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Brillanti risultati a Prato per il Nuoto Sincronizzato targato Circolo Nuoto Lucca
Nell’ultima gara regionale svoltasi a Prato il 22 giugno ultimo scorso, il Nuoto Sincronizzato targato Circolo Nuoto Lucca ha raccolto brillanti risultati. Categoria esordienti CSPECIATITA’ DUO Camoscini…

BCL & Friends, una splendida serata organizzata da Gian Paolo Drocker e famiglia (Photogallery)
La stagione è ormai terminata da un po' ed il suo finale, scritto in una delle tante pagine degli annali del basket è già storia, altre pagine si aggiungeranno sopra con altre storie

Club Scherma Lucca, una serata speciale per chiudere in bellezza la stagione sportiva
Si è concluso nei giorni scorsi, con una…

Nuovi titoli italiani e regionali arricchiscono la bacheca del Ciclo Team San Ginese
Il Ciclo Team San Ginese continua la sua marcia inseguendo successi sempre più prestigiosi nel panorama ciclistico amatoriale. Per la squadra presieduta da Claudio Andolfi questa stagione sta…

Futsal Lucchese, tanti ragazzi al tradizionale stage: una società in costante crescita
Si è tenuto nei giorni scorsi il quinto stage della Futsal Lucchese, un appuntamento ormai consolidato all'interno del percorso di crescita della società. L'iniziativa, che si è svolta…

I ragazzi del Basketball Club Lucca protagonisti a Calcinaia nel "tre contro tre"
Un inizio d'estate a tutta birra per il Basketball Club Lucca protagonista in ben 3 categorie nel 3x3…

Atletica, pioggia di medaglie per la Virtus Lucca ai campionati toscani giovanili
Diciannove atleti sul podio, sette titoli toscani di cui tre Juniores e quattro Allievi/e, cinque medaglie d’argento e tre di bronzo. Questo il ricco bottino del fine settimana…

Lorenzo Ansaldi, classe 2015, conquista il secondo posto alle regionali di nuoto a Livorno
Una splendida prestazione per Lorenzo Ansaldi, giovane talento del nuoto lucchese, che ha ottenuto un brillante secondo posto nella gara di 50 metri rana al Campionato Regionale estivo esord B memorial R.Dani svoltosi a Livorno

Le Mura Spring, le U18 vincono il torneo regionale del 3 contro 3
Il 3x3 è la formula di basket ad un canestro tipicamente estiva, giocata spesso nei playground all'aperto, un tempo di gara di 10 minuti a scorrere, con…

Bike Academy Marchini Costruzioni, impatto positivo con la strada al Giro dell'Albania
Dal 2022 il ciclismo capannorese ha un nuovo punto di riferimento: Bike Academy Marchini Costruzioni di Guamo, una società che segue l' atleta facendolo maturare grazie al personale specializzato…

