Anno XI 
Mercoledì 21 Maggio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
claudio
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Scritto da Redazione
Cronaca
19 Maggio 2025

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In occasione dei 50 anni dalla fondazione della Caritas Diocesana di Lucca – nata nel 1974, tre anni dopo la costituzione di Caritas Italiana – viene presentato un volume, «Piccoli passi possibili» (edito da Maria Pacini Fazzi), che ne ricorda il cammino e ne rilancia il senso profondo di servizio. «In una società povera di speranza – scrive nella prefazione l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti – l’azione della Caritas, in questi primi 50 anni di servizio, è sempre stata ispirata da questa visione: ciò che conta non è risolvere gli infiniti problemi che ci si trova ad affrontare, ma affiancarsi alle persone per produrre segni che inducano a guardare al futuro con la convinzione che darsi da fare sia sensato e possibile». Nell’introduzione al volume, il direttore della Caritas di Lucca, don Simone Giuli, spiega: «Abbiamo scelto di intitolare questo lavoro “Piccoli passi possibili”, espressione cara alla Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo. Lei utilizzava queste parole per descrivere un cammino di fede nella relazione. Noi prendiamo in prestito questa felice locuzione per raccontare con semplicità e concretezza lo stile di Caritas e di chi fa servizio». Dunque, «Piccoli passi possibili» raccoglie parte del patrimonio maturato nel tempo, anche grazie alla produzione annuale dei «Dossier su povertà e risorse», diventati riferimento costante per volontari, operatori, istituzioni e cittadini. L’intero volume è la testimonianza viva dei cambiamenti sociali, ma anche della concreta trama di prossimità, accompagnamento e dignità che è stata costruita attraverso l’ascolto e la relazione. Infine si pone come punto di partenza per continuare a generare speranza, giustizia e comunità. Il primo capitolo offre un inquadramento sulle povertà e disuguaglianze emerse nell’ultimo quindicennio, analizzando i dati raccolti nei CdA. Il secondo si concentra sulle povertà minorili, economiche ed educative, approfondendo sfide e interventi nel territorio della Diocesi. Il terzo capitolo dà voce ai progetti concreti avviati dalla Caritas: iniziative che raccontano il passaggio dalla lettura dei bisogni all’attivazione di risposte condivise. Il quarto capitolo restituisce infine una fotografia aggiornata della povertà nel 2024 – grazie ai 34 Centri di Ascolto (CdA), 2 empori e 5 associazioni – evidenziando le risorse mobilitate, le reti coinvolte e le prospettive future.

L’analisi 2024: dati, volti e storie di povertà
Nel 2024, i CdA dell’Arcidiocesi di Lucca hanno accolto 2.601 persone, segnando il dato più alto dalla loro apertura. Rispetto al 2023 si è registrato un incremento di 129 unità. Ogni persona rappresenta spesso un intero nucleo familiare: l’aiuto offerto coinvolge anche figli, anziani e conviventi, spesso in condizioni di grave deprivazione materiale. La maggior parte vive in povertà assoluta e affronta situazioni croniche di precarietà abitativa, lavorativa o sanitaria. Un dato significativo è l’aumento di persone che ricevono supporto da due anni o più, con solo il 23,3% di utenti accolti per la prima volta nel 2024: un segnale della difficoltà nel riconquistare un’autonomia stabile. Analizzando la distribuzione territoriale, emerge che il 68,8% delle richieste proviene dall’area di Lucca e della Piana, il 22,6% dalla Versilia e l’8,5% dalla Valle del Serchio. Le fasce d’età prevalenti variano tra i territori: dai 35-44 anni nella Piana e Versilia, ai 45-54 nella Valle del Serchio. Un quadro che invita a calibrare risposte e interventi in base alle specifiche caratteristiche locali. Il profilo delle persone accolte è oggi più variegato rispetto al passato. Circa il 50% è di cittadinanza italiana e una persona su due e di sesso maschile, segnando una rottura con gli stereotipi passati. Significativo è il fenomeno dei «nuovi poveri»: adulti che per la prima volta si trovano in difficoltà economiche, spesso a seguito della perdita del lavoro o dell’aumento dei costi della vita. Le donne e i giovani lavoratori, specie se impegnati in occupazioni precarie o non tutelate, sono tra i più colpiti. La fascia d’età più rappresentata resta quella tra i 25 e i 54 anni, con una forte incidenza di richieste da parte di persone con responsabilità familiari. Anche i dati dell'ultimo anno mettono in luce come le persone migranti siano esposte in misura maggiore alla povertà, con difficoltà d’accesso all’abitazione, al lavoro stabile e alle cure sanitarie. I più presenti sono cittadini marocchini, seguiti da persone provenienti dall’Est Europa e dall’Asia. Le famiglie con figli, così come le persone sole senza reti di supporto, sono tra le categorie più fragili. Quasi la metà delle persone accolte non vive da sola. Molti vivono con figli: il 15,7% ha due figli e il 22,7% tre o più. Allo stesso tempo cresce anche la quota di persone sole, soprattutto anziani con patologie croniche. Il 37,1% degli italiani accolti vive da solo. In generale, persiste una forte incidenza della povertà tra i nuclei monogenitoriali e nelle famiglie di recente formazione colpite da mutamenti improvvisi, come la perdita del lavoro o la riduzione del reddito. La fragilità abitativa è una delle questioni più critiche. Solo il 9,3% degli utenti ha una casa di proprietà; molti vivono in affitto, in edilizia popolare o in condizioni di precarietà estrema. L’accesso a un’abitazione dignitosa resta un nodo irrisolto. Anche l’istruzione si conferma fattore determinante nel rischio di povertà: il 21% degli assistiti ha solo la licenza elementare e circa il 50% si è fermato alla scuola media. Tra gli stranieri, i titoli di studio ottenuti nei paesi d’origine non sempre sono riconosciuti, limitando l’accesso a impieghi qualificati. Il lavoro, infine, non è più garanzia di sicurezza: il 62,4% delle persone accolte è disoccupato. Tra chi lavora, molti sono impiegati in attività precarie, temporanee o in nero. La povertà tra i lavoratori – in-work poverty – è una realtà concreta: nel territorio diocesano interessa il 27,5% degli stranieri e il 18,4% degli italiani che si rivolgono alla Caritas.

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