Quando, stasera, abbiamo letto il resoconto della presentazione del libro del generale Roberto Vannacci fatto sulle pagine del quotidiano La Nazione, ebbene, abbiamo provato una ebbrezza, un godimento, una soddisfazione pazzesca. Per venire via da questo giornale divenuto, almeno leggendo questo resoconto on line, una sorta di bollettino della sinistra antagonista, ci hanno persino dato, nel lontano 2010, la somma di 260 mila euro - tutti regolarmente dichiarati - e questo perché non ne potevamo più di alzarci la mattina e avvertire un fortissimo mal di pancia ogniqualvolta varcavamo la soglia della redazione di Piazza del Giglio. E pensare che, all'epoca, ancora si poteva definire il quotidiano che aveva fatto la storia del dopoguerra a Firenze e in Toscana, un organo di stampa abbastanza legato ai settori più acculturati e meno politicizzati. Oggi, in particolare a Lucca, sembra di essere davanti ad un quotidiano di partito almeno per quello che abbiamo letto stasera. Nel resoconto della manifestazione di Roberto Vannacci alla Casa del Boia, nemmeno un virgolettato su quello che è stato detto, sul successo che ha riscosso, sul fatto che a organizzare l'evento fosse stata la Gazzetta di Lucca e nemmeno una foto dell'interno della Casa del Boia. No, solamente le immagini della sfilata di un corteo di antifascisti che hanno gridato all'indirizzo del generale la stessa frase che le Brigate Rosse scelsero per il giudice Mario Sossi che aveva osato processare il gruppo extraparlamentare di sinistra XXII Ottobre nel lontano 1974. Anche a Sossi e non soltanto a lui era indirizzato il grido 'Vannacci fascista sei il primo della lista'. Ora, scommettiamo che se dovessimo augurare... la morte a questi dementi verremmo processati per direttissima, come già sta accadendo o quasi, mentre a loro è permesso tutto, minacciare e offendere senza rispetto alcuno. La realtà è che se a minacciare di morte è la sinistra, tutti zitti e i giornalisti proni e pronti a leccare il fondoschiena, se è qualcuno del fronte opposto si scatena la gazzarra.
Nessuna parola di commento da parte del quotidiano fiorentino le cui vendite, quando arrivammo noi a Lucca, toccavano le 254 mila copie e, adesso, pare siano precipitate che nemmeno Icaro durante il suo vano tentativo di spiccare il volo.
Noi non compriamo né leggiamo più da tempo il giornale dove siamo cresciuti e che ci ha sfamato e anche bene. Ma a tutto c'è un limite e questo limite, a nostro avviso, è stato abbondantemente superato negli ultimi anni.
E veniamo all'altro quotidiano, il più fazioso, a nostro avviso, che venga stampato e venduto nel nostro sfasciato Stivale. Descrivendo per sommi capi il corteo di manifestanti anti-Vannacci, il giornalista (sic!) così scrive: Contestato il generale Roberto Vannacci a Lucca, dove questo pomeriggio presentava il suo libro "Il mondo al contrario" alla Casa del Boia. Mentre il generale firmava copie e raccontava la genesi delle sue pagine, a pochi metri dalla presentazione, in 200, secondo le forze dell'ordine, urlavano "Vannacci fascista".
Cavolo. Si è dimenticato il peggio e il meglio allo stesso tempo: quel sei il primo della lista che, da solo, la dicfe tutta sulla demenza, l'incultura, l'idiozia, l'imbecillità e la nullità di chi lo ha pronunciato. E menomale che La Repubblica è il giornale liberale per eccellenza.
Abbiamo letto altri resoconti on line e tutti riprendono e copiano quelli già descritti all'insegna del copiamo tutti, copiare è meglio.
Chi oggi era presente può essersi reso conto con i propri occhi del livello raggiunto dal giornalismo delle ultime generazioni, un giornalismo vuoto, d'accatto, inculturato, ideologizzato, antifascista nel peggior senso della parola.
Roberto Vannacci ha risposto alle domande con grande padronanza di linguaggio e comunicatività. Il problema è che i giornalisti non riescono a metterlo in difficoltà e, allora, starnazzano come oche giulive.