Anno XI 
Lunedì 17 Marzo 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da Marco Mastrilli
Politica
06 Ottobre 2024

Visite: 1055

Il recente rapporto dell'Association of Rape Crisis Centers in Israel (ARCCI), pubblicato nel febbraio 2024 e intitolato "Silent Cry - Sexual Crimes in the October 7 War", ha sollevato un velo su una realtà di crimini raccapriccianti, una violenza pianificata e brutale che ha scosso il mondo. Il documento descrive come le donne israeliane siano state oggetto di violenze sessuali sistematiche e mutilazioni durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Questo resoconto, basato su testimonianze dirette e prove forensi, rivela come le vittime siano state violentate in gruppo, spesso davanti ai loro familiari, umiliate e poi brutalmente uccise.
Un’arma di terrore usata per spezzare non solo le vite, ma l'intera umanità delle vittime. È impossibile non notare la disparità di reazioni tra le atrocità avvenute in Israele e quelle che, qualche anno fa, sconvolsero Colonia durante il Capodanno. Allora, la mobilitazione fu immediata e unanime: politici, ONG e movimenti femministi si alzarono in difesa delle donne vittime di violenza di gruppo. Il ministro dell'interno della regione del Nord-Reno-Vestfalia,
Ralf Jäger, denunciò l’evento come inaccettabile, condannando apertamente l’organizzazione di uomini che aggredirono sessualmente ragazze indifese e chiedendo l’intervento immediato delle autorità per garantire la sicurezza dei cittadini. E la risposta fu giustamente altrettanto dura da parte di chi, in nome dei diritti umani e della giustizia, non poteva tacere. 
Oggi, a un anno dagli stupri, dalle mutilazioni e dagli omicidi subiti da centinaia di donne israeliane, l'Occidente rimane avvolto in un silenzio complice. Il 5 ottobre, a Roma, si
consuma l'apice dell'ipocrisia: una tentata manifestazione pro-palestinese si trasforma in una battaglia contro le forze dell'ordine, lasciando decine di agenti feriti. Tra la folla spiccano le immancabili bandiere rosse con falce e martello e quelle gialle di Hezbollah, considerato un'organizzazione terroristica da diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Germania, Regno Unito e dalla Lega Araba. Questi simboli di violenza e terrore si mescolano in una parata che non difende i diritti umani, ma legittima crimini di una ferocia indicibile. Quelle bandiere non rappresentano la giustizia, ma una narrazione che chiude deliberatamente gli occhi di fronte alle sofferenze delle vittime "sbagliate".
La complicità silenziosa dei movimenti per i diritti delle donne è ancora più sconvolgente. Organizzazioni che dovrebbero essere in prima linea nel denunciare queste atrocità
rimangono mute. Inquieta pensare che le loro voci possano essere state soffocate perché non allineate con le ideologie dominanti di una certa fazione politica. Tollerare una selezione delle vittime basata sulla loro nazionalità è moralmente inaccettabile. La lotta contro la violenza di genere dovrebbe trascendere confini e distinzioni, eppure, in questo caso, l'indignazione appare deliberatamente selettiva. Il rapporto "Silent Cry" documenta anche le atrocità commesse su bambini, vittime innocenti di abusi indicibili che oltrepassa ogni limite morale.
Il silenzio di chi dovrebbe difendere i più vulnerabili non è solo imbarazzante, ma è una macchia indelebile che minaccia di compromettere le conquiste ottenute per le lunghe e difficile battaglie a protezioni dei diritti umani.
Quanto è accaduto in Israele il 7 ottobre non ammette il silenzio come arma politica. Le violenze sessuali di massa sono state usate come strumento per terrorizzare e degradare intere comunità, eppure chi dice di battersi per i diritti umani sembra voltare lo sguardo altrove. È inaccettabile che le donne israeliane vengano escluse da queste lotte. Non si può difendere la libertà di un popolo mentre si chiude un occhio sulle sofferenze inflitte a un altro.
Le donne sono donne, e gli stupri sono stupri, indipendentemente da chi li subisca. La lotta contro la violenza e l’ingiustizia non può essere selettiva o opportunista: deve essere totale, senza compromessi. Diversamente, rischiamo di diventare complici proprio di ciò che affermiamo di combattere. Non esistono vittime di serie A o di serie B. La difesa dei diritti umani non è una scelta da fare a convenienza: o li si difende tutti, in ogni circostanza, oppure si finisce per legittimare le stesse atrocità che si dichiara di voler condannare.
E gli innocenti, finiscono sotto macerie di cemento e di immoralità.

Pin It
real
real
Spazio disponibilie

ULTIME NOTIZIE BREVI

Spazio disponibilie

Venerdì 21 marzo, alle ore 19:30, nell'area ristoro dell'associazione sportiva Calcetto sul tetto, in via Enrico Mattei 525,…

Spazio disponibilie

Il nome di Alessio Ciacci, ex presidente di Ascit ed ex amministratore unico della Cermec di…

La scrittrice Letizia Meuti torna con un'opera che celebra l'amicizia, i sogni e le radici della Toscana. "Tutta…

Spazio disponibilie

Per il ciclo “I Lunedì della Cultura”, promosso dall’associazione “Amici di Enrico Pea”, il 17 marzo, alle ore…

Fratelli d'Italia esprime solidarietà al consigliere comunale Massimo Della Nina che abbiamo denunciato per istigazione all'odio razziale e…

Doppio appuntamento sabato 15 marzo al cinema-teatro Artè di Capannori. Alle ore 16.00 andrà…

L’amministrazione comunale cerca sponsor per i grandi eventi, iniziative culturali e miglioramento dei…

Spazio disponibilie

Passione Vintage & Handmade torna a Lucca: dopo aver viaggiato per tutta l'alta Toscana, con date a…

È stata firmata oggi l'ordinanza per l'abbattimento di otto alberi malati e pericolosi. In particolare, a seguito della relazione…

Spazio disponibilie

RICERCA NEL SITO

Duetto - 160
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie