A giochi fatti, con quello che rimaneva del ponte oramai a terra, ci siamo avvicinati alle strutture demolite e lì abbiamo incontrato i tecnici che hanno direzionato le delicate operazioni. In particolare, mentre scendeva dalla macerie del vecchio ponte, abbiamo avvicinato l’ingegner Adolfo Bacci di Castelnuovo Garfagnana che ha spiegato la dinamica demolitiva. “L’esplosione parte in modo sequenziale dalle lastre delle pile che collegavano i tre pilastri, le lastre si sono completamente frantumate e le esplosioni si sono propagate ai pilastri stessi fino alla base delle fondazioni. Questo per consentire la completa demolizione delle pile e far si che le travate arrivassero fino al suolo. Il mucchio dei detriti generati hanno consentito di attutire l’urto al suolo delle travate stesse, che si trovano appunto ad una quota bassa che permette un’ulteriore demolizione in sicurezza.”
L’ingegnere continua: ”il lavoro super è stato fatto dai “fochini” della ditta Esplodem che hanno fatto collegamenti, inneschi, caricamento in modo
eccelso, senza fermarsi un attimo e concentrati fino all’ultimo. L’aspetto principale di questo intervento è quello appunto dei cosiddetti “fochini” che ci garantiscono la buona riuscita della demolizione, in sicurezza assoluta.”
Quella sicurezza tanto importante negli ambienti lavorativi che, anche questa volta, grazie alla completa evacuazione dei fabbricati prospicienti e vicini al ponte, ha scongiurato danni a persone. Siamo andati a visitare un immobile ad uso albergo e ristorante nel quale l’esplosione controllata ha causato un danno ad una finestra che si affacciava sul ponte stesso. Un masso scagliato violentemente dall’esplosione contro tale vetrata ha causato un foro nella stessa e nei tendaggi esterni ed interni. Ha finito la sua corsa urtando una sedia del ristorante per poi finire in una sala attigua. Insomma una sorta di proiettile che poteva causare danni ben maggiori a persone se non vi fosse stata l’evacuazione di tutti gli immobili per un raggio di 400 metri.
Un buon lavoro quindi da parte dei tecnici e delle maestranze responsabili che hanno previsto questo tipo di evento, anche se le esplosioni delle microcariche erano praticamente a quota più bassa, nella golena del torrente. L’onda d’urto delle esplosioni è stata notevolmente attutita proprio da questo posizionamento delle cariche sulle pile, ma nonostante tutto è stato consigliato ai cittadini residenti vicino al ponte di lasciare le finestre aperte per evitare rotture. Un’altissima professionalità unita alla passione per il proprio lavoro hanno distinto e distinguono queste persone che svolgono lavori importanti quanto pericolosi come quelli in generale nel settore edile.
Ora non resta che ricostruire quello che oggi, in pochi secondi, è stato distrutto. E siamo sicuri che verrà fatto con la stessa dedizione e passione dimostrata in questa prima fase dell’intervento.