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Il fascino della Coppa del Mondo di Ciclismo, dai più ritenuto superiore rispetto all'attuale Uci World Tour che l'ha sostituita ad iniziare dal 2005. Una Coppa che veniva assegnata al ciclista che aveva ottenuto nel corso dell'anno il punteggio più alto in una combinata di dieci corse che comprendeva le cinque classiche Monumento, più Amstel Gold Race, Clasica San Sebastian, Rochester International Classic, Parigi Tour e Gran Premio di Svizzera.
Il vincitore veniva giudicato come il più costante nelle grandi classiche dell'intera stagione rendendo merito alle sue grandi attitudini per le classiche di un giorno. Scorgendo la storia fra gli aneddoti e le curiosità viene richiamata all'attenzione l'edizione 1997, perché mai nei tre gradini del podio salirono tre campioni che hanno avuto a che fare con la stessa squadra, sia pure in età giovanile. Questa squadra è la Fanini. Vediamo il perché:
primo classificato fu Michele Bartoli, sbocciato e cresciuto ciclisticamente alla Fanini-Alan prima di passare a correre fino alla categoria juniores con la Montecarlo-Fanini. L'atleta pisano vinse quella Coppa con 280 punti in maglia MG grazie ai diversi piazzamenti ed al successo nella Liegi-Bastogne-Liegi.
Al secondo posto si classificò il danese Rolf Sorensen (Rabobank) con 275 punti, grazie soprattutto al successo nel Giro delle Fiandre. L'elegante ciclista danese fu valorizzato da Ivano Fanini quando ancora allievo gli fece indossare la maglia Fanini-Berti e Renzo Reni lo portava a correre nelle gare toscane sotto la direzione del compianto Michele Fanini.
Atleta di classe cristallina, in maglia Monsummanese- Fanini vinse il mondiale da juniores cronosquadre nel 1983 a Wanganui in Nuova Zelanda ed esordì professionista nell'86 con la Murella-Fanini. L'anno successivo con la Remac-Fanini la sua esplosione quando vinse a soli 22 anni la sesta tappa a cronometro individuale a San Benedetto del Tronto e classifica finale della Tirreno Adriatico davanti a Giuseppe Calcaterra e Tony Rominger, oltre al Grand Prix Pino Cerami prima di passare alla Ariostea.
Al terzo posto completò il podio Andrea Tafi (Mapei GB) con 240 punti vincendo la prova della Rochester International Classic. Anche l'atleta fucecchiese, l'unico italiano ad aver vinto Parigi Roubaix e Giro delle Fiandre, ha indossato la maglia con il marchio Fanini. È successo da dilettante quando vinceva le corse con la Baldacci-Fanini-Berti. Nel 1988 iniziò la sua carriera professionistica con i colori dell'Eurocar Mosoca.
IVANO FANINI, SCOPRITORE DI TALENTI
Tra la fine degli anni 70 ed inizio anni 80, Ivano Fanini attuale patron di Amore & Vita e noto imprenditore, iniziò a sfornare ciclisti come una pasticceria realizzava gustosi croissant con gli stessi ingredienti più importanti: la pazienza e l'attesa.
Fu contagiato nella passione per il ciclismo da suo padre Lorenzo che a Segromigno fece nascere nel 48 la prima squadra ciclistica Fanini, entrando in confidenza con la bici e facendosi valere come costruttore di telai e meccanico di fiducia di tanti atleti di allora.
Tre anni dopo, nel 51 nacque Ivano che cresceva correndo in bici alimentando i suoi sogni a suon di vittorie con un fisico mingherlino e qualche muscolo appena delineato, ma già caratterialmente astuto e con il senso degli affari. A 15 anni si sentiva già un vip vincendo una miriade di corse nelle categorie esordienti e allievi, però non faceva la vita da corridore straviziando un po'.
Suo padre Lorenzo risentito del comportamento del figlio, gli strappò per tre volte il cartellino e Ivano reagì smettendo di correre. Una lezione però che gli è servita tanto da mettere la testa a posto maturando ed alimentando con le sue idee la passione di famiglia, buttandosi a capofitto nei quadri dirigenziali ciclistici con serietà e responsabilità e ad appena 22 anni nel 73 portava a correre da indipendente il garfagnino Olimpio Paolinelli nelle gare professionistiche facendogli indossare la maglia Fanini, ai tempi di Merckx e Gimondi. Entrò nei quadri dirigenziali della San Giacomo-Alan diretta da Carlino Menicagli, nelle cui fila c'erano Giuseppe Martinelli, professionista dal 77 all'85 con tre vittorie di tappa al Giro d'Italia, divenuto poi a sua volta direttore sportivo di Marco Pantani, Cesare Cipollini e Fausto Bertoglio.
