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Scritto da aldo grandi
Ce n'è anche per Cecco a cena
17 Settembre 2023

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La vicenda che vede contrapposti, da un lato, la Real Academy di Claudio Polonia e Antonio Bongiorni e, dall'altro, il comune di Lucca con l'assessore allo sport Fabio Barsanti, sta assumendo sempre di più i contorni di una sfida e di una questione di principio con il buonsenso che, purtroppo, se ne è andato a quel paese. In mezzo c'è una struttura d'avanguardia, di alta qualità, con una proposta sportiva di primo livello e con centinaia di ragazzi che, consentitecelo, hanno, finalmente, trovato un ambiente adatto alle loro aspirazioni e alla loro passione innata per il calcio. Ebbene, tutto questo sta per scomparire grazie ad una amministrazione comunale che si è messa in testa e anche giustamente, di far rispettare le regole. Perché è indubbio e la sentenza del Tar della Toscana a cui aveva presentato ricorso Polonia è lì a dimostrarlo, che, effettivamente, quest'ultimo ha effettuato lavori abusivi di migliorie per rendere ancora più ospitale e accogliente sia per i giovani calciatori sia per i loro tifosi il tutto, ma non ha costruito ville con piscina o fatto speculazioni edilizie, no: ha eretto spogliatoi peraltro nemmeno in cemento, ha tirato su tribune, ha realizzato un impianto di illuminazione notturna con i controcazzi. Ma perché Claudio Polonia e la Real Academy hanno compiuto questi lavori abusivamente ossia senza permesso da parte del comune? Ve lo diciamo subito. Il comune di Lucca gli aveva affidato la concessione per realizzare un impianto sportivo degno di questo nome visto che quello preesistente era in condizioni disastrose e disastrate, una vera e propria discarica, quella sì abusiva, abbandonata dal precedente proprietario. La condizione era che Polonia realizzasse dei lavori migliorativi pena la decadenza della medesima, pur tuttavia con il previo consenso scritto del comune stesso. E allora che cosa ha fatto Polonia? Ha ripetutamente domandato quei permessi per megliorare le cose, ma i bradipi pubblici del comune di Lucca non solo non glielo hanno dato, ma nemmeno gli hanno risposto. A questo punto e con il rischio concreto di perdere la concessione ottenuta, Polonia ha avviato di sua iniziativa i lavori. E visto il risultato, perdonateci, ma dal suo punto di vista ha fatto non bene, benissimo visto che a guadagnarci sono decine di famiglie che hanno trovato il luogo ideale per l'attività sportiva dei propri figli.

Ancora una volta, purtroppo, le assenze del pubblico finiscono per essere compensate da un privato che, poi, ne deve scontare il fio. Per carità, Claudio Polonia non è un santo né un benefattore, ma in questa opera ci ha investito 800 mila euro. Dice, ma che è matto? C'è gente che i soldi li investe sì, ma per andarsene in vacanza alle Maldive o giù di lì, per comprarsi questo o quell'altro, per sperperarli ai casinò di mezzo pianeta e lui che fa?, ci costruisce una cittadella dello sport? O è matto, o deve essere per forza in malafede. Sarà mica che riciclerà denaro sporco vista anche la sua origine geografica?, questa la domanda più frequente che gira in tutti gli ambienti e poi hanno il coraggio di dire che non esiste il razzismo. Comunque il Claudio Polonia imprenditore è lì, che gli investigatori preposti facciano pure il loro dovere e controllino ed eventualmente, bastonino. Ma nel frattempo perché non ammettere e riconoscere che quest'uomo sta facendo del bene per i giovani anche per le famiglie disagiate. Come? Semplicemente fornendo materiale gratuito o a costi inferiori rispetto alle società concorrenti o andando anche a prendere in pullmino i ragazzi che abitano, ad esempio, a S. Vito e che appartengono a nuclei familiari di immigrati.

E qui sta un altro nodo spinoso: le altre società sportive che non si possono permettere questo tipo di politica sportiva, rischiano, a loro avviso, di vedere depauperato il proprio patrimonio con i giovani che scelgono di farsi allenare da chi ha allenatori conosciuti, uno staff di prim'ordine, impianti all'altezza. E allora che vinca la mediocrità. Ci si allea tutti e si fa in modo che chi prova ad elevarsi venga sistematicamente punito. Questo è il forte sospetto che alberga molti genitori e anche chi genitore non è.

A questo punto, però, va onestamente ammesso che Fabio Barsanti, lo 'sceriffo' della giunta Pardini, ha dichiarato guerra a chi non rispetta le regole e in questo ha perfettamente ragione. Ma non può dire, come ci ha detto recentemente, che quello che è successo prima di lui non gli compete perché lui non c'era. No, questo non  va bene. Barsanti a questo punto o mantiene credibilità o finisce come alcuni suoi colleghi di Fratelli d'Italia, che per quanto riguarda la credibilità non si sa bene nemmeno dove sia finita.

Un confronto sarebbe utile e anche una eventuale sanatoria visto che a beneficiarne non sarebbero avidi privati in cerca di profitti e questo Paese ne sa qualcosa, quanto una struttura che fornisce servizi di pubblica utilità in un settore, lo sport, dove a Lucca si fa non pena, di più.

Invece si va alla guerra e la giunta Pardini, con il sindaco che nemmeno conosce l'impianto o Polonia e lascia che a decidere tutto sia il suo fedele, ma sarà così?, scudiero.

Tuttavia e almeno formalmente, Fabio Barsanti sta dalla parte della ragione e il Tar lo ha dimostrato. Ma quale ragione? Quella del buonsenso che tanto anche a destra rivendicano, o quella delle carte bollate?

Comunque sia, se lo 'sceriffo' vuole meritarsi i panni di novello John Wayne - e i più giovani accecati dalla cancel culture vadano a leggersi chi era ignoranti come sono - allora dimostri di avere gli attributi e mandi la polizia municipale entro i prossimi sette giorni anche alle altre strutture sportive delle società calcistiche lucchesi così come ha fatto con una velocità degna del miglior Marcel Jacobs nei confronti della Real Academy. Solo allora gli riconosceremo il diritto di portare la sua stella sul petto. Fino a quel momento, però, permetteteci di avere qualche perplessità. C'è chi sostiene che se passa la regola che ognuno fa quel che vuole, allora tutti a fare come Polonia ossia a realizzare impianti sportivi splendidi come il suo? Quasi quasi e bestemmiando, ci verrebbe da dire magari... Il fatto è che trovare gente che investe denaro senza fare profitto - e che profitti! - è quasi impossibile. Ripetiamo, quando il pubblico non ce la fa a dare le risposte concrete ai suoi cittadini beh, allora è inevitabile che il privato entri in scena e attiri le attenzioni degli spettatori potenziali.

Concludiamo aggiungendo che l'assessore allo sport ha ribadito che penserà lui a sistemare le centinaia di giovani che militano nelle squadre della Real Academy. Come? Magari ripartendoli tra le altre società 'in regola' oppure chissà come. E l'impianto gioiello di San Cassiano a Vico che fine farà? Tornerà ad essere quel campo di patate e di immondizia che Polonia ha trasformato in un giardino d'inverno e, soprattutto, anche d'estate?

Nella foto: lo spettacolare manto erboso della Real Academy a San Cassiano a Vico. E scusate se è poco.

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