Lo ha chiarito ai cardinali l'agostiniano Robert Francis Prevost, subito dopo la sua ascesa al soglio di Pietro: la scelta del nome "Leone XIV" è un richiamo a quel Agostino Pecci che assunse una volta eletto Papa, il 20 febbraio del 1878, il nome di Leone XIII. Fu proprio lui, tra l'altro, il 15 maggio del 1891, a "varare" la prima enciclica sociale di Santa Madre Chiesa, la Rerum Novarum: un atto rivoluzionario, che confermò tanto la critica al socialismo, quanto quella al capitalismo inteso nella sua forma più becera di sfruttamento dei lavoratori. Diciamoci la verità: non sono pochi quelli che, sul versante liberale e borghese, hanno accolto con grande speranza la scelta di un agostiniano al posto di un pontefice gesuita latino-americano (Bergoglio). Il nuovo Papa, poi, è addirittura statunitense. Proviene dunque da un paese che è tra i più evoluti e ricchi al mondo, che ben conosce i guasti ed i pericoli del capitalismo senza freni, ma anche quelli quel socialismo pauperistico, ben lontano dalla dottrina sociale di Santa Madre Chiesa. Nel suo saluto, Leone XIV ha profferito, con lo stile cauto che è proprio del Papa, frasi significative come quella di riconoscersi come il Vicario di Cristo in Terra (sacralità della figura) e non semplicemente, come faceva il suo predecessore Francesco, il Vescovo di Roma. Prevost ha poi citato il motto di Sant'Agostino: "sarò un fedele in mezzo a voi ma sarò anche il vostro vescovo". Un modo per dire che egli è pronto anche a far valere l'autorità di Papa e la singolarità della figura del Pontefice. Il Papa della "porta accanto", quello solo dei poveri e dei migranti, che minimizza la propria figura tra i tanti, come uno qualsiasi, che non giudica perché non desidera esercitare il suo magistero ("stare sopra"), avrà poco a che vedere con il nuovo pontefice. E tuttavia sbagliano quanti si illudono che le sorti delle libertà economiche e dei valori borghesi siano di per se stesse salve, solo perché con Leone XIV la pastorale e la dottrina della Chiesa non corrono sostanziali il rischio di essere confuse. Fuori dal Vaticano, infatti, il mondo continuerà ad andare per i fatti suoi, proseguendo nell'opera di smantellamento dei valori morali e dell’etica pubblica del tempo passato, tra cui la difesa della libertà laiche e politiche. Così come gli atei devoti ed i "progressisti" di mestiere si sono più volte aggrappati alla sottana di Francesco per trovare conferme al loro modo di pensare, se non un vero e proprio avallo, così tutti quanti gli altri borghesi, collocati su sponde socio politiche opposte, dovranno sbrigarsela da soli se vorranno difendere le proprie posizioni. Tanto per intenderci, se il governo di centrodestra impostato sui modelli tipici di quel mondo, deve pur saperlo proteggere, senza il Papa. Difendere i propri valori da quelli che finora hanno inteso sovvertirli come desueti, tramite il "politicamente corretto", le teorie gender, il dissolvimento della famiglia tradizionale, le pratiche sociali emancipanti come eutanasia, eugenetica (utero in affitto, inseminazione eterologa e vendita dei gameti), uso dell'intelligenza artificiale e delle tecnologie pervasive (per isolare l'uomo dal contesto sociale e solidale, facendone un appendice dei computer. Per dirla tutta: nel campo della politica il governo della borghesia liberale dovrebbe contrastare gli ostacoli allo sviluppo della libera iniziativa, operando per abbattere lo statalismo e l'insana, ma perniciosa e fallimentare, idea che i mezzi di produzione ed i servizi pubblici debbano rimanere monopolio dello Stato. Insomma: non continuare, mutatis mutando, con l'accettazione del cripto socialismo come sistema di governo, l’uso con la leva del debito crescente, come se questo fosse un evento ineluttabile, se non addirittura preferibile. Un esempio ci viene in queste ore dalla Spagna dove, nelle scorse settimane, il sistema della rete elettrica statale è andato letteralmente in tilt. Ebbene, a chi il premier Pedro Sanchez (partito operaio della sinistra) ha addebitato il black out energetico? Al "neo liberismo"!! Il leader iberico ha convocato tutti gli operatori del settore per una riunione di fuoco, prendendo a brutto muso "los operadores privados". Un goffo tentativo, il suo, per scaricare una responsabilità che, in ultima analisi, non può che ricadere sulla politica statale. Per capirci, un po' quel che accade in Italia con la sanità statale che, quando fallisce e accumula debiti, scarica tutto sul comparto privato accreditato, il quale assorbe meno del venti per cento del fondo sanitario nazionale ma si rivela essenziale perché, senza "privato" il sistema non reggerebbe (vedi Covid). Insomma, tornando a noi: per le libertà economiche, non serve un "Papa nuovo" e meno socialisteggiante. Serve - almeno a casa nostra - che Giorgia e i suoi "fratelli d’Italia" facciano semplicemente quel che devono, secondo quel che sono. Se ne hanno le capacità e l'umiltà e soprattutto se non lasceranno prevalere la megalomania di chi gestisce il potere.