Ce n'è anche per Cecco a cena
L'aiutante dello sceriffo l'ha combinata grossa, ma possibile che Mario Pardini non se ne sia accorto? E Lido Fava, Armando Pasquinelli, Alessandro Di Vito e Stefano Pierini?
Inizialmente non ce ne eravamo neanche accorti. Passiamo, scriviamo e titoliamo così tanti pezzi, comunicati, articoli, mail che, a dirla tutta, qualcosa finisce inevitabilmente per sfuggirci. Poi, però, quel titolo copiato pari pari dal comunicato così, tanto per risparmiare tempo anche se non denaro, ha attirato la nostra attenzione. Compensi notarili al papà di Francesco Raspini durante l'amministrazione Tambellini? Il testo è stato inviato da Lorenzo Del Barga, capogruppo di Difendere Lucca in consiglio comunale nonché ex di Casapound e, udite udite, consigliere delegato alle tradizioni storiche ci auguriamo, però, almeno per quelle fino alla fine dell'Ottocento. Del Barga, aiutante dello sceriffo, al secolo assessore allo sport e, di fatto o, almeno a volte, sindaco a tutti gli effetti, Fabio Barsanti, ha specificato trattarsi di documento redatto e siglato da tutti i capigruppo di maggioranza in consiglio comunale ossia Stefano Pierini, quello di Lucca 2032 della cappellata sulla chat dei consiglieri comunali; Armando Pasquinelli, della Lega o di quel che ne resta ammesso che ci sia ancora qualcuno e qualcosa; Alessandro Di Vito, medico del pronto soccorso del San Luca facile alle arrabbiature; Lido Fava, peraltro reduce dall'aver festeggiato pochi giorni fa il suo compleanno e responsabile di Fratelli d'Italia. Tutti, indistintamente, avrebbero firmato un testo che, a leggerlo con attenzione, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli o, per chi non ce l'ha, da qualche altra parte. In sostanza e in risposta a non si sa bene cosa, la maggioranza politica di questa valle di lacrime rinfaccia alla minoranza e, nella fattispecie, a Francesco Raspini capogruppo del Pd, il fatto che il padre, notaio famoso in città, avrebbe ricevuto decine di migliaia di euro sotto forma di incarichi professionali durante i dieci anni di amministrazione Tambellini e, guarda caso, sostengono, proprio quando il figlio era assessore...
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Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse di istigazione all'odio razziale a seguito delle frasi contenute nel libro di Roberto Vannacci e riguardanti l'atleta di colore Paola Egonu, adesso anche i colleghi della procura militare hanno deciso che non c'è stata alcuna istigazione né all'odio razziale né, tantomeno, a commettere qualsiasi altro topo di reato. Sul proprio profilo facebook il generale di divisione divenuto europarlamentare ha così ironicamente commentato: Il tempo è galantuomo. Sarebbero opportune, ora, le scuse di molti che in questi mesi hanno sbandierato sicurezza, prosopopea e arroganza nei riguardi di queste infondate accuse. In particolar modo da parte della professoressa Mirella Serri che non ha mai lesinato attacchi anche sul piano personale. Lo avevano massacrato i soloni e gli invertebrati della Sinistra e del Pensiero Unico Dominante, quello verniciato di rosso-fucsia, ma privo di qualsiasi spessore. In realtà, però, a nostro avviso, il primo a dover chiedere scusa dovrebbe essere il ministro della Difesa Guido Crosetto, quello della laurea sventolata, ma mai conseguita, quello che, senza nemmeno leggere il libro e provare a capirci qualcosa, se ne uscì dopo i primi dispacci Ansa con un ingiusto e ignorante Sono le farneticazioni personali di un generale. Peccato che di quel generale lui era diretto superiore, il ministro che lo avrebbe dovuto tutelare e preservare dal vomito mediatico che di lì a poco gli sarebbe piovuto addosso. Dubitiamo che, adesso, il Crosetto - uno che si fa prima a saltare che a girargli intorno - chiederà scusa e anche perdono, perché no?, a Roberto Vannacci...
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Meglio Andrea Palmeri o il Gay Pride?
