Nella sera in cui Harry Styles ha tenuto il suo attesissimo concerto nell'ormai famigerata Campovolo e i Muse hanno infiammato Milano nella loro seconda data italiana dell'estate, anche Lucca si è distinta come nodo nevralgico di questo sabato fitto di concerti: i Blur, icone del britpop degli anni novanta, hanno animato le mura di Lucca nel primo dei due concerti eccezionalmente previsti nell'area direttamente al loro fianco, per il secondo dei quali non resta che attendere Robbie Williams il 28 luglio.
Nella sua unica data italiana di quest'estate, in supporto del nuovo album The Ballad Of Darren uscito appena ieri, il gruppo guidato da Damon Albarn (che a Lucca non è estraneo, essendosi esibito al Summer Festival nel 2018 con il progetto Gorillaz) è riuscito a far ballare tutti i 40mila spettatori con vecchi classici e nuove uscite, nonostante i problemi tecnici sopravvenuti a metà concerto; o forse, paradossalmente, anche questi hanno fatto la loro parte.
Le danze si sono aperte già dalle 18,45, quando gli impavidi già presenti hanno potuto divertirsi con il dj set di dj Ringo curato da Virgin Radio; alle 20 è poi stata la volta dei Sounds Mint, giovane gruppo inglese che con la sua unione di frenesia punk e melodie pop ha ben preparato il pubblico a quello che stava per arrivare.
"Godetevi i Blur, delle leggende" invitano il pubblico alla fine della loro intensa mezz'ora di musica; e dopo, mentre il cielo si fa rosa e poi di un blu sempre più scuro, agli spettatori non rimane che l'adrenalina dell'attesa.
Sono ormai le 21,30 quando la scritta Blur che da un po' ormai pende anticipatoria sul palco si illumina d'arancione, ad annunciare il loro ingresso in scena: Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree salgono sul palco accolti con calore dalla folla. Albarn, con la calma di chi sta incontrando degli amici al pub, attraversa il palco in lunghezza, tiene i pugni alzati, lascia che gli applausi gli scroscino addosso; e poi, con St. Charles Square, il concerto vero e proprio ha inizio.
Quello che segue è una sorta di sogno febbrile da cui non ci si vorrebbe mai svegliare: tra colori saturi e contrastanti, luci che si accendono e spengono senza fine, chitarre frenetiche e suoni distorti, la gente canta e balla gioiosamente su testi che pure esprimono le inquietudini di una generazione, da "Dio, aiutami, sono così triste, non so perché" a "Ho bisogno di una vacanza, da qualche parte al sole".
Il concetto prosegue linearmente fino a Villa Rosie quando, d'un tratto, tutto salta: gli schermi mostrano Albarn continuare a suonare e cantare, ma nessun suono corrisponde a queste immagini. Ed è mentre i protagonisti dietro le quinte si adoperano per risolvere il problema che il cantante trova l'inattesa occasione per mostrare tutta la propria umanità, tutta la propria capacità d'interagire col pubblico; fa spallucce e commenta: "Ho la sensazione che il nostro fonico ci abbia dato un po' troppo dentro. Vi assicuro che non succederà di nuovo. Scusa" aggiunge infine in italiano; comincia a scandire il nome del nostro paese, il gruppo suona un'intermissione strumentale e, dopo che Albarn si è assicurato che tutto sia stato risolto, ricominciano con Coffee & TV (e sfugge loro un sorriso nel cantare le parole "we can start over again", possiamo ricominciare).
D'altronde, sembra che proprio nell'interazione con il pubblico il cantante si trovi pienamente a suo agio: gli basta appena un gesto della mano per spingerli a gridare e saltare, e più volte scende direttamente in mezzo al pubblico, cantando assieme a loro e dilettandosi nel frattempo a stringere mani e battere cinque. "Siete fantastici, vi adoro" grida al pubblico prima di Parklife, una delle canzoni che più ne riscuote l'entusiasmo e la partecipazione; e aggiunge persino, in italiano: "Baci, baci, baci".
Naturalmente non mancano i massimi successi del gruppo, in particolare Song 2 e Girls & Boys, ma nemmeno l'ultima loro fatica viene trascurata: così, oltre al singolo The Narcissist, il pubblico lucchese ha anche il privilegio di ascoltare per la prima volta dal vivo Barbaric. E in quest'oceano di frenesia e inquietudini non mancano nemmeno momenti più intimi: questo è To the end, magico nella sua semplicità in cui Albarn non fa altro che sedersi e cantare, e ancora Tender, già da tempo attesa dal pubblico che continua a cantarla persino quando ormai è terminata, da solo, senza strumenti e in una perfetta coesione fra tutti.
"Grazie mille- ripete più volte Damon Albarn- Siete stati fantastici, grazie"; e, dopo aver pronunciato queste parole, si siede al pianoforte per la canzone conclusiva del concerto, The Universal. E mentre i quattro, tutti assieme, si inchinano di fronte al pubblico stregato, ancora risuonano nell'aria le parole di vaga speranza ripetute nella canzone: "Potrebbe davvero succedere".
Foto di Cinzia Guidetti