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Scritto da vittorio prayer
StoricaMente
05 Novembre 2022

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Leggo tempo addietro il libro "Hitler e il nazismo magico", opera del politologo e storico Giorgio Galli. Dopo poche pagine in prefazione resto sbalordito. Apprendo una storia tedesca, che a poco a poco diviene quasi leggenda per tragedia e mistero. Di un grande padre anche troppo longevo e di un figlio che non ha avuto la buona sorte di campare.

Ucciso sui monti di Carrara, a soli 18 anni, durante un combattimento coi partigiani verso la fine della II Guerra Mondiale. Non avevo mai sentito parlare di Ernstel Junger, fanciullo primogenito di Ernst Junger filosofo e scrittore, mandato a morire sulla "Linea Gotica" in una compagnia di disciplina perché dissidente dal culto nazista. Un ragazzo soppresso, come tanti altri coetanei militari e civili durante la barbarie della battaglia, ma che - ironia macabra della sorte - ha avuto la vita falciata proprio tra scogliere di marmo dal padre immaginate e narrate cinque anni prima... Ernstel, ammazzato in zona amena che corre tra le rocce marine del promontorio detto "Punta Bianca", spartiacque di Toscana e Liguria, alla cui panoramica sommità bunker antichi dominano sull'Alto Tirreno. E dai quali artiglieri tedeschi cannoneggiavano "Apuania" e dintorni, nell'arco di tempo che s'interponeva nel biennio 1944-1945. Poi ancora scogliere lungo la grande cordigliera delle montagne cavate.

Morire a 18 anni  - e ribadisco - proprio "Sulle Scogliere di Marmo", come dal titolo del libro capolavoro del padre pubblicato nel 1939 alla vigilia della seconda guerra mondiale. Opera letteraria profetica, che annunciava ai tedeschi gli incombenti pericoli del nazismo e della catastrofe bellica. Presagio letterario di non troppo livello allegorico.

A 66 anni dalla rivelata morte prematura mi metto sulle tracce di Ernstel Junger, lungo la pista che conduce all'infausto destino del giovane allievo ufficiale, tacciato in Patria da "agente disfattista, per la demoralizzazione delle truppe degli eserciti del Furher".

Navigo su internet e trovo preziose notizie che mi conducono al Cimitero di Turigliano di Carrara dove fra le estreme dimore dei "Senza Dio - Senza Patria -Anarchici e Cavalieri dell'Ideale", l'impiegato addetto all'archivio storico dei trapassati mi mostra il registro dei soldati tedeschi freddati e sepolti tra il '44 e il '45. Il nome che cercavo è trascritto: "Ernst Junger", lo stesso del padre. Data di nascita: I° maggio 1926. Del decesso: 29 novembre 1944. Luogo di tumulazione, numero della fossa e data di traslazione in Patria: (dicembre 1952), dopo otto anni di ignorata ospitalità nel ventre della terra Apuana. Navigo di nuovo su internet, sballottato sulle onde dell'oceano informatico relativo al filosofo Ernst Junger. Scopro che su tre scrittori e giornalisti di fama che lo aiutarono a recuperare il corpo morto del figlio due sono deceduti, ma uno di essi ben in vita: Marcello Staglieno.

Chiamo al telefono e lui mi suggerisce di leggere "I Prossimi Titani - Conversazioni con Ernst Junger" di Gnoli e Volpi. Libello assai utile a capire. Poi ho la fortuna di incontrare due illustri testimoni locali dell'epoca bellica di vita e morte davvero vissuta: Giorgio Mori ex partigiano combattente e Cesare Piccioli, avvocato e saggista. Entrambi da Carrara.

Leggo e rileggo il libro di Giorgio Galli che mi trascina nel vortice dell'esoterismo occulto dei teutoni nazisti; e rischio quasi di annaspare tra le rapide di un fiume "magico" che corre verso il mare privo di argini sui quali aggrapparmi. Ormai sono quasi sicuro: la scia degli "alchimisti e maghi terribili" tracciata da Galli, mi conduce al dramma di Ernstel Junger. 