Siamo, anche troppo, in un Paese così libero dove una persona condannata e denunciata decine di volte può diventare europarlamentare da un momento all'altro e guadagnare oltre 15 mila euro al mese. Ma se scrivi alcune banali verità finisci per essere messo se non al muro, quasi ed è quello che è capitato all'autore di un libro che, ormai, tutti conoscono e che, per fortuna, anche lui si è visto eleggere, ma da oltre mezzo milione di elettori, europarlamentare. Che si tratti di libertà a 360° lo si può anche dedurre dal fatto che, ad esempio, il 7 settembre, in pieno Settembre Lucchese e a pochi giorni dalla processione del Volto Santo, le associazioni ad hoc abbiano scelto Lucca, guidata da una amministrazione di centrodestra, come sede della loro tradizionale sfilata che interessa solamente una minoranza e che guasta il buonsenso e il rispetto dovuto ad una robusta maggioranza. Ma così è. Piaccia o non piaccia, si chiama democrazia. Quella che, sostengono i più accaniti critici del sovranismo, non avrebbe il signor Putin in quella Russia da dove, giorni fa, in via remota, un ex tifoso della Lucchese, capo dei Bulldog che tutto erano fuorché una confraternita di volontari anzi, molto, ma molto peggio, latitante per via di una sentenza passata in giudicato e volontario combattente nelle terre occupate del Lugansk, si sarebbe collegato nel corso di una festa del tifo rossonero al centro sportivo Sandro Vignini. Da un lato, quindi il Gay Pride che ha suscitato le rimostranze non solo del sindaco, a nostro avviso giustamente, ma anche di tutti quei lucchesi che non vogliono far assistere i propri figli all'evento e dall'altro le proteste della Sinistra per la presenza dell'assessore Fabio Barsanti all'incontro-evento - ma sarà poi vero che vi ha preso parte? - di una quindicina di giorni fa. Meglio il Gay Pride o Andrea Palmeri? Meglio assistere all'uno o all'altro appuntamento con la... Storia?...
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Laura Da Prato forever: la Salis? Solo in questo Paese al contrario chi commette reati diventa un eroe
Meglio essere subito chiari. Noi, alla Ilaria Salis, il massimo che avremmo potuto fare è chiuderla in cella e gettare via la chiave. Poi, indire una sorta di caccia al tesoro affinché il vincitore che l'avesse ritrovata - se ci fosse riuscito! - la mettesse all'asta per vedere quanti sarebbero stati disposti a tirare fuori un po' di soldi per acquistare il diritto a scegliere se riaprire la porta o aspettare che passi il giusto tempo di una condanna. Ma, del resto, questo è un Paese dove chi viene condannato o anche solo arrestato e processato in un Paese straniero per reati attinenti la politica, è sempre e soltanto, soprattutto, se di sinistra, una vittima del sistema. Ma, come ha fatto bene notare qualcuno, in Italia ci sono alcune centinaia di migliaia di persone che amano il disordine, che pretendono di imporre, pur se minoranza, la loro volontà e i loro modi di fare alla maggioranza silenziosa che tanto silenziosa, poi, alla fine, non è. Lo ripetiamo, in cella e via la chiave senza tante seghe. A Lucca, in consiglio comunale, una nostra cara e vecchia amica, non per l'età, ma per l'affetto che ci lega, dai banchi del consiglio comunale ha proposto un minuto di silenzio per l'elezione della Salis al parlamento europeo, cosa che le garantirà uno stipendio di circa 15 mila euro al mese e altrettanti da spendere non si sa bene per cosa. In più, l'immediata scarcerazione o annullamento di ogni misura cautelare nel paese, l'Ungheria, dove era finita in manette. Laura Da Prato ha fatto una cosa buona e anche giusta, suo dovere e, come direbbe ogni sacerdote durante la messa, fonte di salvezza. Una proposta provocatoria, originale, ironica, tipicamente di sinistra se non fosse che, ormai, a sinistra l'ironia se la sono messa tra le mutande e non riescono a farla uscire fuori da quell'ambito ristretto. Il Pd di Lucca, dispiace per Raspini che è persona intelligente e, in particolare, rispetta la legge e la fa rispettare, ha voluto chiamare in causa Da Prato rimproverandola per aver fatto finire la città di Lucca sulle cronache nazionali per questa vicenda. Se stavano zitti, i nipotini della ex Unione Sovietica, avrebbero fatto meglio...
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'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
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Il papa... al contrario: sarà mica che, sotto sotto, anche Bergoglio tifa per Vannacci?
