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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
01 Dicembre 2023

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Non è famosa né visitata, tanto per restare in zona, come Bolgheri o Castagneto Carducci, come Suvereto o Casale Marittimo, ma, sicuramente, è una delle località dalle quali so gode un panorama pittoresco e favoloso. Dall'alto dei suoi 231 metri di altitudine, dalla piazza della Vittoria, si possono vedere, nitidamente, da nord a sud, l'isola d'Elba, l'isola del Giglio, la Corsica che sembra un serpente addormentato all'orizzonte, Pianosa e, da ultima, anche Montecristo. Una vista mozzafiato, soprattutto, durante le giornale terse con il cielo così celeste da fare invidia all'azzurro del mare. E' una piccola perla che, grazie al gioco dei venti e alla sua posizione, è baciata spesso dal sole.

Questa è, ma non solo, Campiglia Marittima, dove il Marittima sta per maremmana e non perché sia bagnata dal mare dal quale dista, tuttavia, nemmeno poi tanto se si pensa che Venturina a mare, l'altra sua frazione, è distante pochi chilometri. Se in estate si popola di viandanti e di turisti oltreché di abitanti più o meno stanziali, l'inverno diventa quasi spettarle, ma mai inquietante anzi, come altri borghi della Val di Cornia, pacata, rilassante, perduta nel tempo.

Per girarla tutta non ci vuole granché, ma essendo una sorta di montagna russa, si sale e si scende di continuo per cui servono fiato e buone gambe oltre a una certa resistenza. Pochi i negozi, poco da comprare, vie strette e con pavimentazione in pietra. Da Garibaldi a Mazzini, il Risorgimento è presente, ma, incredibile a dirsi, ci sono un medaglione e una lapide commemorativa dedicate al pedagogista anarchico catalano Francisco Ferrer, ucciso in Spagna dopo un processo farsa per via delle sue idee libertarie. Pensare che all'indomani della sua fucilazione, scoppiarono moti di protesta in alcune capitali europee e anche in Italia dove uno tra coloro che le capeggiò era, nientepopodimeno Benito Mussolini, ma quando ancora era nella sua fase socialista e anticlericaleggiante. Ferrer, infatti, fu ammazzato nel 1909 e l'anno successivo, a Campiglia decisero di apporre una targa commemorativa le cui parole suonano ancora oggi monito per chi non ama la libertà: Torquemada disse ai monarchi: Uccidiamo il pensiero. Ferrer rispose ai carnefici: il pensiero non muore, la scuola moderna scriverà col mio sangue la vostra condanna.  

D'inverno di ristoranti aperti ce ne sono pochi, soprattutto durante la settimana. Uno, però, lo è, praticamente, spesso ed è Pizzica, in piazza della Vittoria, locale che gode di una sorta di riscaldamento naturale essendo esposto a 360° ai raggi del sole per cui, durante i mesi più freddi si assiste da un fenomeno sauna che evita persino l'accensione del riscaldamento. 

Perché si chiami Pizzica prova a spiegarlo la proprietaria, Renza Venturelli, la cui famiglia lo gestisce dal 1950. Ora è lei con la figlia che si dilettano in questa attività gastronomica nella quale infilano passione ed entusiasmo, professionalità e capacità culinaria. Il menu è di quelli senza troppi fronzoli, ma ispirato all'essenziale. La pasta è rigorosamente fatta in casa e l'occhio cade subito sui primi piatti, tortelli maremmani e pappardelle al cinghiale, due piatti tipici della Toscana a queste latitudini. I primi preparati con ricotta e spinaci, ma Renza ci tiene a precisare che i suoi hanno una particolarità: il ripieno è alto più di un centimetro. Infatti nel piatto ce ne sono soltanto due, belli e grossi, senza, ovviamente, il pomodoro perché la ricetta originaria e originale non lo prevede. Stupendi, goduriosi, sostanziosi. Le pappardelle al cinghiale sbarcano in tavola con un piatto decisamente colmo e senza badare alla quantità. La pasta è ottima, tiene benissimo la cottura e il ragù di cinghiale è delicato e preparato personalmente con cura dalla padrona di casa che il cinghiale, ormai, lo sa cucinare ad occhi chiusi.

Pochissimi i commensali, sembra di essere capitati in un luogo lontano dalla civiltà, l'ideale per staccare. A volte bastano anche 24 ore con un pernottamento per avere la sensazione di essere partiti chissà quando invece che il giorno prima.

Il fritto di mare è leggero, croccante, ma, spiega la titolare, surgelato e apprezziamo l'onestà intellettuale, ma lo divoriamo ugualmente. Niente vino a pranzo in vista della cena, ma, alla fine, cediamo alla tentazione di assaggiare un ottimo vin santo nel quale insuppiamo la famosa Schiaccia Campigliese, un dolce antico e povero, dove ancora oggi al burro si preferisce lo strutto o sugna, ossia il grasso del maiale. Un sapore che si percepisce appena, ma che si sposa benissimo con il liquore che buttiamo giù pur senza esserne dei grandi estimatori preferendo, ad esempio, vini liquorosi più rotondi e dolci. Al momento di pagare il prezzo è senza dubbio onesto e la signora, gentile, ci regala una fetta di Schiaccia Campigliese fatta come la facevano una volta, da portare a casa. 

Campiglia Marittima è un po' fuori da quelle che sono le tradizionali linee di frequentazione turistica. In molti gli preferiscono Suvereto, pochi chilometri più a sud, o, magari, a nord, Bolgheri, Populonia, Castagneto Carducci. Alloggiamo in località Cafaggio, ai piedi di Campiglia, in un podere immerso nella campagna dove siamo gli unici ospiti in questo periodo dell'anno dove anche la piscina, ovviamente, è, purtroppo, coperta. Per chi avesse un cane al seguito, chiedete sempre prima di prenotare se lo accettano, eviterete sgradite sorprese. Noi, almeno, lo facciamo sempre. 

Fa freddo, di notte e non solo corre l'obbligo, in casa, di accendere l'aria calda. Se ne guadagna al momento di andare a dormire. Se passate da queste parti, fermatevi a Campiglia anche soltanto per una breve sosta e, magari, mangiate da Pizzica. Perché, poi, si chiami così, ha provato a spiegarlo la titolare ricordando il nonno fondatore che aveva la passione delle donne e che, forse, qualche volta pizzicava a mo' di scherzo e complimento le massaie della città.  O anche per via di una lingua che tagliava e cuciva che vuol dire che diceva quello che pensava senza tanti fronzoli. 

A proposito, se venite da Lucca, dopo la A12 fino a Rosignano Marittimo, proseguite sulla stada che porta a Grosseto e uscite a Piombino-Isola d'Elba, sì, proprio l'uscita di chi vuole imbarcarsi per l'isola napoleonica. 

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