E la storia può cominciare, a partire dal novembre 1944. 

Mercoledì 29 novembre di quell'anno Ernst Junger non sa ancora che sta perdendo per l'eternità l'adorato primogenito Ernstel detto anche "Atel".

Il combattimento ha quale scenario un punto precisato del paesino di Codena, poco sopra la città di Carrara. Si spara lungo le piane ai piedi del monte Brugiana fra ulivi e castagni, coi soldati e partigiani indifferenti allo stupendo panorama più in alto e giù in basso: quello delle cave scolpite, delle colline lussureggianti e del mare la cui vista si potrebbe perdere o contemplare fino all'orizzonte. Giovani in armi distratti, dalla lotta per la vita.

Ernstel Junger  si trova acquattato tra rovi e cespugli, nei pressi dell'antica cappella di Santa Croce verso la sommità del monte che incombe sul villaggio. Il giovane allievo ufficiale non ha tempo di osservare all'interno del tempietto il bassorilievo di marmo che raffigura la Vergine Maria che abbraccia la Croce, l'affresco del Cristo Crocifisso o le statue degli Angeli

Piangenti. Simboli votivi, ma di passione.  

Il colpo d'arma da fuoco fulmineo e misterioso giunge all'improvviso da tergo; e lo "stahlhelm" del ragazzo si lascia perforare quasi con arrendevolezza. 

TESTIMONIANZA DI GIORGIO MORI, 86 ANNI, PRESIDENTE DELL'A.N.P.I. DI MASSA - CARRARA : "IL RAGAZZO E' STATO AMMAZZATO A CODENA".   

"Nel registro dei rapporti dell'Ispettore cimiteriale dell'anno 1944  - esordisce Giorgio Mori - risulta che dal 29 novembre al 2 dicembre 1944, nel cimitero di Turigliano sono state tumulate alcune salme di militari tedeschi appartenenti alle unità della "Wehrmacht Alpenjager"e delle "Reichsfuhrer SS", caduti in combattimento durante gli scontri con le formazioni partigiane nella zona collinare di Codena, in località Santa Croce. Tra i deceduti c'era il figliolo diciottenne di Ernst Junger, il grande scrittore, filosofo e saggista tedesco del XX° secolo. Il ragazzo, che portava lo stesso nome in vezzeggiativo del padre, era stato processato tempo prima dal Tribunale Militare nazista per "disfattismo": condannato a sei mesi di carcere, liberato dal padre, ma arruolato in maniera coattiva in una Compagnia di Disciplina. Quindi spedito sul fronte di guerra, in zona di combattimento della Linea Gotica sulle montagne di Massa e Carrara.  Prima degli scontri a fuoco di Codena il reparto a cui apparteneva il giovane Junger venne impiegato nelle operazioni di rastrellamento anti partigiani, che investirono tutto il territorio della nostra provincia durante le giornate che vanno dal 28-29 novembre al 2-3 dicembre 1944. Junger jr. restò ucciso durante gli aspri scontri armati che ininterrotti si avvicendarono in quelle terribili giornate di fuoco".

