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Scritto da Redazione
Sport
22 Aprile 2020

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Quando descriviamo storie di atleti e di personaggi sportivi di questa grandezza non c'è da distinguere se la diffusione di notizie ed interviste siano riservate a giornali locali o nazionali, soprattutto quando si ha a che fare con testimonianze di affetto al volley da parte di una Regina di questo sport che lo ha vissuto intensamente fin da quando era bambina e che continua a trasmetterne oggi da allenatrice esplorandone le tematiche e analizzandone le diverse sfaccettature.

Manuela Leggeri è il volley, una mitologia fondata sulla significatività della statistica, una delle migliori giocatrici della storia nazionale e internazionale, una protagonista di quell'unico roster che, fino ad oggi, può veramente dire di aver vinto tutto dopo che a Berlino il cielo nel 2002 si tinse di azzurro, quattro anni prima della nazionale italiana di calcio, nel primo decennio degli anni duemila portatore dei più grandi trionfi dello sport italiano.

La fuoriclasse di Sezze, frazione collinare ai piedi dei monti Lepini in provincia di Latina, in quella spettacolare finale mondiale di Berlino era il capitano, la centrale che filtrava e murava disorientando gli Stati Uniti che venivano da dieci vittorie consecutive, ma che dovettero arrendersi al tie break all'Italvolley di coach Bonitta a capitan Leggeri. Mai trionfo fu più importante per il volley femminile azzurro, per poco non eguagliato da un'altra spettacolare nazionale due anni fa ad Hamamatsu da Paola Egonu e compagne sconfitte soltanto in finale dalla Serbia.

Fra pochi giorni la Manu nazionale, il 9 maggio, compie 44 anni ma ne festeggerà ancora tanti con il volley, perchè questa disciplina è sempre il suo unico lavoro e lo sarà a lungo avendo scelto di insegnarne i segreti ai giovani che si applicano con grande passione e dedizione.

Le sue cifre a livello agonistico sono impressionanti e la lista dei suoi successi è così lunga che ci limitiamo a ricordarne i più importanti.326 presenze in Nazionale con 1 mondiale vinto, ma anche con due importanti medaglie ai campionati europei: bronzo a Italia 99 e argento a Bulgaria 2001 dove fu premiata anche come miglior centrale assoluta. Argento Word Grand Prix a Reggio Calabria 2004.

A livello di club ha vinto la Champions League con Modena nel 2000-01, 3 scudetti, l'ultimo con la River Volley Piacenza all'età di 38 anni e per due volte premiata come miglior centrale del campionato, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Cev. Si è ritirata con lo sport agonistico a 40 anni, grazie alla sua longevità segnata da pochissimi infortuni. La serietà nei suoi allenamenti è un caso raro nella sostanza e nella costanza, perché sviluppava tutte le qualità del movimento fornendo solide basi su cui costruire ogni passo successivo.

La sua saggezza ed i suggerimenti dei suoi numerosi grandi allenatori l'hanno stimolata ad andare in palestra, anche quando a volte non aveva voglia di uscire di casa, può capitare a tutti gli atleti la giornata storta...

"Ho sempre giocato a volley per passione divertendomi fin da bambina - racconta a La Gazzetta di Lucca - e crescendo mi sono ritrovata a coltivare grandi sogni, ma per realizzarli ho sempre guardato la realtà, compiendo uno sforzo dietro l'altro, necessari per raggiungere gli obiettivi."

Dall'alto della sua esperienza cosa si sente di consigliare ai giovani?

"Come mi dice a volte il mio ex allenatore Giulio Velasco - risponde l'ex capitano azzurro - avere una tensione orientata alle proprie affermazioni attraverso un confronto con gli altri. Crescere e voglia di arrivare attraverso grandi sforzi e senza fretta perché per riuscire si richiedono tempi di attesa, pazienza e forza di volontà. All'estero forse le atlete hanno maggiore convinzione. In Italia le ragazze devono cercare di sviluppare maggiormente queste caratteristiche perché a volte si ritengono troppo velocemente arrivate penalizzando anche il valore educativo dello sport che non deve mai venire a meno. Un altro consiglio che posso dare è di farsi allenare da buoni allenatori e di giocare. Meglio giocare in una categoria inferiore che stare in panchina in una categoria più importante. E' soltanto giocando che si può migliorare".

