Belli, bellissimi, almeno per noi, i libri che raccontano la storia, autobiografie o anche resoconti e analisi, ma ogni tanto non dispiace dedicarsi, soprattutto, se si ama lo sport e il calcio in particolare, ad opere più leggere perché, in fondo, a questo mondo già così complesso e fonte di amarezza, un po' di leggerezza che tenga lontano il cortisolo sempre in agguato non fa male.
Così ci siamo imbattuti, dopo aver guardato una intervista, nella storia raccontata da Luigi Garlando della Gazzetta dello Sport che svela miserie (nessuna) e nobiltà (tutta) di un personaggio che ci è sempre stato simpatico, Adriano Galliani, per tre decenni amministratore unico del Milan e amico fraterno oltreché collaboratore di Silvio Berlusconi.
Ci siamo sempre domandati, al di là delle divergenze politiche, come mai un uomo così vituperato, massacrato, aggredito, vilipeso come l'ex presidente del Milan appena passato nel mondo dei più, fosse riuscito a circondarsi di persone fedelissime, valide, intelligenti, autonome e profondamente legate alla sua persona. Possibile, ci siamo sempre chiesti, che un uomo così criticato e dipinto come il peggiore degli uomini, sia, poi, così bravo a trovare i migliori che accettano di lavorare con lui senza mai tradirlo? Ci sta che qualcuno abbia sbagliato o, quantomeno esagerato?
Dopo aver letto questa biografia di Galliani siamo ancora più convinti che non tutto è sempre nero e che, spesso, anche il grigio è tutt'altro che da disprezzare.
Memorie di Adriano sì, ma con l'aggiunta della G. perché, a quanto pare, i francesi che nel 1951 pubblicarono le Mémoires d'Hadrien di Marguerite Yorcenaur non volevano che il titolo per il libro di Galliani oscurasse, si fa per dire, l'originale romanzo storico della scrittrice franco-belga.
Le pagine di Galliani raccontate a Garlando scorrono velocissime e si leggono tutte d'un fiato, classico libro adatto alla spiaggia e al clima vacanziero. C'è la storia di una passione, quella del protagonista che inizia la sua avventura con il pallone grazie alla mamma che scomparirà quando lui avrà 14 anni e, sul letto di morte, il papà gli dirà di andare allo stadio a vedere il Monza perché la mamma avrebbe voluto così.
Lo hanno definito uno squalo e ci sta anche, ma a noi Galliani, che abbiamo intravisto-incontrato un paio di volte, in Versilia e all'Harry's Bar sul lungarno Vespucci a Firenze, ci è sempre parsa una persona sicuramente amante della bella vita, una sorta di gaudente in miniatura rispetto al suo capo, ma, comunque, persona sensibile e molto umana, tutt'altro che superficiale, ironico e abile imprenditore in tutti i settori dove ha lavorato.
Aneddoti, confessioni, scoperte: la storia di Galliani va di pari passo con quella del Milan e, da ultimo, con quella del Monza, la sua vera e unica passione essendo stato lui anche dirigente della squadra lombarda che non ha mai voluto essere una filiale del capoluogo meneghino visto che i suoi abitanti paiono possedere il reddito pro capite più alto d'Italia. Industriosi sicuramente. Sullo sfondo, sempre, quell'amicizia, quella fedeltà, quel lei al posto del tu che, come dice qualcuno, non toglie intimità, ma consente maggiore autonomia, con Silvio Berlusconi che voleva comprare il Milan riscuotendo l'approvazione di Fedele Confalonieri, ma non quella di Galliani che di soldi nel calcio ne aveva buttati già un po' nel suo Monza.
Un libro che può essere anche d'aiuto per i più giovani affinché comprendano che i soldi così come la felicità, ammesso che esista, non si trovano sotto le foglie di cavolo né sotto o sopra gli alberi della cuccagna. Occorrono volontà, dedizione, spirito di sacrificio, fame ché, poi, è il motivo principale di ogni successo. Galliani racconta che, da piccolo, il padre gli diceva che i comunisti mangiavano i bambini e che lui, in fondo, è cresciuto negli anni restando attaccato a quel ricordo. Ebbene, noi non ci abbiamo mai creduto, ovviamente, a che i comunisti mangiassero i bambini, ma gli adulti, quelli che non la pensano come loro, beh, quelli se anche non li mangiano, li sopprimono senza pensarci due volte. O, almeno, nell'ex Unione Sovietica che tanto condizionò il Pci era la regola.
Adriano Galliani con Luigi Garlando
Le memorie di Adriano G.
Piemme 2023 - pp. 194
Prezzo: 18.90 euro