Anno XI 
Giovedì 9 Maggio 2024
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da ubaldo gnesi
Politica
27 Aprile 2024

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Per poter determinare un corretto governo e sviluppo del territorio, è necessario da parte dell’amministrazione comunale redigere un Piano Regolatore, attraverso studi appropriati del contesto comunale, che vadano ad analizzare ogni aspetto.
Lo strumento urbanistico consta di due atti principali: il Piano Strutturale e il Piano Operativo ex Regolamento Urbanistico.

Sinteticamente:

1) con il primo, in dipendenza di specifici parametri viene individuato il dimensionamento, più semplicemente le quantità possibili dedicate all’edificazione, pur non avendo potere confermativo, ma certificando in questo modo lo “sviluppo sostenibile”;

2) con il secondo, attraverso scelte politico-amministrative, le quantità edificatorie vengono distribuite ai territori (UTOE) secondo un progetto preordinato tenendo conto delle specificità di ciascuno di essi. La possibilità di edificare, avviene in larga parte all’interno del “perimetro del territorio urbanizzato” e ha potere confermativo. In più esiste l’eventualità di costruire al di fuori della zona suddetta, in aree scelte dall’amministrazione al fine di promuovere lo sviluppo del territorio, secondo particolari progetti denominati “localizzazioni”.

A mio avviso, penso che l’unico strumento urbanistico d’interesse comunale degno di tale nome, approvato successivamente alla legge RT n. 5/95, è il Piano Strutturale dell’anno 2001.

Orbene, il Piano Strutturale e il Piano Operativo ex Regolamento Urbanistico, possono essere paragonati, per una più semplice comprensione ad una scarpa e ad un piede, la scarpa deve contenere correttamente il piede, qualora sia stretta o larga il piede fa male. Lo stesso vale per gli strumenti di governo territoriale sopracitati.

E’ per tal causa, che le quantità previste nei singoli territori in via preventiva dal Piano Strutturale, debbono essere uguali, o comunque non superiori a quelle determinate nelle medesime aree dal Piano Operativo in via di consuntivo. Qualora il programma non sia correttamente eseguito, la conseguenza è uno squilibrio urbanistico difficilmente rimediabile. Quanto sopra è ciò che è accaduto con l’approvazione del Regolamento Urbanistico dell’anno 2004, dove “la scarpa”, ipoteticamente un 38 e “il piede” almeno un 48.

A questa discrasia non è stato posto rimedio, negli ultimi venti anni si è proceduto come nulla fosse accaduto, ottenendo una eccessiva densificazione del territorio. Si è trascurato in questo modo anche le prerogative del reticolo idraulico minore, progettato in un lontano passato dall’Architetto/Ingegnere Lorenzo Nottolini, che consentiva ai contadini due raccolti l’anno, oltre ad una corretta regimazione idraulica del territorio, il fatto determinava per quelle genti, ricchezza e benessere. L’aver abbandonato queste opere idrauliche di dettaglio, in concomitanza all’edificazione di questi anni, rende il nostro territorio particolarmente fragile sotto questo aspetto. Per questo motivo auguriamoci che il Voltosanto dal Paradiso continui a proteggerci dagli eventi calamitosi, come quelli accaduti negli anni Novanta, quando l’edificato era assai minore rispetto a quello di oggi.

In più, attorno all’anno 2010, quando un Superassessore delegato ai grandi progetti di cui non ricordo il nome, ho però memoria di una persona anche simpatica, piccina, ma di fronte alta, che diresse non sempre con maestria più uffici. Se la memoria non mi tradisce, mi pare però che contribuì portare in approvazione il PIUSS, che nell’intenzione doveva dare lustro e sviluppo principalmente al centro storico.

L’architetto Mauro Di Bugno, a cui venne affidato l’incarico di portare a compimento quei progetti, non stava nella pelle, a tutti quelli che entravano nel suo ufficio, con enfasi esponeva le qualità e i meriti dell’opera. Quei piani di lavoro mi pare ebbero però un significativo problema, poiché risultavano in contrasto con il Regolamento Urbanistico vigente a quel tempo.
L’architetto Di Bugno non si perse d’animo, di li a poco venne pure incaricato di redigere unitamente all’Esperto Barsotti e agli altri tecnici dell’ufficio, una variante al Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico, per rinnovare la precedente pianificazione ormai non più efficace.