I SUOI ALLENATORI

Parlando di Manuela vengono in mente oltre ai grandi trionfi anche i grandi allenatori che ha avuto: Giovanni Guidetti, Giulio Velasco, l'icona della Cina Jenny Lang Ping, Gianni Caprara sono soltanto alcuni. Ma da chi ha imparato di più?

"Ho avuto la fortuna di essere allenata dai migliori allenatori in assoluto e dai loro stili diversi ho imparato qualcosa. Tutti hanno contribuito a migliorarmi atleticamente, tecnicamente e mentalmente. Se mai vorrei spendere qualche parola su coloro che credettero in me agli inizi della mia carriera. Dalla mia prima allenatrice Stefania Ricci a Simonetta Avalle. Quest'ultima ci credette così tanto da farmi fare il salto diretto dalla serie D alla serie A, avevo appena 15 anni".

Il suo periodo di maggior successo?

"Modena 1999-2002. Scudetto, Champions League, Coppa Cev e Coppa Italia. Ad un certo punto ero l'unica italiana in mezzo a tante straniere".

Rispetto a quando giocava lei in cosa è cambiato il volley di oggi?

"Oggi c'è molta più rapidità, più fisicità ed una potenza diversa. Anche le battute sono cambiate. Oggi si effettuano con il salto, ai miei tempi soltanto in poche battevano così. Anche il volley è uno sport in continua evoluzione."

Il professionismo nel volley femminile ce lo vede oggi?

"Rispetto ai miei tempi purtroppo non è cambiato niente. Né come professionismo, né come lavoro subordinato ed è stata riconosciuta la maternità soltanto negli ultimi due anni. Forse il volley, pur essendo uno sport femminile di massa, non si è assicurato ancora una quantità di introiti per essere di livello professionistico e non lo ritengo giusto perché una giocatrice di serie A passa intere giornate in palestra, non potendo esercitare altre professioni."

NON E' VERO CHE IL N. 4 PORTA SFORTUNA

Per chi è superstizioso il n. 4 porta sfortuna. Non per Manuela Leggeri che lo ha cucito nel centro del petto e sulla schiena per tutta la sua carriera agonistica. "Non avrei potuto giocare con altri numeri. Ho sempre avuto sinergia con le compagne di squadra, ma guai a togliermi la possibilità di cucire sulla maglia il numero 4. Il motivo? Era il numero che apparteneva ad Andrea Giani della Nazionale dei Fenomeni, il mio unico vero grande idolo al quale mi sono sempre ispirata. Una volta tornata a casa dopo aver vinto il mondiale lo incontrai e mi fece i complimenti, interrogandomi sulle sensazioni provate. Proprio lui, che di mondiali ne aveva vinti tre... Ricordo che quando arrivai al Centro Ester di Napoli nella stagione 1998-99 ci contendemmo il n. 4 in tre: io, Doriana Frontini e l'olandese Erna Brikmann, ma fui io a spuntarla perché era più forte di me, ne facevo una questione fondamentale per giocare. Non l'ho più tolto dalla maglia e devo dire che il n. 4 mi ha portato fortuna ".

Una carriera interrotta a 40 anni. Qual è stato il segreto?

"Non ho mai avuto seri infortuni. Con l'esperienza impari ad ascoltare il tuo corpo e a saperlo gestire con il lavoro fisico e a sapere di cosa ha bisogno e quando richiede riposo. Prevenzione e direi anche alimentazione devono essere affrontate con cura e sono molto importanti. Però è stato inevitabile lo stress sull'articolazione che mi ha portato ad una degenerazione complessiva della cartilagine delle ginocchia che per fortuna ho saputo gestire abbastanza bene."

Cosa prova a rivedere le immagini della sua impareggiabile carriera?

"Soltanto di recente ho rivisto la finale mondiale in TV e devo dire che l'adrenalina ha di nuovo invaso il mio corpo. Mi sembrava di rivivere quei momenti, ricordando tutte le fasi di gioco come fosse passato poco tempo ed invece si tratta di quasi 18 anni fa."