A volte questo mestiere ti strappa dei sorrisi che riportano tutto alla giusta dimensione umana. Alberto Sordi, da quel grande attore intelligente che era, avrebbe sicuramente avuto da commentare a suo modo. Ci voleva un sito on line, il più famoso, Dagospia, a sparare uno scoop che, finalmente, rende giustizia al politicamente scorretto che non ha mai fatto né ha mai voluto fare del male a qualcuno. Ebbene, proprio il giornale di Roberto D'Agostino è stato capace di scrivere quel che nessun altro, probabilmente anche se lo avesse saputo, avrebbe scritto preso da paure inconfessabili, autocensure, ideologie più o meno fluide. Il papa, nel corso di una assemblea con i suoi vescovi, si sarebbe lasciato sfuggire una frase che è divenuta virale a tutti gli effetti: all'interno dei seminari della chiesa c'è troppa frociaggine che, tradotto in parole povere, significa che i seminari sono dei veri e propri approdi dove omosessuali cercano e, presumibilmente, trovano, la loro dimensione. Nessuno si è meravigliato, almeno tra coloro che, come noi, sono cresciuti negli anni Sessanta e Settanta, negli oratori della capitale e sfidiamo chiunque a non ricordare qualche sguardo ammiccante, qualche carezza furtiva, qualche timido approccio da parte di una categoria, quella dei preti, la cui anima, si era soliti dire tra il popolino, era ed è sempre stata più nera della loro tonaca. Parole, quelle di papa Francesco che denotano, al di là delle strumentalizzazioni politiche ed ideologiche delle associazione Lgbtqrstuvz, come il fenomeno dell'omosessualità nel clero sia come, del resto, è probabilmente sempre stata, molto più numerosa di quel che si sia mai pensato e saputo. Papa Francesco ha sdoganato una parola, frociaggine, che già uno che di certi temi si intendeva bene, Pier Paolo Pasolini, aveva utilizzato nei suoi romanzi per definire i ragazzi di strada della Roma a lui tanto cara e marchettara...
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Perché la conferenza stampa sul nuovo stadio è andata in scena al museo di Lucca United e non nella sede istituzionale di palazzo Orsetti?
Perché il sindaco di Lucca Mario Pardini e l'assessore che, spesso, ne fa le veci, Fabio Barsanti, hanno convocato una conferenza stampa in cui avrebbero annunciato urbi et orbi l'impossibilità di procedere con il progetto del nuovo stadio non a Palazzo Orsetti sede istituzionale, ma nella sede del museo di Lucca United? Se non si risponde prima a questa domanda è difficile, poi, comprendere certi passaggi e altrettanti meccanismi politici che albergano all'interno di questa amministrazione comunale dove il potere di una delle sue componenti, ossia quella di Difendere Lucca, appare sproporzionata rispetto alla effettiva consistenza. Pensate un po' a dove, in genere, Pardini e soci organizzano le conferenze stampa: a Palazzo Orsetti o dei Bradipi in primis, a volte a Palazzo Santini, ma rarissimamente. Quindi e specialmente se si tratta di argomenti di estrema rilevanza per la città, la sede ad hoc è proprio quella, vedasi anche il film con Dustin Hoffman, di via S. Giustina. Forse il nuovo Gewiss Stadium rossonero non è altrettanto importante come impatto sui destini della città? Assolutamente no. E allora perché Pardini, Barsanti e Buchignani sono andati a Canossa per spiegare ai tifosi della Lucchese che non c'era più trippa per gatti? Il motivo, a nostro avviso, può essere solamente uno: i tifosi rossoneri e, in particolare, quelli della curva e i più accesi, sono sempre stati sostenitori della destra lucchese e, in particolare, di CasaPound prima, di Difendere Lucca ora e, nella fattispecie, del loro rappresentante istituzionale ossia, appunto, l'assessore allo sport Fabio Barsanti. Senza il voto dei quali Mario Pardini, a quest'ora, era a fare il capogruppo dell'opposizione al posto di Francesco Raspini. Ecco, quindi, il peso che queste frange hanno a livello politico oltre al fatto che, giustamente, avendo votato in un modo, altrettanta considerazione pretendono...
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Nuovo stadio, che figura! Ma non doveva nascere il Gewiss Stadium targato rossonero?
