In questa città inclusiva e aperta, mentre si stanziano milioni per i progetti più disparati, per qualcuno le porte rimangono chiuse, anzi, inaccessibili. La storia di Mario Verzolini, un cittadino romano disabile, bloccato da una burocrazia che gli impedisce di tornare a casa al terzo piano, è la triste testimonianza di come a Roma esistano cittadini di serie B, senza privilegi o corsie preferenziali. Mentre Mario è costretto a chiedere asilo in ospedale e passare la notte in auto, il Campidoglio si prepara a spendere milioni in progetti per comunità rom, sport e persino cimiteri, garantendo a ogni settore fondi generosi. Ma vediamo nel dettaglio.
Negli ultimi anni, Roma ha investito pesantemente per l'inclusione dei Rom, con un recente bando da 2,2 milioni di euro vinto dal Comune per finanziare progetti di scolarizzazione, inclusione sociale e supporto abitativo. Questo, si badi, è solo l'ultimo tassello di una serie di investimenti che includono altri 5 milioni di euro, stanziati tramite un mutuo (con buona pace dei tempi biblici necessari per renderli spendibili), destinati alla manutenzione dei campi rom. Un’operazione necessaria, per carità, ma che nella pratica è ancora impantanata tra carte, preventivi e progetti che sembrano un miraggio per chi li aspetta da anni.
Nel frattempo, il bilancio comunale riserva altre sorprese. Tra le voci spiccano 3 milioni destinati alla manutenzione ordinaria degli alloggi comunali, altri 6 milioni per attività culturali e 4 milioni per i cimiteri. Sì, perché a Roma, si sa, il turismo ha bisogno di cultura, lo sport deve prosperare e le anime dei defunti meritano un riposo "extra-lusso". Ma Mario, da vivo, il riposo se lo deve cercare altrove e ancora una volta si misura con la negligenza. Quella stessa che, anni fa, ha cambiato per sempre la sua vita. Classe ’58, infermiere prossimo alla pensione e ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, Mario si trova oggi sulla sedia a rotelle a causa di un ictus emorragico, conseguenza di un incidente stradale provocato da un’automobilista distratto al telefono. Eppure, affronta la quotidianità con dignità e determinazione, come raccontano amici e conoscenti. Ma quando si tratta di lui, l’attenzione sembra sempre altrove, come se i suoi bisogni fossero invisibili, relegati ai margini. Incredibile quanto sia devastante il prezzo dell’indifferenza quando costringe qualcuno a cercare in solitudine quella normalità che agli altri appare scontata.
Insomma, da ieri, il suo alloggio al terzo piano, di proprietà comunale, non è più accessibile. Il motivo? L’ascensore è guasto e il servizio manutenzione gli comunica che il ripristino potrebbe richiedere fino a quattro mesi. Eh sì, perché per procedere con la riparazione è necessario che "si trovi il denaro" e che vengano approvati i preventivi. Quindi Mario, nonostante il suo bisogno di muoversi per fisioterapia e cure, si trova intrappolato in una prigione di burocrazia.
Mentre cerca disperatamente un aiuto, viene rimbalzato tra numero verde, Carabinieri e Polizia Locale. Le forze dell'ordine si mobilitano, prendono nota, trascrivono, suggeriscono il numero della Protezione Civile, che, con una soluzione perlomeno singolare, propone di "prenderlo di peso" e portarlo in casa. Ma per Mario essere confinato senza poter uscire non è un’opzione. Insomma, un circolo kafkiano dove si ipotizza tutto, tranne che una soluzione concreta e sostenibile.
È difficile ignorare la matematica delle scelte comunali. Un rapido calcolo evidenzia che le attività di manutenzione degli alloggi comunali, per le quali sono previsti 3 milioni di euro, sono finanziate meno della metà rispetto al progetto di inclusione Rom, che conta invece su 7,2 milioni (tra i 2,2 dell'ultimo bando e i 5 del mutuo precedente). Una differenza notevole, che ci fa subito domandare quali siano le vere priorità: quelle reali o quelle ideologiche?
E allora Mario, mentre ripensa ai suoi anni di servizio, non riesce a non fare confronti. Perché Roma, con tutti i fondi per l'inclusione, lascia i suoi cittadini disabili intrappolati nei propri palazzi e costretti a improvvisare un rifugio per la notte. E magari, quando non ci sarà più nemmeno Mario, Roma sarà pronta ad accogliere, con grande rammarico, il suo nome nel cimitero appena ristrutturato.
Nel delirio adottivo di questa città, Mario – e tanti come lui – sono figli dimenticati, trascurati nel tentativo di abbracciare un’idea di accoglienza che si fa sempre più letale per chi aspetta anche solo di poter salire a casa.
Roma per i Rom, ma non per i Romani: e Mario aspetta l’ascensore
Scritto da Marco Mastrilli
Cronaca
02 Novembre 2024
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