"Nei ricordi personali che mi porto addosso ormai da più di 60 anni - prosegue il racconto Giorgio Mori - posso dire che quando Loris Giorgi il 30 novembre del '44 perdette la vita negli stessi fatti d'armi sulle alture di Codena, noi partigiani durante una pausa di fuoco andammo in cerca dell'ufficiale nazista che secondo testimonianze gli aveva sparato addosso con la Luger. Rastrellammo la località e rovistammo anche tra i cespi nella speranza di scovare colui che aveva ferito a morte il nostro compagno. Nel frattempo recuperavamo armi, munizioni e vettovagliamenti dei caduti germanici. Ad un tratto scorgemmo due morti tedeschi e ci colpì il volto di uno di essi: pareva un adolescente dal viso pallido e sereno sotto l'elmetto militare con sottogola. Sembrava davvero che dormisse e noi commossi lo lasciammo stare in pace nel suo sonno eterno, anche perché la gragnola di proiettili dei suoi camerati più in basso aveva ripreso a bersagliarci a tutto ritmo. Fuoco... Fiamme, esplosioni e piombo tutto intorno... Da ulteriori e successive informazioni suppongo che il ragazzino ucciso fosse proprio il figlio di Ernst Junger, ma ancora oggi non posso giurarlo. Poche ore dopo i medici partigiani Pietrino Isoppi e Umberto Bertoloni che avevano tentato inutilmente di rianimare Loris Giorgi, di soli due anni "più vecchio" del piccolo Junger, ci informarono che ad uccidere il nostro compagno non era stato un proiettile di pistola bensì una scheggia di mortaio che lo aveva preso in testa. Comunque questo ed altri combattimenti fecero si che il Comando tedesco il 3 dicembre del '44 decise di smobilitare e abbandonare in fretta la nostra città". 

PRESIDENTE MORI, DOPO I GIORNI DELL' IRA E DELL'ODIO, HA MAI RIFLETTUTO SU QUEGLI AVVENIMENTI. E SUGLI JUNGER PADRE E FIGLIOLO? 

"Certo - ammette Giorgio Mori - non solo ho ponderato, ma mi sono anche informato sulla tragedia del grande scrittore, che venne a sapere della scomparsa del figlio solo il 12 gennaio del 1945. Ho letto passi relativi e strazianti nei diari di questo padre afflitto, come del resto milioni e milioni di genitori d'Europa e del mondo intero, dai cuori schiantati dalla guerra: "Ernstel è morto, caduto il mio ragazzo - ha scritto Ernst Junger - Morto, già dal 29 novembre dell'anno passato. Aveva solo 18 anni ed è stato colpito alla testa da un proiettile durante uno scontro di pattuglie sulle montagne di marmo di Carrara nell'Italia centrale. Come riferiscono i suoi camerati mio figlio è morto sul colpo. Essi non lo poterono prendere subito con loro: l'hanno trasportato poco dopo su di un carro armato al cimitero di Turigliano alla periferia di Carrara, dove Ernstel ha trovato la sua estrema dimora. Il mio bravo ragazzo sin dall'infanzia ha cercato sempre di emulare suo padre; ed ecco che alla prima occasione ha saputo fare di meglio. Tra le sue cose ho trovato un piccolo diario che iniziava con la massima:"Giunge più lontano colui che non sa dove va".

"La sofferenza del padre - racconta Mori - si manifesta e si rinnova. Il 14 gennaio 1945 Junger scrive:"Il dolore è come la pioggia che si disperde dapprima nella sua massa, per poi penetrare lentamente nel terreno. Ma lo spirito non lo comprende tutto in una volta". Il 20 gennaio, di nuovo:"Come i lemuri dell'antica Roma ritenuti anime dei morti che importunavano i viventi, Essi tentano di farsi avanti anche in questo caso. Di sfruttare questa morte. Di sfruttarla in un certo qual modo. Così il comandante della compagnia che mi ha comunicato la ferale notizia ha insinuato che Ernstel sarebbe morto per il Fuhrer, mentre gli era ben nota la storia del mio caro ragazzo".

Questa nobile figura paterna, libero pensatore e in seguito antinazista in patria, da tempo conosceva ed ammirava Carrara dalle bianche montagne, dove il destino ha preteso che suo figlio trovasse la morte. Non posso dire da chi fu sparato il colpo che uccise il fanciullo: se fosse stato piombo partigiano od altro... Però, ripensandoci, egli aveva il volto immacolato... Identico a quelli dei giustiziati alle spalle...".

