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Scritto da vittorio prayer
StoricaMente
10 Novembre 2022

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Hanna artista dei miracoli oggi è una vegliarda quasi centenaria. La contattiamo via telefonica nel suo appartamento nel Bronx di NYC. A piano terra  per fortuna, e vedremo il perché"Hanna ciao, come stai, è quasi mezzo secolo che manchi da Carrara, ma ti ricordiamo in diversi".

 "Hellò ciao – risponde lei a voce tremula - ho anche scritto un libro sul mio Paradiso artistico e non artistico nei sei anni trascorsi a Carrara: alla ricerca dell'arte sublime di Michelangelo - mia - e del mio "Angelo" grande amore anarchico di mia vita soddisfatta. Ora però sono stanca, tanto stanca".

"Salutami Carrara dove ho scoperto la scultura - conclude Hanna - e l'arte vera, quali luoghi della perfetta libertà"...

Anno 1978, poco più che cinquantenne Hanna si trasferisce da Carrara a New York City con appresso lastre, blocchi di marmo bianco, di bardiglio e sculture quali compagni di viaggio via oceano. A Manhattan li fa sollevare da una gru e depositare nella sua nuova casa in centro. Ventimila libbre, ossia nove tonnellate di marmi grezzi e lavorati, roba da far crollare il pavimento. "Il trasporto di pezzi di montagne e di opere d'arte in marmi da Carrara a New York potrebbe rendermi un'Amazzone?"... - si  domanda  Hanna - paragonandosi alle famose femmine guerriere della mitologia greca.

Ma quando si stabilisce nella Grande Mela in passato aveva già dimostrato di appartenere ad una razza speciale di combattenti: donna caparbia ed  ostinata a fare dell'arte il centro della propria vita. Costi quel che costi, nonostante una lunga serie di ostacoli passati e vissuti. Nel suo "loft" le opere d'arte stanno immerse in labirinti di piante, mini giardini rocciosi, fiori, pregiati libri, dipinti fantasmagorici, collage, marmi piccoli e grandi, grezzi e lucidati. Tutte opere della strabiliante arte orientale "Zen"di Hanna Eshel ...

Una sua mostra del 2012 alla "Patrick Parrish Gallery" di New York ha ripercorso la vasta produzione della brava artista allora 86enne e riscoperta in Usa solo in quell'anno. Hanna da appartata quale era nel "loft" assieme alle sue opere plasmate nel marmo di Carrara, si è decisa ad esporre, scrivono i media Usa... "Uno spettacolo dove onnipresente si avverte la spiritualità invasiva di Hanna Eshel - registra il New York Times - Sculture piccole e sculture meno piccole plasmate in forme "filosofice" nel marmo candido o nel bel grigio bardiglio; statue e statuine contrassegnate da profonde fessure e da "collage", con voragini ed abissi immaginati modellati. Poi tele dipinte di esplosioni siderali, di vernici multicolori in mondi sconosciuti, misteriosi... Tutto a richiamare gli impeti di femminilità della sempre esplodente artista. Ma da lei sono espressi anche i sensi di spazi profondi: a dimostrare la sensibile tenacia di vita di Hanna Eshel".

Hanna pittrice e scultrice, arriva a Carrara da Parigi dove aveva frequentato l'Accademia di Belle Arti ed esposto dipinti nelle migliori gallerie. Ma lì scopre l'arte scultorea e abbandona quella pittorica. Anni prima, nella sua patria in Israele, è stata anche militare in aeronautica col grado di tenente e combattente nella guerra del deserto contro l'Egitto. Frequenta l'Accademia d'Arte di Gerusalemme poi si sposa e concepisce un figlio.

"Un'altra vita, troppo casalinga e banale - da lei presto abbandonata per amore dell'arte e - amava dire - della libertà assoluta".

A Carrara Hanna Eshel approda agli Studi Nicoli dove si perfeziona nell'arte scultorea. Nel 1978 partecipa al primo Simposio di Scultura all'aperto nella seicentesca Piazza Alberica che si tiene in luglio/agosto, sotto il sole ardente. Nella città del marmo colleziona molti amici come i colleghi Carlo Nicoli, Gigi Guadagnucci, Nardo Dunchi, Roberto Bernacchi e diversi altri. S'innamora ardentemente, riamata, dell'anarchico Angelo Dolci detto  "Taro", uomo di poche parole, ma assai gagliardo.

All'epoca Hanna si raccomanda agli amici: "Fatemi il favore, dite al Taro di non bere troppo, altrimenti non ce la fa ad appagarmi... Però lo ama fino alla morte. Sull'esperienza di Carrara Hanna Eshel ha scritto due libri di memorie dal titolo: "Michelangelo and Me: Six Years in My Carrara Heaven".

"Michelangelo ed io: sei anni nel mio Paradiso di Carrara" e "Life Sketch""Spettacolo di vita"; una meditazione profonda sulla sua vita ed i suoi errori, ma esclusivamente nel nome dell'arte immortale. Anni fa Hanna Eshel dal suo "loft" di Manhattan si è trasferita..."Armi, marmi e bagagli" nel Bronx  in un appartamento al piano terra, per fortuna dei coinquilini.

Al telefono - abbiamo detto - fa fatica a conversare, ma tra un sospiro e un colpo di tosse è ancora in grado di dirci: "Sòn nata e vissuta solo per l'arte. Morirò per l'arte. In vita ho amato quattro uomini grandi artisti: Michelangelo Buonarroti, Constantin Brancusi. Henry Moore ed Isamu Noguchi che ho conosciuto agli Studi Nicoli di Carrara. Ma chi mi ha fatto sul serio perder la testa, oltre all'arte, è stato il mio grande amore anarchico Angelo Dolci detto "Il Taro", che quando non beveva troppo era eccezionale... Ora basta, sono stanca, troppo stanca. Vi saluto – conclude Hanna Eshel – e saluto le montagne di marmo che incombono sulle terre Apuane. Ciao".

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