Nell’occasione in via approssimativa cercò di porre rimedio agli squilibri degli anni precedenti, che avevano condotto alla sospensione in più territori, dell’efficacia del Regolamento Urbanistico per eccesso di edificazione, fu in quella circostanza che inserì nel nuovo strumento urbanistico pure i progetti PIUSS (Piano di Insediamento Urbano di Sviluppo Sostenibile). Preciso che per sanare un abuso edilizio, ci si rifà ad una norma urbanistica, per un abuso urbanistico, non ricordo esista normativa, che consenta una sanatoria, dovrebbero semmai essere realizzati ulteriori parcheggi e verde pubblico, dimensionati per rendere accettabile gli eccessi precedentemente eseguiti. Negli anni successivi, con la venuta dell’Amministrazione Tambellini, fu dato corso alla redazione, in dipendenza dell’esaurimento di quello in essere, di una nuova pianificazione urbanistica, secondo le disposizioni dettate dalla legge RT 65 del 2014. La responsabilità politica fu assegnata dal sindaco professor Alessandro Tambellini alla dottoressa Serena Mammini, quella tecnica all’Ingegner Antonella Giannini.

Nel periodo in buona sostanza fui trasferito all’Ufficio dei Lavori Pubblici, pure quello diretto dall’Ingegner Antonella Giannini, fui occupato per il rilascio delle Concessioni Precarie sui fossi di pertinenza comunale e del rilascio dei licenze per i Passi Carrai.
Mi occupavo di cose di poco conto, ma all’occorrenza l’Ingegner Antonella Giannini mi interpellava per situazioni più complesse, ad esempio la parziale sopraelevazione del Teatro del Giglio, che lei giustamente non voleva eseguire, a dispetto di quanto già precedentemente approvato con il precitato PIUSS.
All’ingegner Antonella Giannini rappresentai le discrasie su descritte, fornendogli nell’occasione pure elementi oggettivi, nella convinzione che la nuova amministrazione comunale, come aveva promesso in campagna elettorale il professor Alessandro Tambellini, avrebbe tolto la polvere sotto i tappeti, ma a conti fatti la polvere era restata tutta al suo posto. Nel complesso la nuova pianificazione non rimosse alcuna precedente carenza, ma fece, per ragioni che neanche immagino, come se il tempo trascorso non fosse esistito e stese un velo sull’ingombrante passato. Con gli studi preventivi correlati al quadro conoscitivo del nuovo Piano Strutturale, fu riscontrata tra l’altro l’esistenza sul territorio di ben ottomila case sfitte, che certificavano gli errori di programmazione urbanistica compiuti in precedenza. Sarebbe dunque bastato procedere al riuso di una porzione di quel patrimonio edilizio, per dare casa a chi non l’aveva, attraverso l’acquisto e l’eventuale rinnovo di “quel bene”. In questo modo si eviterebbe di antropizzare ancora il nostro territorio già ferito da “fenomeni speculativi”.

Con la “strategia dello sviluppo”, si perseguì ben altri principi, andando ad incidere nuovamente, con un complicato calcolo del dimensionamento di difficile lettura, che partendo dall’edificato esistente, giungeva a determinare le “nuove necessità abitative”, tenendo in bassa considerazione ciò che sul territorio era già disponibile in termini di “unità residenziali”. In più si valutò se non ricordo male, che la nuova “complanare” incidesse sul territorio per una superficie di quattrocento ettari e altrettanti per le “nuove attività produttive”.

Il Decreto Interministeriale n.1444/68 si occupa anche di standard urbanistici, più semplicemente di parcheggi e verde pubblico, secondo criteri stabiliti oltre mezzo secolo fa, per cui quelli che l’ attuale pianificazione doveva prevedere, anche in riferimento del precedente accaduto, doveva assumere valori ben maggiori da quelli previsti dai limiti di legge. Fatto invece accaduto in maniera poco significativa, che non invertirà le carenze del territorio.