Effettivamente il cadavere del giovane Junger alla fine del novembre '44 era stato inumato nel settore B, fossa nr° 100, come risulta dal "Registro delle tumulazioni del reparto tedesco - Cimitero di Turigliano - Comune di Apuania"; libro mastro fedele e conservato ancora oggi. Ernstel ha riposato accanto a 237 camerati proprio nello spazio antistante il camposanto, dove ora si trovano i giardini e s'innalza il monumento all'anarchico regicida Gaetano Bresci. Il padre inconsolabile che non riusciva a recuperarne le spoglie, chiese aiuto ai giornalisti e scrittori suoi amici Giovanni Ansaldo (4), Marcello Staglieno ed Henry Furst (5). Questi ultimi nell'immediato e caotico dopoguerra si dettero da fare e si misero sulla pista che li avrebbe condotti all'individuazione e al recupero della salma del giovane soldato. Ci vollero addirittura otto anni, poi il 2 dicembre del 1952 tra i resti di un povero morto ecco spuntare un portasigarette di metallo con incisa la frase rivelatrice: "Al mio caro figlio Ernstel, da suo padre Ernst Junger". Le spoglie mortali del giovane ucciso a Codena furono raccolte da Henry Furst in una piccola cassa di legno e da lui trasportate nel cimitero di Wilflingen dove oggi riposano accanto al babbo, alla mamma e al fratello minore, in terra, nelle fiorite tombe di famiglia. Durante quel lungo periodo alla ricerca del figlio perduto, Ernst Junger e famigliari soggiornarono spesso a Carrara...

 

TESTIMONIANZA DELL'AVVOCATO E SCRITTORE CESARE PICCIOLI: "HO CONOSCIUTO GLI JUNGER, MA LA FINE DI ERNSTEL PER ME E' UN GIALLO". 

"Correvano gli anni '50 - racconta Cesare Piccioli - e l'albergo San Marco ad Avenza era di proprietà della mia famiglia. Anni di dopoguerra, con padri e madri che giungevano da varie località della Germania per rintracciare ciò che restava dei loro figlioli morti in guerra. Per donare loro degna sepoltura in patria. Un vero pellegrinaggio della disperazione, compiuto soprattutto nei periodi estivi. L'hotel era poco distante dal cimitero di Turigliano; ritengo sia stato per questo che l'alloggio dei miei abbia avuto la prerogativa di ospitare tanti genitori tedeschi addolorati. Rammento che molti di essi cercavano le spoglie dei caduti nel 1944, sulle cui tombe erano stati posti piccoli cippi di marmo bianco. Taluni, ma pochi, conservavano scritto il nome, cognome, grado e numero di matricola. Diversi altri recavano la povera incisione: soldato sconosciuto. Un giorno imprecisato arrivò solitario Ernst Junger, di cui mi colpirono aspetto e  nobile personalità. Mesi dopo la consorte Gretha de Jeinsen con il  secondogenito Alexander. Ricordo la signora, donna di gran classe, colta, raffinata, ma di maniere semplici e cordiali. Con lei, nel giardino dell'albergo, conversavo in francese sulle storie antiche d'Italia e di Germania. Donna Gretha mi parlò anche di Ernstel, caduto anni prima sui nostri monti ed era ansiosa quanto il marito di rintracciarne il corpo. Ci interessammo alla pietosa circostanza, ma sia la località del decesso che quella della sepoltura risultarono ignote persino agli ex comandanti partigiani come Alessandro Brucellaria, nome di battaglia "Memo". Caos burocratico da dopoguerra, necessario investigare più a fondo".

"Un giorno al San Marco arrivò anche Henry Furst - continua il racconto - l'uomo che poi scoprì dove era sepolto Ernstel, elegantissimo scrittore e traduttore che collaborava al settimanale "Il Borghese" assieme a Junger e a tanti altri ottimi giornalisti. Ricordo che in quegli anni Ernst Junger nella chiusa di un suo "pezzo" sul Borghese, ebbe a citare: "Ora pongo fine al mio articolo perché dal treno che correndo mi conduce via dalle terre Apuane scorgo i neri cipressi di Turigliano...".

