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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
26 Novembre 2023

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Vada per i primi dieci anni, poi anche il doppio, ma anche le nozze d'argento che sono 25, ma perché celebrare i primi 16 anni della propria esistenza? Ce lo siamo chiesti subito, appena varcata la soglia d'ingresso di quella chicca enogastronomica che risponde al nome 'dal Cacini' in via del Crocifisso a Suvereto, Val di Cornia eppure provincia di Livorno anche se per poco visto che siamo, ormai, in Maremma. Sì, perché gli amici Moira Serini e Marco Ticciati non ce lo avevano detto, al momento della prenotazione, ma questo sabato sera sarebbe andata in scena, al loro ristorante e chiamarlo tale è riduttivo, un evento del tutto particolare: i primi 16 anni di attività visto che il locale è stato aperto il 25 novembre del 2007. Perché, però, 16 anni e la scelta di celebrare questa insolita ricorrenza? "Semplice - spiega Moira - Lunedì mi sono svegliata e ho pensato che sabato erano esattamente 16 anni dall'apertura, poi una giornata dedicata alle donne e, alla fine, la decisione di festeggiare questo momento, questa lunga storia che ci ha regalato tanti momenti di felicità e soddisfazione, ma anche difficoltà come, ad esempio, il periodo del Covid. Ora, però, tutto è ripartito e volevamo dare ai nostri clienti una giornata pardon, una serata particolare con un menu ad hoc preparato come sempre da Marco".

L'ingresso del locale è, come sempre, unico. Par di varcare la soglia di un mondo fatto di chissà quali scoperte, accogliente e gratificante. E, a pensarci bene, lo è veramente. Arredi ad hoc per questo anniversario che è anche, per la coppia di coniugi che lo gestisce, una celebrazione di un rapporto affettivo e sentimentale che va avanti da oltre 25 anni. Qui 'dal Cacini' non si ordina e mangia quel che si vuole, ma quel che si può. E a deciderlo è lui, Marco Ticciati, uno chef che viene da domandarsi come mai a nessuno sia venuto in mente di attribuirgli la classica stella da quando è alla guida di un ristorante divenuto una vera e propria eccellenza toscana. Il pesce come lo cucina lui, con la grazia, la delicatezza, la sapienza e la passione che ci mette come ingredienti, non è facile da trovarsi. A Suvereto la sera d'inverno un viaggiatore è difficile da trovarlo, ma se c'è, qui finisce in un modo o nell'altro per trovare la sua stazione.

Per questi primi 16 anni, un'adolescenza in tutti i sensi, il menu è di quelli che fanno immaginare godimenti allo stato puro. C'è una ricciola pescata in un fondale profondo e lo si vede subito dall'esemplare acquistato, 15-16 chili di pesce da urlo che si distingue da quella, la ricciola, comunemente pescata a ridosso delle coste del mar Ligure. Quella cucinata stasera si trova ad alcune centinaia di metri di profondità.  

Il vino, tutti gli assaggi del buon Bacco, sono offerti dalla casa per omaggiare gli avventori.

Menu ricco, mi ci ficco:  insalata mista con gamberi rosa del canale di Piombino. Ricciola di fondale come fosse un tortello. Abbraccio di spigola con purè di patate, da urlo. Vini in abbinamento: Liseo, un vermentino spumantizzato metodo classico azienda Petricci e Del Pianta, quindi un friulano bianco doc Col Tamasso.

Vai con i primi piatti: calamarata con mezzi paccheri di grano korahsan con muggine ed olive. Da raddoppiare e, per noi, anche triplicare. Zuppa corsa da leccarsi i baffi e servita con arte e buongusto. In abbinamento Olianas rosato, direttamente dalla Sardegna. Secondo: seppie - così sottili e tenere non le avevamo mai assaggiate - in zimino di bietole in abbinamento con bollicine Nerello Mascalese metodo classico, azienda Scalunera ai piedi dell'Etna. Ottimo. Infine il déssert: crostatina di albicocche, cioccolato al quadrato con lingua di gatto, yogurt alla doppia panna con fichi.

La serata scorre via che è un piacere. Terza nostra volta a queste latitudini gastronomiche e ogni volta è come se fosse sempre la prima. Verrebbe da dire meglio d'inverno che d'estate, ma sappiamo bene che non è così. Certo, il calduccio e la scarsa frequentazione del paese rendono l'ambiente quasi magico, ma durante la calda stagione si respira turismo in libertà.

Quanto, infine, al prezzo, assolutamente meritevole anche se contenuto vista la mancanza dei vini offerti per l'occasione.

Lo diciamo senza piaggeria: capitare in Val Cornia o, comunque, sulla costa degli Etruschi e non fare un salto a Suvereto e dal Cacini, è un imperdonabile errore. Che noi non abbiamo mai commesso.

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