Mi pare anche che in riferimento al “verde pubblico”, necessario per il rispetto del predetto decreto, siano stati conteggiati pure gli spalti delle mura, spazi che per tali scopi quasi nessuno usa. A mio giudizio, già con i sintetici motivi in elenco, il nuovo strumento urbanistico, appare come una ulteriore colata di cemento, che soddisferà le esigenze di pochi a danno della restante parte della collettività e del territorio, rendendolo ancor più fragile sotto ogni profilo. In ogni caso questo Atto rispecchia una chiara “impronta di Sinistra”, come del resto erano i principi politici della precedente Amministrazione Comunale.
Ricordo che durante la campagna elettorale il candidato sindaco del Destra Centro Dottor Mario Pardini aveva criticato per una pluralità di motivi, quanto approvato e adottato dall’amministrazione Tambellini, promettendo qualora vincitore, di modificare radicalmente quanto voluto dal precedente sindaco.
Tempo addietro, successivamente alla sua elezione, sono venuto a conoscenza, che durante i confronti con gli Ordini Professionali, gli furono esposti i loro dubbi circa l’applicabilità del nuovo piano, nonché del suo stupore nell’apprendere quelle notizie.
Fu promesso loro che quelle incertezze sarebbero state risolte e tanto bastò a soddisfare tutti i partecipanti.
Venne così assegnata la delega per la gestione del Piano Regolatore all’Architetto Elvio Cecchini, persona conosciuta in città e di provata esperienza, ma nonostante ciò dopo un anno di quel management, di concreto era emerso poco, deludendo di conseguenza quelli che in precedenza erano all’apparenza restati soddisfatti.
Si dice che con l’aiuto del Dottor Stefano Baccelli, Assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti della Regione Toscana, arrivo’ dal medesimo Ente l’Architetto Paolo Marioni, che in un ragionevole lasso di tempo, valuto’ le osservazioni, correlate all’adozione dello Strumento più volte citato, accompagnando infine quel carteggio all’ approvazione da parte dell’attuale Consiglio Comunale.
Il nuovo Piano Operativo, come detto ha una chiara impronta di Sinistra, tanto che dopo le abituali scaramucce di principio, l’opposizione prima della votazione è uscita dall’aula, ma solo per salvare la faccia, per almeno due buoni motivi:

1) se si fosse astenuta, sarebbe equivalso a certificarne il loro assenso;

2) se avesse votato contro, avrebbe sconfessato il proprio operato e proprio non poteva farlo. Serena Mammini unico membro dell’opposizione rimasto in aula, si e’ trattenuta a godersi l’incredibile spettacolo, di come una maggioranza di prevalentemente di Destra, abbia approvato una pianificazione a chiara impronta di Sinistra. Delle divergenze tra Mammini e Raspini, in concomitanza alla loro diversa presenza in Consiglio credo poco, poiché da lustri sono politicamente legati a doppio filo.

A tal fine caro direttore, le invio una vecchia foto (tratta dal profilo Facebook di Serena Mammini) che li rappresenta assieme, all’interno del un giardino pertinente ad una abitazione della famiglia Mammini. Nella circostanza entrambi li vedo perplessi, dato che credo di conoscere l’origine dei loro dubbi, qualora siano interessati, faccio presente di essere disponibile in via dell’amicizia che ci lega, a fornirgli i chiarimenti che al momento mi pare stessero cercando.

In questi giorni mi è capitato di leggere due articoli, il primo a firma del capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio professor Lido Fava, il secondo dell’Architetto Elvio Cecchini ex delegato del Sindaco per la materia Urbanistica, che in buona sostanza attribuivano alla maggioranza, il merito di essere riuscito a portare in approvazione il nuovo Piano Operativo.

A tal proposito rilevo tre fatti:

1) che una maggioranza di Destra ha approvato un atto di Pianificazione Urbanistica voluta dalla Sinistra, circostanza fino ad oggi mai accaduta prima, tanto che la controparte di Sinistra, dopo la convalida pubblicamente nulla ha eccepito nel merito. Il fatto dovrebbe far riflettere;

2) che con l’approvazione di cui si parla, è stata definitivamente persa la possibilità di un necessario riordino urbanistico, dovuto alle carenze dei lustri passati, a cominciare proprio dal Regolamento Urbanistico assentito nell’anno 2004, che anche tu caro Lido mi pare contribuisti ad approvare, votando se non ricordo male la delibera di Consiglio Comunale n. 16/2004;

3) una amministrazione prevalentemente di Destra dovrebbe redigere l’atto più importante del mandato elettorale in modo da rendere riconoscibile l’idea di città di chi lo approva e identificabile dalle scelte che lo caratterizzano. Nello specifico nulla di tutto questo è avvenuto. Sinceramente non so cosa ci sia da gioire.

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