"Una vicenda commovente quella di Junger padre - ammette Cesare Piccioli - un uomo che a cavallo di due secoli ha visto tutto e descritto di tutto: la Grande Guerra, nazismo e seconda guerra mondiale. Era moderna dalle tecnologie imponderabili, fino alle prime droghe od allucinogeni. Tra insidie e lutti, dubbi e resistenze, interdizioni e riconoscimenti. Questo babbo tedesco, già anziano negli anni '50, che andava e veniva in treno, dalla Germania distrutta a Carrara, per ritrovare le ossa del suo primogenito...Commovente - ribadisce il concetto l'avv. Piccioli - che alla fine si pone il dilemma: "Riconsiderando il fatto dopo lustri ed aver letto tanto in proposito, ritengo che il giovane Junger possa essere stato ucciso per vendetta contro il padre, ma non dai partigiani combattenti. Ernst Junger aveva rifiutato due volte il seggio al Reichstag che gli era stato offerto da Hitler in persona. Pubblicato nel 1939 il contestato libro "Sulle scogliere di marmo", che anticipava in modo più che palese la catastrofe del popolo tedesco sotto la bandiera della svastica. Preso parte più o meno apertamente all'Operazione Valchiria. Ce n' era d'avanzo per scatenare la vendetta di qualche caporione nazista, secondo i sistemi disumani allora in vigore in Germania. Si - conclude Piccioli - nutro il sospetto che Ernstel Junger sia stato freddato alle spalle da un assassino proveniente, come il mandante, dal mondo dell'inesorabile occultismo teutonico di maghi malvagi. Un cosmo ai cui primordi partecipò anche l'illustre padre". 

TRAGEDIA A RADICI LONTANE. DA GIORGIO GALLI: "HITLER E IL NAZISMO MAGICO". OPERAZIONE VALCHIRIA. JUNGER E LA DOTTRINA SEGRETA. 

"...Una parte dello stato maggiore tedesco non era favorevole alla guerra: temeva che il Reich la potesse perdere. Ma perché mai Canaris, un conservatore, un patriota, pensava alla vittoria come a "una vera catastrofe?". Perché i suoi servizi lo tenevano informato sugli aspetti oscuri della "dottrina segreta" da parte del vertice nazista che avrebbe imposto, con la vittoria, un corso alla storia che anche un patriota e conservatore poteva considerare venato da aspirazioni "diaboliche". Comunque, indecisi sino a quando Hitler poteva vincere, gli esponenti di vertice della cultura esoterica decisero di agire solo quando videro che la guerra era perduta. Il loro ruolo il 20 luglio 1944 è confermato dal singolare documento del I° dicembre di quell'anno, nel quale il giudice Roland Freisler invia una nota a Martin Bormann per chiedere quale procedura adottare nei confronti di Ernst Junger, di cui documenta la posizione dalla pubblicazione del "Sulle Scogliere di Marmo" alla partecipazione alla congiura del 20 luglio. Bormann sottopone al suo Fuhrer il dossier che dovrebbe condurre lo scrittore all'incriminazione per alto tradimento e alla morte certa. Hitler la restituisce a Bormann con la lapidaria sentenza: "Junger non si tocca". Eppure - cita Galli - oggi sono certo, diversamente da 20 anni fa, che egli fu un protagonista dell'operazione Valchiria".

Ernst Junger nel dopoguerra esprimerà stupore per questa decisione. Lascia intendere nei suoi diari che, se non lui, venne punito il suo giovane figlio, Ernstel, mandato a morire da ufficiale sulle Alpi Apuane. Ma lo stupore del grande scrittore è una finzione, così la realtà è che il figlio cadde in guerra non perché perseguitato, ma come molti suoi camerati. Junger sapeva bene perché fosse intoccabile: era ritenuto da Hitler un maestro esoterico e come tale fuori della sua portata.

