Anno XI 
Sabato 2 Agosto 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da Carmelo Burgio
Politica
12 Luglio 2024

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In attesa di capire perché ancora il complesso di beni facente capo a una persona, fisica o giuridica, si chiami “patrimonio” e non abbia una terminologia più egalitaria, e soprattutto di comprendere come mai la cultura non si sia mobilitata per individuare nuove definizioni, si assiste allo strisciante riproporsi di vecchia fissazione d’origine comunista. Così, ora che i seguaci di Carl Marx son spariti trasformandosi in buona parte in “progressisti”, termine decisamente più accattivante non prevedendo il pascersi di creaturine, torna a far capolino il vecchio sogno di togliere a chi ha per dare a chi non ha: la patrimoniale.

Naturalmente se provi a sollevare un dubbio nei seguaci di Robin Hood circa la difficoltà che un tale principio, che comporta anche il colpire eredità e donazioni, possa essere accettato dagli italiani, fra i quali è almeno diffusissima la proprietà della 1^ casa e per i quali costituisce dogma lasciare qualcosa a figli (e figlie, ovvio) e ricevere qualcosa dai genitori, la risposta è scontata.

A sinistra i fautori – un po’ tutti, dal Pd, ad Alleanza Verdi-Sinistra, a Potere al Popolo, ai talora indecifrabili M5S – ci dicono che verranno colpiti solo i grandi patrimoni e le grandi eredità. L’aggettivo “grande” appare però volutamente ambiguo. Chi giudica quanto debba essere cospicuo un patrimonio per dire che lo sia? E dopo che è stato introdotto il criterio, chi vieta che sarà adattato, restringendolo o ampliandolo?

La motivazione è la solita: “chi guadagna di più deve contribuire di più, lo dice la Costituzione”. Perennemente evocata a senso unico, e detto in modo da far quasi credere che ciò non avvenga. Mentre già adesso le imposte colpiscono in misura proporzionale i redditi, con aliquote progressive che per la fascia superiore rastrellano oltre il 40% dell’incassato.

Soprattutto, siam certi che colpendo solo i GRANDI patrimoni si avrà abbastanza denaro? Un tempo vi fu chi disse che applicare forti tasse ai parlamentari avrebbe portato poco alle casse dello Stato, mentre era più proficuo prelevare poco da tutti gli italiani. Il concetto è sostanzialmente corretto. Un’imposta rende quanto più è largo il bacino di coloro che devono sostenerne l’onere. Non voglio essere Cassandra, ma credo che una volta accortisi che mettere le mani in tasca ai Berlusconi, agli Agnelli – se ancora son proprietari di qualcosa in Italia – e a poche grandi famiglie dell’imprenditoria storica e ancora di successo, l’asticella verrà abbassata. Una volta accortisi che è così facile rastrellare denaro, finiranno inclusi fra le fonti da mungere professionisti, piccoli e medi imprenditori, alti funzionari dello Stato. Fra questi i magistrati, che delle varie categorie di fruitori delle prebende di alto dirigente dello Stato, sono quella con la più alta percentuale che percepisce emolumenti di pregio. Oddio, magari come avvenne per il blocco degli aumenti dei dirigenti dello Stato durata 4 anni e voluta da Berlusconi, ci sarà qualcuno che questa categoria la esenterà dal sacrificio.

Ad ogni modo direttori generali dei ministeri e degli enti locali e vertici delle FF.AA. e delle FF.P. sono in confronto una minima percentuale delle categorie dei funzionari dello Stato e ufficiali, e loro non li esenterà nessuno.

Si tratta di categorie – magistratura compresa, ovviamente – ove significativa è la percentuale di persone che hanno studiato, si son date da fare, si son sacrificate, hanno dimostrato capacità e son salite lungo la piramide della gerarchia. Non parliamo di ricchi da generazioni.

Quale sarà il risultato, a mio sommesso avviso?

Un buon manipolo di parlamentari barricaderi, già finanziariamente a posto per quanto riguarda la loro posizione patrimoniale, e magari pure “matrimoniale”, godranno felici di aver messo le mani in tasca ai ricchi. Pochi spiccioli arriveranno ai barricaderi senza seggio, e talora senza desiderio di lavorare e impegnarsi a migliorare. I veri ricchi, se non già fatto da tempo, sposteranno i patrimoni in lidi inaccessibili.

Nel frattempo, novello John Belushi dei Blues Brother, “Ho visto la luce!”.

Dicesi “patrimonio” in quanto ha in sé accezione negativa, quindi il suffisso “patri” ci sta tutto. Da colpire e annientare. Bisognerà poi che qualcuno spieghi che senza gente con qualche soldo da parte per investire, costruire e ristrutturare, una parte dell’economia non gira. Ma c’è tempo: in Unione Sovietica ci hanno impiegato una settantina d’anni.

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