Nell'84 il più grande capolavoro di Ivano Fanini fu quello di fondare la prima squadra professionistica lucchese grazie alla sua intraprendenza ed alle sue spiccate capacità manageriali, con competenze mixate tra abilità di natura tecnica e resistenza allo stress nel sapersi adattare a contesti lavorativi mutevoli e complessi. La squadra fu chiamata Fanini Wuhrer Sibicar Alan.
TANTI CICLISTI DANESI PORTATI DA IVANO FANINI A CORRERE IN ITALIA
Dopo gli exploit su strada e pista del danese Ole Ritter, Ivano Fanini gli diventò amico e nacque tra loro una collaborazione che consentì a diversi ciclisti danesi di coronare il loro sogno di correre in Italia per diverse stagioni, che, soprattutto negli anni 80-90, era diventata una vetrina importante per i migliori ciclisti del panorama giovanile internazionale che avevano così l'opportunità di partecipare al Giro d'Italia.
Il più illustre danese che venne a correre nel nostro paese fu Rolf Sorensen lanciato da Fanini prima che si consacrasse un campione di fama internazionale consentendogli il passaggio alla Ariostea. Altri danesi ad indossare la maglia Fanini sono stati: Jens Veggerby, fatto esordire professionista nell'84 divenendo nove anni dopo campione del mondo del mezzofondo; Pedersen, Lihot, Brian Petersen, Bo Larsen, Jorgen Marcussen e Jesper Worre che indossò i colori Fanini da dilettante per poi chiudere la sua carriera agonistica nel 92 con Amore e Vita. Anche Bjarne Riis ha avuto un legame con Fanini che lo portò in Italia consentendogli la prima corsa nel nostro paese da dilettante al Giro della Lunigiana.
IL TRIO BARTOLI-SORENSEN-TAFI, CAPITOLO IMPORTANTE NELLA STORIA FANINI
Quella Coppa del Mondo 1997, rimarrà immortalata fra i ricordi più belli della storia Fanini.
"Si - dice il patron - perché loro mi ricordano tanti trionfi con le mie squadre, che ebbero origine nel mondo dilettantistico per poi sfondare nel professionismo, rappresentando un record mondiale di longevità. Una Coppa del Mondo che dette conferma al mio fiuto ciclistico nel lanciare Bartoli e Sorensen e consentire anche ad un grande campione come Andrea Tafi di cucire sulla maglia il nostro marchio."
Ci può definire le qualità dei tre campioni?
"Andrea Tafi era un ciclista inarrestabile, un motore diesel. Autore di azioni poderose con l'incedere costante del ritmo. Aveva particolari attitudini sulle gare lunghe ed era capace di distribuire le sue forze con andature regolari, non a caso ha vinto diverse classiche monumento."
"Michele Bartoli era un bambino quando nelle nostre squadre giovanili avevamo intuito che avrebbe fatto carriera. Un fuoriclasse di stile ed eleganza ed un grande scattista specializzato nelle fughe. Uno dei più grandi campioni di sempre nelle classiche del Nord Europa"
"Rolf Sorensen, un ciclista stilisticamente molto bello ed ottimo finisseur. Al suo nome sono legati tanti successi importanti nelle mie squadre professionistiche. Rimarrà per sempre uno fra i nostri più grandi campioni".
Coppa del Mondo 1997: un'edizione da ricordare. Un podio con tre protagonisti che hanno indossato la maglia Fanini.
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Kiell Carlstrom un finlandese con la passione, poi diventata professione, per il ciclismo, scoperta nel suo paese di origine in Finlandia e sviluppata a livello agonistico in Italia con 11 anni di professionismo, prima di diventare l'attuale general manager della Israel Cycling Academy, la squadra dove corre il fuoriclasse britannico ed ex compagno di squadra Chris Froome.