Ernst Junger fu l'anima della cospirazione e in una frase cruciale dei suoi diari dal 1939 al 1945, così scrive: "il colpo che abbatté Rommel, il 17 luglio 1944 sulla strada di Livarot, privò la nostra congiura dell'unico uomo che avesse la forza di sopportare il peso terribile della guerra e della guerra civile; l'unico uomo che fosse retto a tal punto da ergersi contro la paurosa follia dei dirigenti tedeschi". Questo era un segno sinistro, che poteva essere interpretato soltanto in un modo: l'eroico feldmaresciallo Erwin Rommel era stato gravemente ferito quando la sua automobile venne colpita da un aereo. Hitler gli avrebbe poi lasciato la scelta tra una fine onorevole od un processo infamante seguito da rappresaglia contro i suoi famigliari. Rommel si suicidò, ma le espressioni usate da Junger sono illuminanti. Lo scrittore non nomina Hitler, ma "la paurosa follia dei dirigenti tedeschi". E' la decisione della guerra prematura, contro la quale aveva messo in guardia in "Sulle scogliere di marmo". Il "segno" sinistro che poteva essere interpretato soltanto in un modo. E' la percezione della cultura esoterica, secondo la quale l'uscita di scena di Rommel preannunciava il fallimento del complotto".

Ma, come vedremo, anche la morte precoce del figlio di Junger. 

ERNST JUNGER NEL CASTELLO DI WEWELSBURG TRA GLI ALCHIMISTI "INIZIATI" DELL'ESOTERISMO TEUTONICO?  LA VENDETTA DEI MAGHI SI DELINEA. 

Il rischio è quello di addentrarci, e perderci, nella "Dottrina segreta": nel labirinto del nazionalsocialismo esoterico e geopolitico oggi tanto studiato, descritto e pubblicato tra verità e fantasie da giornalisti, scrittori e nei documentari televisivi. Ma certo è che in Germania nel 1935 il capo delle SS Heinrich Himmler ed altri stregoni nazisti fondarono la "Ahnenerbe", che letteralmente significa: "Società di ricerca ed insegnamento dell'eredità ancestrale"; ossia del mitico mondo degli avi ariani: la loro genetica e cura razziale. Un gruppo di studio per "iniziati" verso il conservatorismo tedesco nell'ambito dell'archeologia, della poesia, della filologia, delle scienze linguistiche e delle tradizioni germaniche, nel tentativo di identificare e riesumare una linea di Germanesimo puro ed ancestrale. Lo stesso ordine dell'Ahnenerbe, che compì esplorazioni razziali in tutti i continenti soprattutto d'Oriente, ma che poi sfociò nei tragici esperimenti medici utilizzando in prevalenza esseri umani a guisa di cavie, tra gli internati nei campi di concentramento. E in altre teorie e pratiche razziali o "superomistiche" del nazismo occulto a radici lontane, ramificate fino alla antichissima civiltà di Thule). Dodici iniziati si riunivano nel castello di Wewelsburg nella Vestfalia nord-occidentale, cuore della foresta di Teutoburgo e zona carica di simbolismi religiosi e storici. Le mura del castello formano un triangolo, al vertice del quale sorge un torrione che punta verso il nord. Maniero costruito a freccia ortogonale per un orientamento anticristiano, il cui perimetro richiama la forma della Sacra Lancia di Longino con la quale il Centurione trafisse il costato a Gesù Cristo in croce. Per i teosofi nazisti essa rappresentava l'arma di ogni potere, seconda solo al Santo Graal. Gli eserciti che la possedevano non sarebbero mai stati sconfitti. Stando al "Nazionalismo esoterico" di Marco Dolcetta, della cerchia dei 12 eletti dell'ordine nero faceva parte Ernst Junger; anche se lo scrittore come altri componenti non era mai stato iscritto al partito nazista. Da qui è lecito supporre che se Hitler in persona in un paio di occasioni lo aveva protetto: (nel 1939 permise la pubblicazione di "Sulle scogliere di marmo", nonostante i pareri contrari di Goebbels e di altri gerarchi, ammonendoli: "lasciate in pace Junger". Poi in seguito all'attentato del 20 luglio del '44, malgrado le prove schiaccianti a suo carico).                                                             

