Antonio Di Cecio è uno di quei ristoratori che non conosce orario. Si alza la mattina presto e va nel suo locale di via Cenami, l'Oste di Lucca dal quale stacca solo a sera tardi. 27 dipendenti tutti in regola e l'idea, geniale, di prendere in affitto da due anni da giugno a ottobre Corte Cenami, un angolo di paradiso, abbellirla e addobbarla con dei fiori e ospitare tavoli per chiunque voglia mangiare seduto all'interno di un pezzo storico della città rimasto a lungo sconosciuto ai più.
E, indubbiamente, un uomo che non ha peli sulla lingua e che, quando sente di essere vittima di quella che ritiene una ingiustizia, lo dice apertamente. Dopo avere avuto a lungo problemi con Sistema Ambiente per il ritiro giornaliero dei rifiuti, da alcuni giorni, dice, riceve la visita della polizia municipale che scatta foto alla sua attività, ai suoi tavoli fuori del locale sia da vicino sia da lontano quando lui, stanco, ha chiesto delucidazioni. "Ho un tavolo abusivo sulla strada - ammette - e allora? C'è un panino sopra per esposizione, non ci si siede nessuno e nonostante io paghi salato come tutti il luogo pubblico, mi vedo costantemente prendere di mira forse perché a qualcuno dà fastidio che io lavori molto grazie alla corte che ho abbellito e che ho reso fruibile per turisti e visitatori".
"Di cosa mi si rimprovera vorrei sapere? - prosegue il ristoratore che gestisce con la famiglia Del Magro sia l'Oste di Lucca in via Cenami sia quello in via Fillungo - Di avere i tavoli fuori? Ma stiamo scherzando? Eppure non mi pare che i vigili vadano a dire qualcosa a chi espone la propria merce fuori dal negozio in via S. Croce all'incrocio con via Fillungo. E allora perché perseguitarmi da tre giorni a questa parte con scatti senza motivo e senza spiegazioni? Io chiedo solo di lavorare, multatemi se non sono in regola o se faccio qualcosa contro la legge, non se metto fuori da un negozio un tavolo con un panino per esposizione. Se poi c'è altro che lo si dica pubblicamente e si spieghi che cosa non va. Dopo due anni di Covid finalmente siamo tornati a lavorare, ma a qualcuno questo dà evidentemente fastidio. Mi sento perseguitato mentre chiedo solo di essere lasciato in pace a lavorare".
"Mi sono rivolto ai miei legali - conclude Di Cecio - affinché pongano in essere tutte quelle azioni necessarie a tutelare la mia attività e il mio lavoro. Voglio sapere che cosa ho fatto e perché ricevo queste sistematiche attenzioni".