Barbara Capovani, primario al Santa Chiara e medico apprezzato e affermato della Asl molto conosciuto anche in Lucchesia e in Versilia, è stata operata alla testa nella notte ed è stata dichiarata la morte cerebrale. Intanto è caccia all’uomo che l'ha aggredita fuori dal reparto e si è, poi, dato alla fuga. Ebbene, proprio nella notte un 35 enne ed ex paziente della dottoressa, Gianluca Paul Seung, abitante a Torre del Lago, è stato fermato alle 4 dalla polizia a Pisa. Il fermo è stato disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, dopo le indagini nei confronti dell'uomo ritenuto il presunto autore del tentato omicidio premeditato del medico Barbara Capovani. Qualche tempo fa, a febbraio 2022, l'uomo era stato arrestato per un'aggressione al tribunale di Lucca nei confronti di una guardia giurata.
«Le condizioni cliniche della paziente permangono critiche, nonostante le procedure chirurgiche e anestesiologico-rianimatorie messe subito in atto in Azienda ospedaliero-universitaria pisana che hanno stabilizzato il quadro, che rimane grave». Lo affermano in un comunicato congiunto l'Asl Toscana Nord ovest e l'Aou pisana riguardo alla situazione clinica della psichiatra aggredita ieri pomeriggio a Pisa da un uomo ricercato dalla polizia. «La prognosi è riservata - proseguono -, il prossimo aggiornamento sulle sue condizioni cliniche ci sarà fra 24 ore»
La notizia è giunta anche nelle sale del XXVI° Congresso Nazionale della Società nazionale degli Psichiatri Forensi in corso ad Alghero fino a domani.
"Ammesso che l'autore di questo atto sia un paziente, le motivazioni si spiegano attraverso l'identificazione della malattia nello stesso medico che da curante diventa suo persecutore. Si tratta di una persona - precisa dalla sede del Congresso SIPF Enrico Zanalda, Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense* - che non riconoscendo la sua patologia, attribuisce al medico il pericolo che avverte a causa della propria patologia e lo identifica come persecutore. E' come se, sopprimendo lui, sopprimesse la propria angoscia e terrore "
"Quello degli psichiatri è un lavoro "pericoloso". E' la categoria che subisce più violenza fisica, dopo gli operatori al Pronto Soccorso. Trattiamo persone che hanno difficoltà a gestire gli impulsi, e non è sempre facile capire se ci sono messaggi più pericolosi di altri. E' vero anche che se ci sono minacce precedenti, vanno prese sul serio e segnalate in Procura. La malattia, specie se acuta, determina uno sconvolgimento emotivo oltre che nel malato anche nelle persone vicine a lui. Nei reparti di psichiatria – spiega Zanalda - la questione è legata soprattutto alla mancanza di consapevolezza della malattia che, se presente, determina una mancata collaborazione alle cure e talvolta il rifiuto delle stesse. Questi aspetti poi vengono talvolta enfatizzati dalla scarsa diffusione culturale delle problematiche collegate alla salute mentale"
"Non generalizziamo però la condizione del paziente psichiatrico con un collegamento semplicistico e stigmatizzante che determina eccessivo allarme sociale e paura dei nostri pazienti che nella stragrande maggioranza dei casi sono collaboranti e non violenti. Sarà la perizia psichiatrica ad attribuire la responsabilità della persona. Lo stigma verso la salute mentale – conclude Zanalda - è dannoso quanto lo scarso finanziamento dei servizi di salute mentale che ancora avviene a distanza di oltre 40 anni dalla legge Basaglia".
"In media vengono registrati 2.500 casi l'anno di infortuni legati all'evento aggressione nel comparto della Sanità e assistenza sociale, la maggior parte di essi avviene in case di cura e ospedali, ad essere più colpite sono le operatrici sanitarie di sesso femminile (75% dei casi). I medici - riferiscono un incremento di aggressioni del 63% dal 2011 al 2018, con una esplosione non quantificata legata al lockdown. E' stabile il trend negli anni di aggressioni al personale sanitario che è purtroppo pari a circa 35 episodi / 10.000 addetti. I dati sottolineano come le donne siano più esposte, e come vi sia un progressivo spostamento verso i luoghi di esercizio della medicina territoriale (domicilio, strutture non ospedaliere). Esiste una legge – interviene Giovanna Crespi, psichiatra e Segretario Nazionale della Società Italiana di Psichiatria Forense - che contiene delle buone proposte per tutelare i professionisti della sanità, anche se non è sufficiente perché serve maggiormente investire sulla professionalità e sulla tecnologia per rendere più efficiente il servizio sanitario. Attualmente la gran parte delle aggressioni (verbali e non solo), non vengono denunciate perché il sanitario dovrebbe effettuare direttamente l'esposto. Questo oltre che un'ulteriore perdita di tempo, rende il medico visibile all'autore del reato che potrebbe in futuro effettuare delle ritorsioni. Numerosi sono gli operatori sanitari che hanno il timore ad esporsi presentando la denuncia e perciò il fenomeno è sottostimato".
La FTOM, Federazione Toscana degli Ordini dei Medici, desidera esprimere la più profonda esecrazione e indignazione, assieme al proprio grave turbamento, per l’aggressione subita dalla psichiatra Barbara Capovani: La collega è stata fatta segno di un atto di inaudita violenza all’interno dell’ospedale S. Chiara di Pisa riportando gravissime lesioni cranio facciali. Non si allenta la catena di aggressioni nei confronti degli operatori sanitari, e dei medici in particolare, che già tante vittime ha causato in un clima di sostanziale insufficienza di misure per la prevenzione di tali comportamenti criminosi e di scarsa attenzione al problema da parte degli organismi preposti. E’ necessaria un’azione decisa e non rinviabile da parte di Governo, Regione, AASSLL per salvaguardare in misura adeguata la vita di chi lavora specie nei contesti sanitari più a rischio (Pronto Soccorso, Continuità Assistenziale, Psichiatria) non solo mediante atti preventivi che fungano da deterrente a tali violenze, ma anche con opportuni provvedimenti di legge (alcuni peraltro già esistenti) che puniscano severamente questi episodi. E’ inoltre necessario promuovere un profondo cambiamento culturale nella società italiana teso a restituire alla figura del medico il necessario rispetto che si deve alla sua delicata ed importante funzione, oggi seriamente compromesso dagli innumerevoli procedimenti giudiziari di rivalsa e da un malcostume che tende ad individuare in questa figura la responsabilità di ogni disservizio in sanità. Ai familiari e all’Ordine dei Medici di Pisa, a cui la collega è iscritta, vanno la vicinanza e gli attestati di solidarietà di tutti gli Ordini dei Medici della Toscana assieme agli auguri di una pronta guarigione.