Necessari ora, per meglio comprendere, alcuni stralci su Junger tratti dal libro di Giorgio Galli: "... Anche grandi intellettuali della cultura conservatrice tedesca, come Ernst Junger e Carl Schmitt (13), a un certo punto si sono resi conto che il nazismo era una sintesi di magia e tecnologia avanzata, ed hanno finito col vedere in Hitler non il salvatore dello Stato tedesco, ma un uomo che si serviva di mezzi razionali per fini folli...". "... Possiamo supporre che la decisione di eliminare Hitler che stava portando la Germania al disastro, nacque in quegli stessi gruppi iniziatici che erano stati una delle componenti della formazione culturale e della strategia di ascesa al potere del Fuhrer. E' una chiava nella quale si può leggere il romanzo "Sulle scogliere di marmo" di Junger, ad impostazione esoterica...".

"... E' il gruppo che gestisce a Monaco il passaggio dalla Thule al partito (e al quale è collegato Ernst Junger), che comincia a decidere e deciderà (talvolta in maniera non concorde), al momento delle grandi scelte politiche...". "... Alla vigilia della guerra Junger conosce la componente esoterica della cultura nazista e ne è compartecipe, ma preoccupato, muta il suo atteggiamento di piena solidarietà col regime...". "...Quando soprattutto appare inevitabile quel conflitto con l'Inghilterra da Hitler escluso, che aggiungendosi a quello ad oriente avrebbe portato alla sconfitta... E lo stesso gruppo dirigente della cultura esoterica - come emerge dalle allegorie di Junger e di Scmitt - avverte che sta per affrontare una prova difficile e rischiosa...".  "... Caduta ogni speranza ad ovest Essi ritengono perduta la partita della guerra dopo le sconfitte in Russia; e tentano un'altra via di uscita attraverso un'intesa con settori dell'esercito per sostituire Hitler. E si arriva alla situazione ipotizzata da Junger nel 1939: congiura e catastrofe...".

Lecito supporre, come avanzato anche dall'avvocato di Carrara Cesare Piccioli, che qualcuno dei "maghi" cattivi del Terzo Reich, col crollo ormai inevitabile della Germania di Hitler e col fiato del mondo dei giustizieri sul collo, abbia inteso farla pagare cara allo scrittore dissidente ma "intoccabile" per il Fuhrer, facendogli ammazzare il figlio Ernstel durante uno scontro pericoloso coi partigiani sulle Apuane. Un sicario delle SS, della Gestapo od uno... "iniziatico", si annidava sui monti di Codena di Carrara? Il mistero rimane, oggi più che ragionevole... 