"Andavo forte in tutti i percorsi sia in passo, sia a cronometro, sia in salita, senza però essere il numero uno in nessun tracciato - dice l'attuale dirigente ciclistico - e le tante vittorie conseguite in Finlandia mi fecero capire che se avessi voluto veramente competere con i migliori lo avrei dovuto fare in Italia dove c'erano le più forti squadre del mondo in una terra di grandi tradizioni in questo sport. A consentirmi questo trasferimento fu quello che poi diventò un mio ex compagno di squadra, Cristian Fanini. Vedendomi correre al Giro della Bulgaria e della Jugoslavia, rimase colpito dalle mie prestazioni indicandomi ad Amore e Vita Beretta, la squadra gestita da suo padre Ivano. Questo evento diventò realtà nel 2002, nonostante le difficoltà del momento perché spostarsi da un paese all'altro non era un fenomeno così naturale come lo è oggi. Superare le difficoltà che comporta un clima completamente diverso era un modo di vita che ignoravo. I social non erano così sviluppati come oggi dove hanno una grande capacità di influire sul nostro umore ed anche gli effetti della comunicazione interattiva con la mia famiglia erano più difficoltosi."
L'AMBIENTAMENTO IN L'ITALIA
Carlstrom fece presto ad ambientarsi e adattarsi al ciclismo italiano.
"Intrapresi un viaggio verso una nuova vita accanto a gente nuova, con abitudini e lingua diverse dalla mia ma ebbi la fortuna di correre in una squadra che seppe mettermi a mio agio, arricchendomi dal punto di vista umano e, soprattutto, ciclistico approfondendo la mia professione passata, presente e spero futura."
Amore e Vita, la società ciclistica che ha lanciato grandi campioni. Più ascoltiamo le esperienze con la squadra di Fanini da parte di grandi campioni e più ci accorgiamo che questa società ciclistica ha sempre progettato, in 37 anni di storia, la valorizzazione di giovani promesse che, una volta svincolate, hanno continuato l'ascesa nel grande ciclismo, come ad esempio lo stesso Carlstrom che ebbe l'opportunità, grazie ad Amore e Vita-Beretta di proseguire la sua carriera prima alla Liquigas e poi alla Ski, due fra le più forti squadre del mondo negli anni duemila, trovando forma fisica, ma anche una interazione sociale per lui determinante. Tanti campioni del ciclismo, nel rilasciare le loro interviste a La Gazzetta di Lucca, ritengono questa la squadra ideale per formare futuri campioni e farli crescere adottando una specifica preparazione fisica per una formazione programmata da tecnici e preparatori volta a curare, gestire e potenziare le qualità fisiche generali dell'atleta, con l'aggiunta di un motivatore unico nel ciclismo professionistico come Ivano Fanini.
LE PRIME VITTORIE CON AMORE & VITA-BERETTA
Un triennio con Fanini, diretto da due imolesi: prima Roberto Pelliconi, poi Giuseppe Lanzoni. Le luci della ribalta per Carlstrolm si accesero dopo l'adattamento del primo anno. Nel 2003 le sue prime vittorie internazionali: si impose in Austria nella 2.a tappa della Uniqa Classic e nella classifica generale Saaremaa Velo Tour nell'Estonia Occidentale, mentre nel 2004 vinse la prova unica del campionato nazionale finlandese, tappa e classifica generale dell'Unika Classic in Austria, facendosi conoscere dalle grandi squadre del ciclismo internazionale, tanto da passare alla Liquigas ed alla Ski nel biennio 2010-11.
"Questi successi con Amore & Vita - dice l'attuale general manager della Israel Cycling Academy - mi fecero assaporare grandi emozioni dandomi una spinta in più per continuare, perché non c'è niente di meglio che vincere per trarre dallo sport stimoli in più per migliorare. Fanini mi dette in locazione alcune stanze della sua villa di Gragnano per essere sempre più vicino alla squadra. Il secondo anno mi permise di fare arrivare anche mia moglie ed allora raggiunsi l'apice della felicità: correvo in Italia, vincevo le prime corse e ripensavo quando da bambino sognavo tutto questo. Amore & Vita e Liquigas sono state per me due famiglie che ti ripagavano e gratificavano di tanto impegno e di tanta passione per una professione inseguita a lungo e fatta propria."
QUATTRO PERSONE CHE LE VENGONO IN MENTE RIPENSANDO AL PASSATO
"Ole Wackstrom, il mio primo allenatore. Colui che mi capiva studiandomi allenamenti appropriati alle mie caratteristiche. Per me fu un forte dolore quando tre anni fa è venuto a mancare. In Italia penso ogni tanto al mio amico Cristian Fanini, attuale team manager di Amore & Vita, a suo padre Ivano ed al mio ex D.S. Giuseppe Lanzoni. Tutti loro hanno contribuito alla mia formazione da ciclista e a consentirmi di aprire la mente nel diventare General Manager e di rimanere nel ciclismo, un ciclismo però pulito e da sempre sono contrario a qualsiasi ombra di doping.
ATTUALE GENERAL MANAGER DELLA ISRAEL START-UP NATION, LA SQUADRA DI CHRIS FROOME
