Sono, ormai, più di 30 anni che navighiamo nel mare incomposto dell'informazione e siamo perfettamente a conoscenza di determinati meccanismi per esserci, sia pure raramente, inciampati anche noi, un po' come voler mangiare l'uovo in culo alla gallina e dare la notizia per primi. Mai, però, questo è avvenuto per motivi di carattere politico visto che, a noi, la politica e i politicanti stanno sulle scatole per definizione.
Così, quando abbiamo letto su una testata giornalistica on line del pestaggio di un clochard, siamo rimasti interdetti. Abbiamo sì messo due righe perché ancora non si sapeva che cosa era accaduto, ma nulla di più tantomeno abbiamo avvertito il bisogno di porlo in relazione, come è poi accaduto, con l'ordinanza antibivacco fatta dal sindaco Mario Pardini che tante polemiche - strumentali, inutili e demenziali - aveva sollecitato e solleticato a sinistra.
Comunque sia ci siamo ben guardati dal dare per scontata un'aggressione ad opera di un gruppo di persone, magari tutti - sicuramente - fascisti perché sono tanto sempre loro a picchiare e pestare. Abbiamo, però, subito compreso, grandi figli di puttana come siamo - la Dory 97enne ci perdonerà - che qualcosa non era andato per il verso giusto se la medesima testata che aveva ululato alla luna, ha dovuto, qualche giorno dopo, pubblicare un articolone in cui smentiva assolutamente quel che aveva dato per scontato. Evidentemente, abbiamo subito pensato conoscendo i meandri del giornalismo, qualcuno, al Cortile degli Svizzeri dove ha sede il comando provinciale dei carabinieri, doveva essersi incazzato di brutto e aveva chiamato per protestare e chiedere conto.
Finita lì, ne abbiamo tratto le conseguenze e abbiamo immaginato che il clochard colpito e, almeno in parte, affondato, non doveva essere stato assalito da una mandria di camicie nere e che le cose erano andate diversamente.
E, giusto per curiosità, abbiamo voluto, a bocce ferme, approfondire l'accaduto e abbiamo scoperto che, realmente, l'aggressione di stampo fascista o razzista o sovranista non c'entrava una beata fava e perdonateci il francesismo. E ci fosse stato un politicante di sinistra che ha ammesso di aver preso un granchio anzi, una granseola. Tutti buoni ad aprire bocca e a dare fiato anche quando l'alito puzza da fare schifo.
Che cosa abbiamo appreso? Che il clochard, innanzitutto, pare non fosse uno stinco di santo, tutt'altro e che avesse l'abitudine di rompere i coglioni a destra e a sinistra e, evidentemente, anche ad un transessuale che non vedeva, evidentemente, di buon occhio chissà mai perché. Fatto sta che avendolo visto in piazza nei pressi di un locale, lo ha apostrofato in maniera, presumibilmente non proprio ortodossa e quello, che, evidentemente, era stanco di ricevere offese o cos'altro non possiamo immaginare, gli ha sferrato un colpo spedendolo al tappeto.
Pensate un po' se al posto del barbone avesse steso un omofobo che lo aveva insultato o deriso: la sinistra avrebbe esultato e avrebbe scelto la giornata come evento nazionale da celebrare con tanto di medaglia al valore. Invece, niente di tutto questo. Il cazzotto, a quanto pare, è stato meritato, ma a darlo non è stato un fascista, bensì un esponente della comunità Lgbtq. Che ha fatto bene a reagire se le cose sono andate come ci hanno detto.
La morale di tutta questa storia? Ve la lasciamo trarre a voi che avete letto queste righe.
P.S. A proposito di ordinanza antibivacchi, ma il sindaco Mario Pardini ci prende per il culo? Lo sa o non lo sa che il clochard in questione dorme regolarmente stravaccato in piazza San Michele, ora accanto alla chiesa lato pasticceria Taddeucci? Ma l'ordinanza, allora, c'è o non c'è? Perché se c'è e non la si fa rispettare, la sinistra ha ragioni da vendere. Inoltre, sulle panchine di palazzo Cenami ci sono due immigrati srilankesi che se la dormono della grossa. Ordinanza farlocca?