"GIUNGE PIU' LONTANO CHI NON SA DOVE VA". IL PADRE  FILOSOFO RINGRAZIA CHI GLI HA RESO LE SPOGLIE MORTALI DI ERNSTEL 

Nel 1995 Antonio Gnoli, giornalista della Repubblica e Franco Volpi, docente di filosofia, realizzano il libro: "I prossimi titani - Conversazioni con Ernst Junger". Lo scrittore, che allora compiva 100 anni, nell'intervista afferma tra le altre cose:"Mi è caro ricordare la figura di Henry Furst, non solo per l'attenzione che ha dedicato alla mia opera, ma perché con l'aiuto del giovane Marcello Staglieno si adoperò per trovare le spoglie del mio primogenito Ernstel, caduto nel novembre del 1944 a Carrara. Quando le ebbe ritrovate venne qui a Wilflingen a portarmele. Fui certo che si trattava effettivamente di mio figlio perché nella tasca c'era un portasigarette che gli avevo regalato. Grazie a Henry Furst mio figlio giace qui nel cimitero di Wilflingen, assieme a Gretha la mia prima moglie e all'altro figlio Alexander, scomparso di recente. Per questo ricordo l'amico scrittore Furst con profonda riconoscenza". Tra le carte di Suo figlio c'è una frase molto bella che si era annotato: "Giunge più lontano chi non sa dove va"..."Si, è una massima che viene attribuita tra gli altri a Napoleone, ma non si sa bene di chi sia. A mio figlio piaceva perché riteneva di non doversi dare obiettivi nella vita. Mi sembra ancora di vederlo quando andavamo assieme a passeggiare per la campagna parlando di ogni sorta di cose, dai problemi quotidiani a quelli alti della metafisica. Lui, così giovane, mi diceva:"La curiosità per le cose dell'aldilà è tanto grande che quasi non vedo l'ora di morire". Poi mi giunse la notizia della sua morte. Fu un momento angosciante, difficilissimo".  

Ernst Junger, Premio Goethe e patriarca della cultura germanica del  '900: superdecorato guerriero, ma pacifista, ferito di guerra 14 volte per 20 cicatrici, anarchico e conservatore, ateo convertito al cattolicesimo a 101 anni, nazionalista, ma fautore dell'unità europea, interprete appassionato e contraddittorio delle lettere tedesche. Osservatore attento, studioso di tutti i germogli della natura e degli arcani che scandiscono il tempo che passa, è morto nel 1998 a 103 anni. Dal 1950 viveva a Wilflingen, piccolo villaggio svevo, nella casa del "Gran Forestiero" messa a sua disposizione dai Von Stauffemberg, eredi del conte Claus che provò ad ammazzare Hitler.

Di fronte, si staglia imponente il castello "Stauffemberg", in cui hanno anche soggiornato alcuni membri del governo francese in esilio. Casa  Junger è ancora stipata di libri e di raffinate collezioni, come gli insetti e le piante, che il sapiente ha studiato per decenni. L'inizio del Suo "Sulle Scogliere di Marmo" potrebbe rappresentare la fine della nostra piccola storia su un padre dalla lunga vita e su un figlio "pieno" di vita breve: "Voi tutti conoscete la selvaggia tristezza che suscita il rammemorare il tempo felice: esso è irrevocabilmente trascorso, e ne siamo divisi in modo spietato più che da quale sia lontananza di luoghi. Le immagini risorgono, più ancora allettanti nell'alone del ricordo, e vi ripensiamo come al corpo di una donna amata, che morta riposa nella profonda terra e che simile a un miraggio riappare, circonfusa di spirituale splendore, suscitando in noi un brivido di sgomento. Sempre di nuovo ritroviamo negli affannosi sogni il passato, in ogni suo aspetto, e come ciechi brancoliamo verso di esso. La coppa della vita e dell'amore ci sembra non esser stata colma sino all'orlo, per noi, e nessun rimpianto vale a ridonarci tutto ciò che non abbiamo avuto. Oh, fosse questa tristezza almeno d'insegnamento per ogni nuovo attimo di felicità! Il ricordo di quegli anni di luce solare e di calmo splendore della luna ne diviene più dolce ancora, se l'orrore li terminò all'improvviso. E ora comprendiamo come già un felice caso per noi uomini sia il proseguire la vita nelle nostre piccole comunità, in una casa ove la pace regni, fra buoni conversari, accolti da un saluto affettuoso a mattina e a sera. Ahi, troppo tardi riconosciamo che la fortuna ci era in tal modo prodiga di doni...".

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