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Riceviamo e pubblichiamo questo intervento del segretario del movimento federalista toscano sulla ipotetica realizzazione di una pista ciclabile a San Concordio:
Abbiamo letto qualche giorno fa della costruzione della pistina per i tricicli dei bambini attuata sbranando uno degli ultimi pezzetti verdi di un parchino a S. Concordio.
Costruzione realizzata con fondi ministeriali di 400.000 euro.
L’ennesima operazione incongrua e nociva dell’ amministrazione comunale, per poter spendere per i quartieri “social”(sic!) in inglese.
In arrivo poi il compimento della cementificazione area ex Gesam e altri orrori del genere, assolutamente inutili, un’operazione fine a se stessa, in una zona che messa in condizioni particolari dalla costruzione ferroviaria e dall’interramento del porto 150 anni fa, già da decenni aveva oltrepassato il limite di guardia con speculazione edilizia in mezzo a ruderi ed edifici vuoti anche da cinquant’anni, vedi ex officine Lenzi.
Ora vedendo la pistina già in costruzione ci chiediamo se il comitato di S. Concordio è stato preso alla sprovvista e se questo avvio di cantiere sia stato compiuto in silenzio e con un blitz. Sui giornali prima non abbiamo letto niente.
Le motivazioni dell’ opera sono ridicole: i bambini devono andare a correre con il triciclo su un asfalto costruito in mezzo al verde che sicuramente sarà ecologico ci mancherebbe, e forse anche il cemento armato sottostante; crediamo che sarebbe stato più economico e meno impattante una spianatina in terra battuta, tagliare l’ erba e curare la manutenzione.
Non vediamo poi altro che spavento in ragionamenti aberranti del genere, che per non vedersi ritirare dei fondi ministeriali si debbano per forza attuare degli sprechi insensati con operazioni dannose; sarebbe invece meglio rinunciare ai soldi o utilizzarli per trasformare il reddito di sopravvivenza (unica cosa buona realizzata dal M5S, ora speriamo che riescano a rendere impignorabile la 1° casa) in un reddito di dignità, questo sì veramente di cittadinanza, ma solo ai cittadini italici da prima del 1989 e in nessun caso agli immigrati.
Quanto al comitato, con cui avevamo preso contatto lo scorso anno, ci dissero che non intendevano mescolarsi con partiti o movimenti politici e ne abbiamo preso atto, pur cercando di aiutarli nei limiti delle nostre possibilità; toglierci il nostro nome vorrebbe dire nasconderci e non avrebbe senso.
Purtroppo i giornali non pubblicano niente di nostro (continuiamo a tentare) e siamo ridotti ai manifesti murali, come i dazebao nella Cina Maoista.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa stimolante riflessione sul ruolo dell'insegnante da parte di Vincenzo Lombardi.
"Qualcuno si ricorda quando gli insegnanti godevano della fiducia dei genitori?
Quando si era instaurato, mediante l’autorità reciproca, una sorta di patto educativo condiviso? Sembrano passati anni luce, anche se non è così, ma il tempo oggi sembra correre più velocemente ed è carente tanto è vero che tutti ne lamentano la mancanza come se le 24 ore siano percepite, come si dice per le temperature, come non fossero 24 ma 12. Questo patto oggi si è trasformato in un patto di difesa tra i genitori e figli, alleati e complici contro gli/le insegnanti.
L’insegnante è di fatto sfiduciato, destituito di autorità, messo alla berlina sui social, si ridicolizza nei gruppi di genitori su whatsApp, spesso non difeso dai propri dirigenti. Come mai accade tutto questo? Perché all’insegnante oggi non viene più richiesto di formare ma di fare il tecnico della materia, cioè di essere corretto giuridicamente e tecnicamente, dando agli/alle alunni/e una conoscenza di base. Questo modello aziendale trapiantato nella scuola la sta devastando. Cosa produce questo tipo di azienda? Un consumatore che faccia le stesse cose di tutti. I genitori complici di questo sistema, non fanno altro che stare con i/le propri/e figli/e in questa tragicomica efficacia aziendale in un ambito di ipocrisia pseudodemocratica.
E come avviene questo stare? Avviene quando i genitori con whatsApp fanno ciò che dovrebbero fare i/le figli/e e cioè si comunicano i compiti, fotografano le pagine per i/le figli/e quando non vanno a scuola e non solo. Si capisce bene allora che un brutto voto, una insufficienza, una nota, per non parlare di una bocciatura del proprio figlio/a viene vissuta dai genitori come una bocciatura del proprio sistema educativo e ciò non può essere tollerato. Ecco allora che partono le denunce, i ricorsi, le aggressioni verbali e fisiche. Questa è la contropedagogia di molti genitori e il modello che viene imposto ai/alle figli/e.
Perché i genitori si sostituiscono ai/alle figli/e?
Ma perché loro sono troppo impegnati a telefonare, a fare giochi, a connettersi continuamente sui social. Ho l’impressione che ci siamo persi qualcosa ad esempio il senso di autorevolezza. Avere autorevolezza significa avere un potere che aiuterà gli/le altri/e nella crescita. Certo si può anche essere autoritari che significa avere un potere finalizzato a mantenere il proprio potere sugli/lle altri/e. É evidente che tanto gli/le insegnanti, quanto i genitori oggi non sono più né l’uno né l’altro, in compenso sono estranei e questo li accomuna.
Ne consegue che gli/le alunni/e, figli/e sono destinati a stare nel loro girello a guardare il loro smartphone e non riusciranno a camminare con le loro gambe.
Colpa loro? Non credo più di tanto perché se noi non sappiamo contenerci e non rispettiamo i limiti, perché dovrebbero farlo loro? Qualcuno dirà che i limiti sono fatti per essere superati e non accettati passivamente. Dipende; se sulla strada c’è un limite di velocità non credo sia bene ignorarlo, ma non tanto per essere formalmente ligi, quanto per non mettere a repentaglio la propria incolumità e quella degli/delle altri/e. Viceversa lavorare sui propri limiti è una cosa positiva perché ci mette nella condizione di migliorarci.
Perché nessuno insegna più con chiarezza questi concetti? Forse perché in questo modo si ottiene il consumatore ideale, non pensante, non critico, ma asservito alle mode del momento.
Cosa vogliamo fare? A noi la scelta".