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"L'ignoranza non mi fa paura, è il virtuosismo dell'ignoranza che mi terrorizza!"
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Aborto e omofobia, la corte costituzionale fa chiarezza
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Criptovalute e Italia: una nuova architettura per l’economia nazionale
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Caro direttore,
Ho letto il tuo appassionato ma pessimista articolo.
La tua tesi mi pare essere che Draghi o non Draghi, l’Italia nei guai è e nei guai resterà.
Lasciami concordare solo in parte con la tua nefasta diagnosi.
Tanto per cominciare, Draghi ha competenze e credito internazionale molto maggiori di Conte e i nuovi ministri sono più accreditati dei precedenti. Tanto è vero che la sola ipotesi di un suo governo ha fatto diminuire il famoso spread di 25 punti base ed aumentare i corsi della borsa italiana del 7%. Vuol dire che gli italiani hanno qualche miliardo in meno sul groppone per pagare il mostruoso debito pubblico accumulato in anni di politica fatta di distribuzioni di panem et circenses per ingraziarsi il favore degli elettori, senza avere neanche la voglia di chiedersi come creare la ricchezza per pagare i debiti che facevamo.
Per di più tutti gli indicatori economici prevedono che con Draghi al governo, il famoso spread cali attorno a 50 punti base: sono miliardi in meno da pagare da noi e dai nostri eredi.
Tutti sapevano che il tasso di produttività, che indica l’insieme del “valore aggiunto” del sistema produttivo italiano, è statico o negativo da decenni, a fronte della crescita degli altri paesi, ma facevano finta di niente.
Gli elementi politici, culturali ed ideologici che hanno prodotto questo pessimo risultato restano intatti. Hai ragione tu, purtroppo.
Concordo con te che non basteranno i Draghi a invertire questa tendenza che ci condanna alla decrescita felice che è il progetto dei cinque stelle, per fortuna cadenti. Io spero che Draghi ci proverà perché ha una cultura e un curriculum diversi e non ha voti da curare.
Secondo me era impossibile che Draghi non confermasse alcuni scialbi e discussi ministri della sinistra o dei 5 stelle.
Come ben sai, l’Italia ha un sistema parlamentare: anche il governo migliore del mondo, se non ha maggioranze in parlamento, va a casa.
I guai che ci portiamo dietro da anni si sono acuiti nel 2018 quando un italiano su tre ha liberamente dato il voto al m5s. Per libera scelta ci siamo messi nelle mani dei grillini perché? Perché da decenni vogliamo che il paese cambi e lo diciamo col voto. I grillini si proponevano come elemento di cambiamento. In molti ci hanno creduto e solo dopo hanno scoperto che la speranza naufragava nell’oceano delle loro incompetenze, arroganze e inconsistenze.
Per di più prima la lega e poi l’intero centro sinistra si mise a disposizione dei grillini per governare l’Italia.
Errore di Salvini, ma errore più grave del centrosinistra intero.
Il PD e’ da sempre un, anzi il, partito di sistema. Il vecchio pci aveva rinunciato alla rivoluzione proletaria almeno dai tempi di Berlinguer. Poi ha accolto i rottami di sinistra della D.C. che hanno ulteriormente “sistemizzato” il partito, ne hanno occupato i vertici, si sono definitivamente mangiati la rivoluzione a favore di un costoso ed ipocrita solidarismo, vi si e’ aggiunta la dottrina di papa Francesco. Accoglienza indiscriminata, reddito per tutti gli “sfortunati fratelli”. Neanche un fancazzista o un cialtrone fra loro, sei tu insensibile ed egoista se non ti privi di un po’ dei grandi agi e delle ricchezze di cui godi.
Da quanti anni la parabola dei tre talenti e’ scomparsa dai pulpiti delle chiese italiane? Premia il figlio che ha investito il talento del padre a cui ha restituito due talenti e condanna gli altri due fratelli, uno perché il talento lo ha messo sotto il materasso, l’altro perché lo ha addirittura perso.
Chi paga i debiti che ne derivano? Paga il ceto medio produttivo, peraltro geograficamente ben definito: il centro nord, dove i partiti di sinistra e i grillini non toccano terra.
Di votare non se ne parla. Ma spiegami tu come mai il voto alle politiche è a pericolo contagio, mentre quello amministrativo e’ “covid free”. Lo avrà detto Arcuri fra una mascherina cinese e l’altra.
Fatto sta che l’alleanza del partito di sistema PD con il movimento antisistema ha dato i velenosi frutti che abbiamo mangiato negli ultimi tempi e continueremmo a mangiare se fosse rimasto Conte e il suo governo.
Draghi ha dato uno scossone a tutti i partiti:
Alla Lega che ha abbandonato alcune proposte economiche improbabili e obiettivamente “sovraniste”, da cui derivava un “sovranismo” politico. Salvini o saliva sulla carovana draghi o metteva a rischio l’enorme consenso che era riuscito ad ottenere nel nord Italia: la minaccia proveniva da governatori, iscritti, corpi intermedi di fiancheggiamento, società civile. Il riposizionamento richiede un po’ di tempo: la lega non ha convenienza ad affossare il governo di cui ora fa parte.
