È notizia di ieri la nuova nomina a presidente di Ascit dell'ingegnere Ugo Salvoni. L'incarico, succede a quello conferito precedentemente ad Alessio Ciacci, il quale ha dovuto passare la mano per una sopraggiunta incompatibilità, peraltro sancita dall'Anac (Ciacci era anche amministratore unico di Cermec, a Carrara).
Pur non entrando nel merito dei criteri che hanno portato alla scelta del professionista oggi alla guida dell'azienda dei rifiuti con sede a Lammari, ci chiediamo se sia stato opportuno – e non legittimo, ovviamente – nominare il figlio di un ex consigliere comunale di Capannori, Franco Antonio Salvoni, medico ed eletto nella lista "Luca Menesini sindaco".
Ex consigliere perché, se la memoria non ci inganna, le dimissioni di Salvoni sono state formalizzate lo scorso 7 giugno, dunque giusto due mesi fa, rispetto alla nomina del figlio alla presidenza di Ascit.
abbiamo dubbi sulla liceità dell'incarico; non abbiamo dubbi, neanche, sui «gravosi impegni familiari» alla base della motivazione, da parte di Franco Antonio Salvoni, di dimettersi dall'incarico di consigliere comunale, vero e proprio patto verso i cittadini, a svolgere il proprio ruolo per l'intera comunità, in questo caso quella capannorese.
Naturalmente, i motivi personali sono anch'essi legittimi. Rimaniamo un po' frastornati, invece, sull'opportunità di procedere verso la nomina di un giovane, sicuramente adatto, preparato e idoneo a ricoprire quel ruolo, figlio di un ex consigliere comunale di maggioranza, la cui tempistica lascia di stucco.
È un tarlo che ci assale, insomma, uno di quelli che circola negli ultimi anni fra la gente, in Italia e non solo, e che porta, purtroppo, a far sì che al momento del voto, le urne vadano sempre più deserte. Detto ciò, auguriamo di cuore al nuovo presidente di Ascit un proficuo lavoro.
A. G.