Anno XI 
Sabato 7 Giugno 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
claudio
claudio5

Scritto da Redazione
Cronaca
22 Marzo 2021

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Quando l'ex campione del mondo di ciclismo ha aperto e alzato le braccia mostrando le mani enormi, inevitabilmente, ci è tornata in mente una scena mitica di un film altrettanto mitico.

Il giudice monocratico del processo intentato contro Mario Cipollini accusato di lesioni personali aggravate e di minacce continuate nei confronti della ex moglie Sabrina Landucci, Felicia Barbieri, gli aveva appena chiesto, oggi pomeriggio in aula al tribunale di Lucca, se era vero oppure no che il 6 gennaio 2017, all'interno della palestra Ego di Sant'Alessio dove la donna lavorava, l'aveva afferrata per il collo e messa al muro. E lui, imperturbabile, vestito di blu notte, tirato a lucido come nei tempi migliori, mostrando il palmo delle mani e le lunghe dita affusolate, ha risposto, più o meno: "Signor giudice, ma secondo lei con queste mani così grandi, con 90 chili di muscoli e molta forza, se davvero avessi fatto una cosa del genere non crede che si sarebbe visto subito?".

Sta mano po esse fero e poesse piuma. Eccolo il film, mitico, di Carlo Verdone, 'Bianco, rosso e verdone', dove l'attore Mario Brega che ha appena fatto una iniezione alla sora Lella, la nonna, nella pellicola, di un giovane e imbranato Verdone, spiega, appunto, al nipote dell'anziana signora come la sua mano può essere tutto.

E' stata un'udienza molto lunga e anche intensa, durata quasi due ore nel corso delle quali il velocista più forte di tutti i tempi ha dimostrato di sapersi difendere con la stessa intelligenza, arguzia e bravura di quando era in sella alla bicicletta e vinceva tappe e corse una dietro l'altra. 

Cipollini ha recitato da... divo del set e non certo per quello che ha detto o, tantomeno per la eventuale veridicità delle sue affermazioni il cui giudizio spetterà solo e soltanto al giudice, bensì per il modo in cui ha manifestato il suo pensiero e espresso le sue dichiarazioni. Un attore consumato nel senso di una persone estremamente duttile, capace di trovarsi a suo agio non soltanto da grande campione quale è stato, ma anche su un palcoscenico tutt'altro che semplice come l'aula di un tribunale. I suoi due legali, l'avvocato Napoleone e l'avvocato Martini, sono stati, come le stelle, a guardare senza nemmeno aver bisogno di intervenire. Non a caso, appena terminata l'udienza, Martini ha detto che il suo cliente ha dimostrato di essere non solo un campione dello sport, ma anche un uomo che sa il fatto suo.

E' stato, quello di oggi pomeriggio all'ex Galli Tassi, un lungo viaggio attraverso non soltanto la carriera sportiva di uno dei più grandi campioni del ciclismo italiano, ma anche di un'epoca che, alla luce di ciò che stiamo vivendo oggi, lontana anni luce. Un lungo viaggio sicuramente autoreferenziale compiuto a parole da un gigante che ha cercato in tutti i modi di spiegare come le accuse contro di lui siano assolutamente prive di senso, nemmeno inventate, ma, proprio, inesistenti, inaudite, impossibili persino da concepire. 

In realtà Super Mario non ha fatto altro che respingere ogni addebito durante l'interrogatorio a cui è stato sottoposto prima dal pubblico ministero Letizia Cai, quindi dall'avvocato di parte civile della ex moglie Susanna Donatella Campione. Ma lo ha fatto con disinvoltura, leggerezza, abilità, quasi non fosse nemmeno lui ad essere seduto sul banco degli imputati, bensì qualcun altro e, lui, semplice, distaccato spettatore.

Per chi, come noi, lo ha conosciuto e lo conosce da tanti anni, più per averne seguito le vicende personali piuttosto che per la frequentazione, è rimasto sorpreso come se si fosse trovato di fronte i protagonisti di uno dei più famosi romanzi della letteratura mondiale, il dottor Jekyll e mister Hyde dipinti magistralmente dalla penna di Robert Louis Stevenson sì, proprio lo stesso autore de L'isola del tesoro. Da un lato un uomo la cui vena, quando si... rompe, sembra provocare eruzioni inimmaginabili e dall'altro un gentiluomo padre premuroso che sa farsi voler bene ad ogni latitudine. Quale il vero Cipollini dunque? Al giudice l'ardua sentenza.

A noi, dopo anni e anni di frequentazione delle aule dei tribunali, la conferma che la verità processuale non sempre corrisponde a quella reale e viceversa.

Pensavamo che avremmo trovato un Cipollini alle corde e, invece, lo abbiamo visto al centro del ring, combattivo e pronto a difendersi e a difendere un'immagine, la sua, a cui tiene, probabilmente, più di ogni altra cosa al mondo.

Alla prossima udienza saranno ascoltati otto testimoni presentati dalla difesa. Alla fine della storia manca ancora molto. Come andrà a finire nessuno lo sa. 

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