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Scritto da Valter Nieri
Sport
18 Maggio 2022

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Un corridore di sostanza e qualità che esordì professionista nel 1987 con la Remac-Fanini grazie ad un legame che lo univa ad Ivano Fanini, il patron che ha scoperto, valorizzato e lanciato al successo una miriade di giovani promesse. Il riferimento in questo caso va al bergamasco Stefano Tomasini che, dopo aver vinto nell'81 il titolo italiano juniores e l'anno successivo il Giro della Valle d'Aosta, come tanti suoi coetanei sognava il grande salto. Irriducibile e paziente senza mai mollare rispecchiava un po' il carattere dei bergamaschi. Infatti dovette attendere l'87 per fare il grande salto affidandosi al patron lucchese che investiva sui giovani valorizzandoli in sinergia con la loro crescita. La sua esperienza non è stata trasmessa soltanto ai giovani, ma spesso è stata un ancora di salvezza anche per quei campioni affermati che non trovavano più una sistemazione, consentendo loro di prolungare l'attività per alcuni anni e con questa la serie dei loro successi.
UN BIENNIO, L'88-89 DI SUCCESSI PER TOMASINI
Indimenticabile per il patron lucchese il Giro d'Italia 1988. Proseguivano i successi delle sue squadre al Giro d'Italia. Il rapporto qualità-prezzo gli dava ancor più fiducia nel durare a lungo nel ciclismo ed infatti da allora di anni ne sono trascorsi altri 33, marcati di tante soddisfazioni per una longevità ciclistica unica nel suo genere.
"Con Tomasini - sottolinea Fanini - trovai anche il corridore che puntava alle classifiche delle corse a tappe. Lui era completo: aveva classe ed era un metodico e perfezionista. Attento ai dettagli, correva perseverando nelle sue convinzioni molto meticolose. Ad un certo punto del Giro 1988, quando era in una fuga solitaria, era virtualmente in maglia rosa. Non avevo mai provato una sensazione del genere. Il mio budget è sempre stato molto limitato rispetto alle grandi squadre e l'obiettivo di fare classifica al Giro d'Italia era sempre stato per me una chimera. Però in quella edizione la mia Fanini-Seven Up si aggiudicò la classifica finale dei giovani che vide indossare la maglia bianca a Tomasini con un vantaggio di 15 minuti e 30 secondi sul secondo classificato Franco Vona, successivamente gregario di Gianni Bugno e vincitore di tre tappe proprio al Giro d'Italia. Oltre alla classifica finale vinta da Tomasini in quell'edizione rosa un altro mio corridore, Alessio Di Basco, si impose allo sprint davanti a grandi velocisti come Bontempi e Urs Freuler. Un Giro dove siamo stati protagonisti vincendo anche la classifica a squadre di giornata in diverse occasioni."
Quell'edizione rosa fu vinta dallo statunitense Andrew Hampsten della Seven Eleven, secondo Erik Breukiek della Panasonic e poi Zimmermann, Giupponi e Chioccioli nell'ordine. L'allora ventiquattrenne Tomasini si classificò al nono posto finale ed il suo anno magico fu coronato da altre due vittorie: nella cronoscalata della Futa-Memorial Gastone Nencini e nella 2.a Prova del Trofeo dello Scalatore.
NEL 1989 DUE SQUADRE FANINI DOMINARONO IL GIRO DEL TRENTINO
Per diverse stagioni Ivano Fanini ha partecipato nelle corse in programma con due squadre: la Pepsi Cola-Fanini e la Polli-Fanini. Come nella 13.a edizione del Giro del Trentino nel 1989, un Giro che dal 2017 ha assunto la nuova denominazione Tour of the Alps. La prima tappa la Pepsi-Fanini se la aggiudicò con Angelo Canzonieri. La seconda tappa vide le due squadre Fanini sul podio. Il successo da Pellizzano a Rovereto andò a Stefano Tomasini della Pepsi, secondo Emanuele Bombini della Gewiss e terzo Andrea Chiurato della Polli-Fanini, come dire un podio quasi interamente della famiglia Fanini, con due squadre che se lo contendevano ma però della stessa famiglia, un caso più unico che raro nel ciclismo di tutti i tempi. In virtù dei tempi fatti registrare la Pepsi Cola-Fanini si aggiudicò anche la classifica finale con Antonio Santoromita, che tolse la maglia al compagno di squadra Tomasini, secondo Claudio Chiappucci della Carrera a 43" e terzo Luca Gelfi della Del Tongo, prematuramente scomparso nel 2009.
"In quell'edizione - ricorda Fanini - le mie squadre ebbero la meglio sulle molto più quotate Carrera e Del Tongo a dimostrazione che a volte, credendoci e correndo con convinzione, i pronostici possono essere sovvertiti."
Stefano Tomasini ormai era entrato di diritto sotto gli occhi di tutte le grandi squadre che vedevano in lui uno degli astri nascenti, uno di quegli scalatori che potevano ambire a vincere le grandi corse a tappe. Di conseguenza gli piovvero tante offerte con ingaggi più alti. Si separò dalla Pepsi Cola-Fanini e passò alla Malvor da lui stesso superata nella classifica finale della maglia bianca al Giro d'Italia. Ma, come spesso accadeva con altri e non poteva certo essere un caso, il talentuoso corridore bergamasco una volta che si separò da Ivano Fanini smise di vincere. Purtroppo il 1990 fu anche il suo ultimo anno da professionista perchè a fine stagione mise fine ad una carriera che gli concesse tante gioie e soddisfazioni in maglia Fanini.
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