispettando le scelte relative alla sfera sessuale che hanno a che fare con la parte più intima e riservata dell'individuo, ci siamo vergognati di essere livornesi. In una società che sta cadendo e perdendo i pezzi, dove le uniche fondamenta non appartengono più alla morale o al buonsenso, bensì ai mercati finanziari e alle regole dettate dagli organismi sovranazionali politici e bancari che aspirano tutti a una umanità indistinta e buona solo per consumare e produrre profitti, noi riteniamo che sia un diritto legittimo appartenente alla maggioranza silenziosa delle persone quello di voler crescere i propri figli in un mondo che non sia lontano da quel mondo come lo abbiamo sempre conosciuto. Qui non si tratta di essere omofobi, qui si tratta di scegliere su quali basi erigere il futuro dell'umanità e le basi che ci propone una Sinistra mercificatrice e priva di ogni ancoraggio col passato e una élite corrotta e cresciuta nel mito del denaro virtuale, ci fanno, semplicemente, atterrire. Noi siamo per le differenze, non per il loro totale annullamento. Ecco, paradossalmente, perché voteremo Mario Pardini, Fabio Barsanti, Elvio Cecchini, Alberto Veronesi e tutti coloro che sostengono il candidato di centrodestra voluto dai lucchesi, una delle ultime genti in grado di esprimere una forte coscienza identitaria rispetto, al contrario, a molte componenti che l'identità, ormai, l'hanno svenduta all'ammasso

Qui la fava s'ingrossa...
'E mo' so cazzi tuoi'. Ve la ricordate la battuta del funzionario pontificio al gendarme che aveva osato arrestare nientepopodimeno che il marchese del Grillo al termine di una rissa in osteria? Ecco, al posto del gendarme, adesso, potrebbe trovarsi anzi, ci si trova, addirittura colui che tutti consideravano, al termine del primo turno di elezioni, il probabile per non dire certo sindaco di Lucca ossia Francesco Raspini, candidato del centrosinistra. E, infatti, comincia a reagire tirando in ballo CasaPound, l'estrema destra, vedrete, ancora pochi giorni e si risentirà parlare di fascismo. Ma non solo. Raspini se la prende anche con Andrea Colombini accusandolo di augurare un giorno sì e l'altro pure il peggio del peggio ai non vaccinati. Colombini, sul Covid è, semplicemente, coerente a se stesso e noi la pensiamo come lui. Nel suo ultimo video invita tutti i suoi sostenitori a votare Mario Pardini senza se e senza ma. Fabio Barsanti ha deciso che, per i prossimi cinque anni, meglio provare a fare l'assessore che ridursi a fare ancora opposizione. Elvio Cecchini deve essere quello che ha deluso più di tutti Raspini: prima lo ha incontrato e ascoltato, poi ha scelto Pardini. Resta Alberto Veronesi che non ha, perdonateci l'ardire, gli attributi per scegliere da sé quel che ha sempre sostenuto o quasi e si lascerà gestire dai Renzi e dai Calenda che, a questo punto, all'ipotetico mercato delle vacche nazionale, cercheranno di strappare, sostenendo Raspini a Lucca, qualcosa di buono.Donatella Buonriposi ci ha confessato tempo fa, che non avrebbe sostenuto Raspini ad un eventuale ballottaggio: bene, attendiamo sue esternazioni pubbliche. Qui la fava, direbbe qualcuno, s'ingrossa e si fa anche interessante...

Il voto ha detto che il centrosinistra è vivo, ma il centrodestra non è ancora morto: Pardini può giocarsela, ma deve saper agire come un grande architetto messicano
Colorata e luminosa. In poche parole viva e vivace, reattiva e coinvolgente, bella e godibile. Questa è l'architettura messicana propria di quei grandi artisti capaci di coniugare i vari aspetti della realtà circostante fino a comporre un mosaico di luce e di colori. Ecco, Mario Pardini, se vuole vincere, deve agire allo stesso modo, coniugando e amalgamando le diversità degli interlocutori in uno splendido disegno complessivo in grado di rendere tutte le sfumature politiche che lo compongono. Ne sarà capace? Non ha, del resto, alternative. Gli otto punti - sempre meglio di dieci - che a fine scrutinio lo distanziano da Francesco Raspini lo mettono nella condizione di dover fare il primo passo convocando, uno ad uno, i leader delle altre liste, da Veronesi a Barsanti, da Colombini a Cecchini, da Gottardo a Marchini e Buonriposi. Anime diverse, a volte anche opposte, ma se il centrodestra e il terzo polo vogliono strappare il governo della città al centrosinistra non hanno altra strada da praticare. In fondo, pensiamo a Barsanti, tra il mangiare merda per altri cinque anni a Palazzo Santini e un futuro da assessore non dovrebbero esserci dubbi, ma è chiaro che questa volta, a differenza di cinque anni fa, Fabio Barsanti dovrà dire esplicitamente al suo elettorato di recarsi alle urne il 26 giugno e, una volta detto, dovrà ripeterlo pubblicamente all'infinito. E stessa cosa dovranno fare gli altri. Non basta manifestare il proprio pensiero in una intervista, bisogna muovere le chiappe e dirlo apertamente, mettere al bando personalismi e veti incrociati, perché una cosa deve essere chiara: o adesso o mai più...

N'è andato il piscio in urina...
Negli ultimi 15 giorni prima del voto non si possono diffondere i risultati dei sondaggi effettuati dalle agenzie ad hoc e noi saremo fedeli a questa disposizione di legge. Tuttavia nessuno ci può impedire di dare noi una sorta di indicazione su ciò che, a nostro avviso, sta succedendo in questa campagna elettorale che vede affrontarsi numerosi candidati a sindaco. Quindi, vediamo un po' che cosa abbiamo scoperto e affrontiamo un nome dopo l'altro partendo, ad esempio, da Andrea Colombini. Quest'ultimo ci aveva preannunciato una campagna ferro e fuoco, addirittura tre liste destinate ad appoggiarlo e un vero e proprio fuoco di sbarramento destinato a far emergere e trionfare la figura dell'influencer suo malgrado. Non avendo visto niente di tutto questo, abbiamo pensato di chiedere al diretto interessato con cui abbiamo condiviso una feroce battaglia contro le disposizioni in materia di emergenza sanitaria. Ebbene, Colombini ci ha spiegato che il suo silenzio è dovuto al fatto che lui non vuole avere a che fare perché non gli interessa, con i giornali non solo cartacei, ma tutti compresi quelli on line che ne hanno diffuse a piene mani le imprese. La sua campagna elettorale, ha aggiunto, lui la fa sistematicamente e tutti i giorni sui social. Comunque sia, viene accreditato e noi concordiamo, di una percentuale che non supererà il 3 per cento, più o meno ininfluente ai fini elettorali. Se così andasse, sarebbe una sconfitta epocale a Lucca anche se sappiamo essere Colombini molto ascoltato e seguito, soprattutto, fuori dalle mura. Stessa sorte per Aldo Gottardo che sta dalla parte di Francesco Raspini, ma che, a dire il vero, non ci ha particolarmente colpito anzi, a malapena sapevamo che era candidato. Anche qui, presumibilmente, siamo nell'ordine dei due voti ogni cento votanti...