DA TRE ANNI ALLENA LA PALLAVOLO RIVALTA

La fase due di Manuela Leggeri è iniziata tre anni fa quando iniziò ad allenare la Pallavolo Rivalta, della piccola frazione di Rivalta sul Mincio nel territorio comunale di Rodigo in provincia di Mantova. "Sono veramente soddisfatta - dice - di questa società femminile presieduta da Clara Savazzi, che impronta la sua attività sotto forma di educazione, gioco e divertimento per le giovani ragazze che amano il volley. Abito assieme al mio compagno a Volta Mantovana, quindi faccio presto per recarmi alla palestra tre volte la settimana, più le partite negli week-end. Alleno la squadra di prima Divisione e Under 18. Prima del coronavirus con la prima squadra avevamo vinto le prime sei gare nei play-off e quindi c'erano buone possibilità di essere promosse. Amo insegnare ai giovani ed il mio futuro sarà dedicato sempre più a questo mio incarico con lo scopo di trasmettere alle ragazze le mie esperienze ma anche sicurezza, educazione e serenità. Quando mi ritirai dall'attività agonistica ebbi diverse richieste per fare il Team Manager anche da parte di società di serie A, ma ho preferito rimanere vicino casa e dedicarmi ai giovani ed alla loro crescita. Sono come allenatrice abbastanza severa, pretendo la massima disciplina e nessun ritardo agli allenamenti se non ampiamente giustificati. Soltanto per la squadra di 1.a Divisione ho 21 ragazze ed è quindi un impegno probante ma per me molto gratificante."

Svolge altre attività?

"Dedico gran parte del mio lavoro a questa meravigliosa società e poi sono invitata spesso ad eventi e convegni. Non credo di avere tempo per fare altro, anzi in questo periodo di inattività la palestra e le ragazze mi mancano molto. Sono anche dispiaciuta di non aver portato a termine la stagione per noi molto positiva, ma ora dobbiamo dedicarci a consentire che tutto torni alla normalità e rispettare l'isolamento domiciliare."

PER LEI LA STANDING OVATION ANCHE A LUCCA ALLA CONSEGNA DEL PREMIO FEDELTA' ALLO SPORT

Il Premio Fedeltà allo Sport non poteva dimenticarsi di lei, che rappresenta una fedeltà al volley come poche altre. Due anni fa all'Hotel Country Club di Gragnano ritirò la sfinge d'oro coniata dall'artista lucchese Giampaolo Bianchi e fu accolta al momento della sua premiazione da una standing ovation da parte degli sportivi lucchesi. Una serata dedicata al volley e che vide premiare anche la sua compagna azzurra Elisa Togut, Luca Cantagalli (un membro della così detta generazione dei Fenomeni) ed i liberi lucchesi Luna Carocci e Ilaria Miccoli, alla presenza dei dirigenti della Bionatura Nottolini. Questo è stato soltanto uno dei premi che ha raccolto nella sua lunghissima carriera. Purtroppo dai primi di marzo tutto si è fermato, la pandemia del covid-19 sta cambiando il mondo e mettendo in una crisi senza precedenti tutta l'economia.

Come potrà ripartite anche la pallavolo? Può dare qualche consiglio anche ai dirigenti delle società lucchesi?

"Secondo me - conclude il più forte centrale italiano di tutti i tempi - in ogni città c'è bisogno di tirare fuori uno spirito di collaborazione, mettendo da parte odio ed orgoglio che spesso dividono le società vollystiche a livello campanilistico. C'è necessità di essere uniti e magari anche di fusione. La Fipav deve scendere in campo e collaborare per la ripresa anche se con tutta onestà intellettuale noi a Rivalta sul Mincio abbiamo pagato le nostre quote fino al momento dell'interruzione. Gli sponsor caleranno a tutti ed almeno inizialmente ci sarà da autofinanziarsi per ripartire".

Manu ha sfruttato ogni centimetro dei 186 di altezza nel mostrare tutte le sue qualità tecniche ed atletiche ed in futuro trasmetterà le sue sensazioni positive e la sua dottrina vollystica a tante giovani atlete che divertendosi potranno crescere coltivando nuovi sogni e nuovi trionfi.

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