Eravamo tornati da qualche ora da una delle tante trasferte al seguito della Lucchese quando, nel cuore della notte, squillò il telefono. Dall'altro capo, una voce amica mi disse che ad Alessandro era successo un incidente che non gli aveva lasciato scampo. Oggi sono passati 20 anni, ma non potrò dimenticare quella telefonata.
In un attimo è stato stroncato un sincero rapporto di amicizia e di stima reciproca con Alessandro, che è stato, lasciatemelo dire, un grande giornalista, arguto, ma che ha manifestato le sue idee, non solo calcistiche, senza mai scendere a compromessi. Con lui è nata una amicizia ed una stima reciproca sin dal giorno in cui ci siamo trovati a parlare e a scrivere di calcio, della Lucchese, dalle colonne de "La Nazione".
Tra di noi c'è sempre stato uno scambio di idee schietto e sincero. E vi devo dire che sono stati, almeno per me, i momenti più belli e gratificanti dal punto di vista professionale, quelli che abbiamo trascorso insieme al seguito della Lucchese. Soprattutto negli anni dell'era Maestrelli-Grassi-Vitale, che ci ha permesso di viaggiare per stadi di mezza Italia, in auto, ma anche in aereo. Quando andavano in auto, io guidavo all'andata, lui al ritorno, perché era più bravo di me a tenere un certo passo, specialmente la sera.
Quando, invece, dovevamo prendere un aereo a Pisa, ricordo che al ritorno, dopo una partita e le interviste, una volta, tornando se non ricordo male da Bari, non facemmo in tempo a prendere l'aereo, perché rimanemmo imbottigliati nel traffico del Grande Raccordo Anulare a Roma. Prendemmo un'auto a noleggio e tornammo a casa alle 2 di notte. Potrei continuare a lungo a ricordare gli anni trascorsi insieme, ma mi fermo qui. Penso che abbiate capito che tra me ed Alessandro c'è stato un legame strettissimo, di profonda e sincera amicizia e stima reciproca. Ed aggiungo soltanto che il giornalismo lucchese ha perso una delle "penne" più preparate, forse la più incisiva.
Ciao Ale.