Al M5S che si è spaccato fra governisti e seguaci di Di Battista, italico Che Guevara a libro paga di alcuni editori. Prevalgono di gran lunga i “governisti” più che altro preoccupati di stare dove stanno piuttosto che tornare nel loro sito naturale: fare le commesse, vendere bibite, fare i d.j. in locali periferici. Nessun grillino ha convenienza ad affossare il governo.
A F.d.I.. che ha scelto di non salire sul treno. F.d.I eredita una lunga tradizione di esclusione per decenni dal c.d. “arco costituzionale” che, come il vallo di Adriano, divideva i cattivi dai buoni. Soffre meno degli altri di una posizione marginale e scommette sul naufragio di draghi per andare a votare e portare a casa la grande crescita di consenso che ha accumulato (a spese soprattutto della Lega). FdI non ha la forza per affossare il governo.
A F..I. che ha ritrovato l’eterno cavaliere, brutalizzato per decenni dalle offensive della sinistra che lo ha cannoneggiato con le armi più indecenti, oggi diventato padre della patria: i sondaggi dicono che l’emorragia si e’ fermata. F.I. non ha alcuna convenienza ad affossare ora il governo.
Al P.D. che è partito fecondo: ha figliato Renzi, Bersani e Leu, Calenda e il pulviscolo di sinistra. Ha un leader opaco, prima o poi deve trovare soluzioni progettuali che oggi non si vedono: non ha alcuna convenienza ad affossare ora il governo.
In conclusione io sono più ottimista di te sulle prospettive che apre Draghi, che dovrà vedersela non tanto con i partiti quanto invece con i veri padroni del vapore: drizzare le gambe ai cani è operazione molto difficile, Io spero che Draghi ci provi. Poi vedremo.
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L'organizzazione del matrimonio perfetto richiede tempo, impegno e tanta pazienza. Perché sì, se vogliamo che il giorno più importante della nostra vita sia davvero perfetto dobbiamo curare tutto nei minimi dettagli, senza tralasciare alcun aspetto. Dunque, oltre agli abiti, alla location ed alle varie portate dobbiamo prendere in considerazione un fattore che può risultare decisivo nella buona riuscita del nostro matrimonio: la musica.
Scegliendo la giusta band avremo la sicurezza di arricchire la cerimonia con il genere musicale che più ci piace e che più si addice a quel momento tanto importante. Ecco, dunque, 5 consigli per scegliere la band per il matrimonio.
Il repertorio
Il primo consiglio nella scelta della band è quello di valutare il repertorio della stessa. Questo perché ogni band ha il proprio repertorio, la propria storia, il proprio stile. Fattori che devono coincidere con ciò che abbiamo voglia ed intenzione di realizzare per il nostro matrimonio.
Se per esempio siamo amanti della musica jazz allora sarà il caso di scegliere una band specializzata su quel genere di musica e sullo swing, capace di movimentare la serata.
I momenti chiave
Ogni cerimonia si divide in momenti chiave. Uno dei più importanti è senza dubbio l'ingresso degli sposi che va celebrato in un certo modo anche dal punto di vista musicale. Per questo motivo è bene scegliere anticipatamente la canzone che si vorrà ascoltare al momento dell'ingresso presso il ristorante.
Inoltre è fondamentale dare un tocco di vitalità alla cerimonia tra una portata e l'altra. Per fare ciò è bene che la band abbia in repertorio brani che siano in grado di coinvolgere gli invitati che potranno così lasciarsi andare in balli e risate con gli sposi.
La formazione
Per un matrimonio si può optare per diverse soluzioni in merito alla formazione della band. C'è chi opta per il musicista singolo che generalmente propone pianobar cantato con il sostegno delle basi musicali ed a volte accompagnato con uno strumento dal vivo. Nella maggior parte dei casi si va a scegliere il duo musicale composto dal musicista e dalla voce. Oltre ai brani più amati e conosciuti è importante che la voce funga anche da intrattenitore per invogliare gli invitati a partecipare ai festeggiamenti.
La band
Diverso è il discorso che si crea quando si sceglie di organizzare un matrimonio con una band completa. Si tratta di una situazione particolare che avrà grande impatto sulla vitalità del matrimonio. Le band, in genere, sono in grado di entusiasmare gli invitati con brani di diverso genere e con assoli musicali che spesso sono di grandissima qualità. Ovviamente dove possibile il consiglio è di seguire la band, magari in una delle uscite serali organizzate, prima di sceglierla per il proprio matrimonio.
Il budget
Il budget, infine, è forse la componente più importante nella scelta della band. Ovviamente molto dipende da quelle che sono le disponibilità per il proprio matrimonio, ma con la giusta attenzione e con un po' di ricerca è possibile trovare il giusto compromesso tra qualità musicale e budget da investire.
La band completa costerà di certo di più di un duo, ma il risultato dal punto di vista musicale potrebbe essere davvero eccezionale, soprattutto se tra gli invitati ci sono appassionati o esperti di musica.
Anche il duo può fare la sua grande figura, a patto che si scelga in base alle proprie preferenze e senza fretta. Perché, come detto in precedenza, la scelta della band è fondamentale nella buona riuscita di un matrimonio.