Avete presente quel mezzo anticoncezionale assolutamente naturale che comporta sì dei rischi, ma che, almeno, è anche benedetto dall'omino bianco d'Oltretevere? Sì, dai che avete capito benissimo. Si tratta del cosiddetto coitus interruptus meglio conosciuto come coito interrotto. Come recita l'enciclopedia Wikipedia, trattasi della tempestiva estrazione del p... dalla v..... prima dell'eiaculazione, nel tentativo di evitare il contatto diretto dello sperma. Questa pratica ha un'efficacia molto scarsa ed è pertanto reputata un metodo contraccettivo inaffidabile e non sicuro. Ecco, quando abbiamo letto il comunicato stampa emesso dall'ufficio stampa di Palazzo dei Bradipi ci è venuto in mente proprio questo. In sostanza è una frenata o, meglio ancora, una inchiodata improvvisa di fronte ad un ostacolo nella speranza di evitare il peggio. E, se si ha fortuna e si è anche bravi, si può riuscire a cavarsela con pochi danni. E' quello che, perdonateci l'ardire e anche l'ardore, è capitato alla giunta che amministra questa valle di lacrime. Impelagatasi, più per accontentare le truppe cammellate verniciate di rossonero che per reale convinzione, nella ipotetica realizzazione di un mega-progetto faraonico per il nuovo stadio Porta Elisa, l'amministrazione comunale si è resa conto che non esistevano i presupposti per andare avanti in quella che, a tutti gli effetti, i proponenti volevano considerare l'impresa delle imprese. Senonché, sentito il parere dei tecnici e non solo, un paio di settimane fa è stato diffuso il primo stop nel senso che la documentazione presentata dai tre soggetti che avevano manifestato l'intenzione di procedere, era risultata insufficiente e, quindi, non accoglibile. Un vero e proprio colpo di fortuna per Mario Pardini e, soprattutto, per l'assessore allo sport Fabio Barsanti che ha buona parte del suo bacino elettorale giustappunto tra i tifosi della Lucchese Libertas 1905. Infatti, la brusca frenata di cui parlavamo sopra, deve aver svegliato di soprassalto la coppia più bella del mondo costringendola a prendere coscienza dei rischi corsi ossia di unirsi in un matrimonio senza prospettive non certo per amore, ma solo per interesse e aspirazioni alla futura memoria
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Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
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Riccardo Giannoni, ma che splendida figura...
Alla fine, dopo un parto che definire complesso e sofferto è un eufemismo, il centrodestra a Capannori ha deciso di (non) scendere in campo in vista delle imminenti elezioni amministrative e appoggiare il candidato civico Paolo Rontani al quale va riconosciuto il merito, come già, per Lucca, a Mario Pardini, di averci messo la faccia, di essersi preso critiche e storcinaso a pioggia, ma di non aver mollato e di averci creduto. Certo, non è detto anzi, è improbabile, che finisca come nel capoluogo con la sconfitta dell'amministrazione comunale in carica, di centrosinistra, con alle spalle dieci anni di governo cittadino - a Capannori, addirittura, il doppio - ma non importa. Importante era ed è esserci e mostrare di aver avuto gli attributi per rischiare. Anche qui, nel comune più rilevante della Piana, il centrodestra ha fatto la solita figura... Ai puntini sospensivi aggiungete voi quel che volete, fatto sta che non è stato capace di mettersi d'accordo né su un proprio candidato, né sull'appoggio sin dall'inizio a Rontani. E questo nonostante gli accordi siglati a livello regionale che, però, ad un certo punto sono saltati visto che Matteo Petrini non se l'è sentita e con grande intuito e merito, di fare l'agnello sacrificale, economico e politico, della situazione. La Gazzetta annunciò subito che Petrini non avrebbe partecipato alla sua flagellazione politica, ma Riccardo Giannoni, il genio della stirpe italica coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia, ci tacciò di inaffidabilità professionale confermando che Petrini era e sarebbe rimasto il candidato unico del centrodestra. Abbiamo visto tutti come è andata a finire. Magari le scuse da parte del dirigente meloniano non guasterebbero. E non soltanto le sue. La Lega, che con Rontani non ha mai avuto un buon feeling, assieme a Bigongiari di Forza Italia, aveva proposto Elisabetta Triggiani, un bel nome spendibile a tutti, ma proprio il suo partito, Fratelli d'Italia, ha respinto l'ipotesi...