Le sue esperienze ciclistiche con Amore & Vita, Liquigas e Ski, hanno consentito a Carlstrom di maturare anche una volta attaccata la bicicletta al chiodo e di formarsi come D.S. e General Manager, perché il suo amore per il ciclismo è ancora tanto e forse più di quando correva.
"Il lavoro da General Manager è molto più impegnativo e stressante, ma nello stesso tempo anche gratificante. Da ciclista ti occupi soltanto di te stesso e pensi al lavoro di squadra. Finita la corsa poi ci si rilassa in albergo. Invece da General Manager non ci sono orari. Devi pensare a tutto: dai ciclisti, ai meccanici, alla logistica, a tutto il necessario che serve alla squadra e non hai mai un orario preciso di quando finiscono gli impegni di giornata."
Dopo essere stato D.S. della Iam Cycling dal 2013 al 2016, per l'ex ciclista di Fanini si aprono le porte ad una squadra con licenza World Team: la Israel Start-Up Nation nota come Israel Cycling Academy del presidente canadese Sylvan Adams, residente a Tel Aviv, la squadra dove corre il fuoriclasse britannico Chris Froome, uno dei soli sette corridori ad aver vinto almeno una volta le tre corse a tappe più importanti: Tour, Giro e Vuelta. Ma anche la squadra che ha visto nel Giro d'Italia in corso indossare a Sestola, al termine della quarta tappa, la maglia rosa al trentacinquenne friulano Alessandro De Marchi. Carlstrom si è meritata questa fiducia dimostrando capacità di negoziazione dei contratti con i ciclisti ed una buona formazione nell'ambito del management sportivo.
Ci vuole parlare di questa squadra che si sta inserendo fra le grandi bruciando i tempi dell'attesa?
"Abbiamo un grande presidente come Sylvan Adams. A 40 anni scoprì la passione per il ciclismo diventando un bravo cicloamatore. Poi la Israel gli propose di diventare consigliere e lui accettò. Da consigliere a dirigente il passo fu breve fino a diventare l'attuale presidente e, grazie al suo interessamento e alla sua copertura economica all'RCS il Giro d'Italia del 2018 è partito per la prima volta da Israele. La nostra squadra vuole costruire un futuro puntando sui giovani anche se per il momento ci danno soddisfazioni atleti di esperienza. Lo scorso anno conquistammo la prima vittoria al Giro d'Italia con Alex Dowsett e quest'anno Alessandro De Marchi ha indossato la maglia rosa che è il sogno di tutti, in particolare per un italiano, indossare questa maglia. Un ricordo che si porterà dietro per tutta la vita. Il nostro faro rimane Chris Froome, un campione straordinario, capace di vincere 4 Tour de France"
Che programmi avete nel breve per Froome?
"Crediamo molto in lui e che possa ripetere alcune delle sue grandi vittorie conquistate con Sky e Ineos. Da quest'anno con noi, ma non gli mettiamo fretta. L'importante è che recuperi la condizione migliore dopo la rovinosa caduta dello scorso anno al Critérium du Dauphiné in vista della Grande Boucle alla quale dovette forzatamente rinunciare. Se sarà in condizione, sicuramente lo vedremo ancora una volta fra i grandi protagonisti del prossimo Tour. Noi crediamo molto sulle sue ancora enormi possibilità. Froome è uno di quei corridori che nell'ultima generazione hanno dato maggiori emozioni agli appassionati di ciclismo internazionale. Lo conosco da molti anni. Alla Sky quando correvamo assieme, nelle corse a tappe dormivamo nella stessa camera. Fu lui a propormi di diventare direttore sportivo. Fra noi c'è sempre stata unità di intenti ed assieme al nostro presidente abbiamo progetti ambiziosi. Ma ora ripeto, l'importante è che lui recuperi la miglior condizione fisica".
Intanto, dopo la maglia rosa di De Marchi un altro corridore della Israel è stato protagonista al Giro d'Italia. Si tratta dell'irlandese Daniele John Martin, 34 anni, vincitore in solitudine della 17.a tappa da Canazei a Sega di Ala, nel primo giorno di crisi della maglia rosa Egan Bernal. Per Carlstrom un'altra grande soddisfazione che gli ha dato un suo atleta, anche lui in su con l'età, in attesa di scoprire giovani talenti da lanciare nei programmi futuri e Carlstrom è uno che sa attendere e che anche a livello dirigenziale sale uno scalino alla volta come quando esordì professionista con Amore e Vita-Fanini.