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Scritto da Aldo Grandi
Enogastronomia
30 Settembre 2022

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Chissà quante mai volte siamo passati per la via di Montecarlo senza nemmeno farci caso. Certo, sapevamo benissimo che al di là di quell'ingresso c'era la Tenuta del Buonamico, un'azienda di grande prestigio che, da sempre, si occupava di produzione vinicola. E ci eravamo accorti che Eugenio Fontana col papà Dino, acquisita la struttura, stava investendo per renderla ancora più grande, appetibile e produttiva. Dall'aprile del 2018, infatti, è aperto, Covid permettendo, un resort di lusso che vanta 11 suites, una Spa, una piscina all'aperto e un ristorante il cui tetto simboleggia una foglia di vite colorata di verde. E insieme alla struttura ricettiva c'è anche il ristorante Syrah, dal nome del vitigno, un locale decisamente accattivante dove, ad esempio, recarsi in coppia è altamente consigliabile, sia per l'intimità dell'atmosfera, sia per le luci e l'eleganza degli ambienti.

Lo dirige il maitre Andrea Minuti, una vita trascorsa, sin da piccolo, nei ristoranti della sua famiglia nel nord Italia, originario, comunque, di Altopascio e attualmente residente a Orentano. In cucina, ai fornelli, uno staff di tutto rispetto coordinato da Stefano Chiappelli, 36 anni, di Montefegatesi, comune di Bagni di Lucca, anche lui un passato gastronomico alla corte di diversi ristoranti sia lucchesi sia all'estero Londra in particolare.

L'ambiente è, se così si può dire, fusion in quanto fonde l'eleganza con il relax e quando, come stasera, fuori piove, la sensazione di calore è ancora maggiore. Sinceramente da fuori non sembra di poter entrare in un luogo così piacevole e ci rendiamo conto che proprio l'esteriorità della struttura, in fondo, ci aveva tenuti lontani abituati come siamo a inseguire il passato e le vestigia gastronomiche di centri abitati medievali.

Tecnologia e necessità di aggirare il Covid rendono il menu consultabile solamente attraverso il cellulare. Versione in italiano e, ovviamente, anche in inglese, basta inquadrare il QR Code giusto.

Anche qui, come si addice ai ristoranti di livello, i piatti sono in numero giusto, dagli antipasti ai primi ai secondi ai dessert.

Potevamo non gettarci, per cominciare, noi, famelici e coraggiosi, sull'Azzardo, ossia una tartare di manzo sopra un pan brioche e con tanto, udite udite, di anguilla che ci riporta alla mente i nostri trascorsi genealogici in terra ferrarese? No che non potevamo e, infatti, abbiamo avuto ragione. Manzo e anguilla, un abbinamento apparentemente inverosimile che, al contrario, sposa la carne magra del bovino con quella, decisamente più grassa, dell'anguilla. Accoppiata e accorpata vincenti.

Quindi, è stata la volta dello Spago come primo piatto, ossia pasta, spaghetti del pastificio Martelli di Lari, in provincia di Pisa, alla tirrena con panatura aromatica. Il maitre, che deve averci fotografato subito, aumenta la dose prevista con nostro sommo piacere e dobbiamo dire che si tratta di una scelta apprezzabile vista la bontà della pietanza preparata da Stefano Chiappelli. Spaghetto cotto perfettamente al dente e condito molto bene, addirittura, annaffiato da un sugo appetitoso, ma delicato. 

Come secondo piatto ci siamo tuffati sul Territorio, ossia rosticciana di Cinta Senese c.b.t. (cottura sottovuoto a bassa temperatura) con patate schiacciate al timo. Bene, quando è arrivata la portata, abbiamo pensato ad uno scherzo, sembrava un cheescake con il colore viola in primo piano. E, invece, niente affatto: una rosticciana cotta per 17 ore di seguito, a bassa temperatura, così tenera e deliziosa da suscitare in noi sempre la medesima sensazione: ne avremmo mangiata molta, ma molta di più se ci fosse stata. Ottimo piatto e per noi il top della serata.

Infine, tanto per non farci mancare niente e precisando di aver bevuto il Particolare di Buonamico, un rosato che vende parecchio e si è diffuso con facilità un po' in tutta la provincia - da tenere presente che si tratta di un bollicine e che i Fontana sono stati, forse, i primi in questa zona a produrre le bollicine bianche e rosate - eccoci al dolce: Pesche flambate al Particolare, sablè al curry, gelato alla crema. Conclusione in bellezza. 

A proposito, come sa chi ci legge da anni, la prima cosa che guardiamo in un locale sono i bagni. Non che avessimo dei dubbi in questo caso viste le premesse, ma quando ci siamo recati a lavarci le mani, siamo rimasti basiti: come recitava una famosa pubblicità, avremmo potuto anche mangiarci dentro.

Complimenti, inoltre, alla professionalità dello staff, per gentilezza, competenza e capacità di far sentire i commensali coccolati. Una cucina, inoltre, basata su prodotti del territorio, ma presentati in una forma decisamente rivisitata che, tuttavia, non ne altera né il sapore né, tantomeno, la consistenza. 

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