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Scritto da aldo grandi
A.S Lucchese
24 Settembre 2024

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Massimo Morgia è, innnanzitutto, una persona seria. Affidabile e di parola. Ama la Lucchese di un amore viscerale al punto che, quando, da allenatore avversario, si è trovato a dover affrontare i colori rossoneri, in panchina si sentiva simile a uno... zombie tanta era l'emozione per non essere seduto dall'altra parte. Non solo. Lui che aveva anche rifiutato almeno tre o quattro volte, in altri tempi andati, di accettare l'incarico di mister della prima squadra proprio perché, conoscendo il calcio, mai avrebbe voluto far ricadere eventuali screzi o contrasti sulla sua famiglia e sul rapporto, splendido, che ha, da sempre, con la città, i suoi abitanti e, in particolare, i tifosi. Così, quando, a dicembre 2023, il presidente Andrea Bulgarella, nel corso di un incontro informale in un bar lungo la strada per Pisa, gli propose, carta bianca, di prendere con sé il settore giovanile, Morgia accettò senza pensare, però, che da lì a un paio di settimane quella proposta sarebbe diventata certezza.

Da quel momento, per ragioni, pare, di salute come ha tenuto a sottolineare questa mattina nel corso della conferenza stampa indetta da Morgia alla casa del Boia per spiegare i motivi delle sue dimissioni, il numero uno rossonero non ha mai risposto o quasi alle sue telefonate ricorrenti con le quali l'ex responsabile della gioventù in maglia rossonera, avrebbe voluto comunicargli sia l'andamento delle cose progetti e progressi compresi, sia la necessità di mettere mano al portafoglio per affrontare il budget minimo per mandare avanti uns ettore giovanile nel quale erano stati chiamati amici ed ex collegi, tutti animati, è bene dirlo, dallo sentimento di passione viscerale per il calcio e per la Lucchese.

Com'è andata a finire lo sanno tutti, ormai, Il 17 settembre, di mattina, Massimo Morgia ha rassegnato le proprie dimissioni con la morte nel cuore, ma anche c on la consapevolezza che non poteva continuare a spendere la propria faccia con le famiglie dei ragazzi che avevano avuto fiducia in lui. Lui che si è addossato tutta la responsabilità del fallimento senza lamentarsi, senza protestare, senza sparlare in giro, sport preferito dai codardi, perché, come ha voluto dire a chiare lettere: Chi non ha il coraggio di ribellarsi non può poi rivendicare il diritto di lamentarsi. Parole sante, soprattutto, per un ex sessantottino come lui che nel concetto di comunità e di ribellione alle regole prive di senso ha fatto una bandiera.

A noi che ne abbiamo viste, calcisticamente parlando, di cotte e, in particolare, di crude, è stata sufficiente l'ora spesa da Morgia, visibilmente teso e affranto, per comprendere che, come sempre accade in tutte le strutture societarie e aziendali, il pesce puzza dalla testa. Morgia ha ripercorso la sua (dis)avventura senza fare sconti a nessuno, ma ribadendo la stima verso il presidente che, però, a nostro modesto avviso, tutta questa riconoscenza non se la merita se è vero quello che lo stesso Morgia ha raccontato e che è roba da far drizzare i capelli in testa anche ad un calvo.

Sì, perché due sono stati i motivi principali che hanno spinto Morgia a sbattere la porta e ad andarsene, lui che per un anno non ha avuto nemmeno uno straccio di contratto e ci ha sputato l'anima in questa storia: il primo quando la segretaria del sodalizio rossonero gli ha comunicato che il presidente Bulgarella aveva deciso che da quel momento in avanti, ossia dall'inizio del campionato della squadra Primavera, tutte le trasferte ad eccezione di Catania e Catanzaro, avrebbero dovuto concludersi in giornata. A quel punto Morgia non ci ha visto più e si è incazzato come una iena. Giustamente. Significava mandare ragazzi che, magari, la mattina alle 10 di domenica dovevano giocare a Roma, facendoli svegliare alle 4 di mattina con tutti i rischi per il conducente del mezzo. Roba da pazzi anche solo a immaginarla una cosa del genere. 

Ero talmente incazzato - ha detto Morgia - che sono salito sull'auto e ho girato non so quanto fumandomi un pacchetto di sigarette prima di tornare a casa.

E' stata, l'ultima, una delle peggiori settimane della sua vita ha spiegato l'ex coordinatore. E chi deve ringraziare per questo? La società ovviamente nella figura del suo presidente e anche in quella di Ray Lo Faso il quale, a quanto sembra, di fronte alle sue rimostranze, ha risposto che lui niente sapeva e niente poteva dire dal momento che il settore giovanile era cosa di rigorosa e unica competenza del presidente e dello stesso Morgia.

Ma non è tutto. Anzi, non è nemmeno l'inizio. Morgia tiene al suo staff composto, come ha detto, di amici e di persone che hanno verso la Lucchese una sorta di sentimento infinito di amore. Uno di questi è Alessandro Tempesti che si occupa di una delle squadre giovanili. Ebbene, proprio durante un triangolare disputato di recente a Lucca, al momento di entrare in campo, Morgia è arrivato nello spogliatoio e si è accorto che il suo allenatore era giù di corda perché non aveva il portiere e i giocatori erano contati. Il motivo? Lo ha spiegato lo stesso Morgia: non erano stati pagati i tesseramenti dei ragazzi per cui anche chi era stato convocato rinunciando ad un giorno di scuola, non poteva scendere in campo. Ma vi rendete conto? Un presidente, questo tal Bulgarella, il quale annuncia di voler andare in serie A e roba del genere che, poi, non tessera i ragazzi delle formazioni giovanili. E vuole far svegliare gli stessi alle 4 di notte per andare a giocare fuori casa non volendo spendere per farli arrivare il giorno prima.

Ma e perdonateci la provocazione, aridatece Fouzi Hadj, o Andrea Bacci, o Giuliani e Valentini. 

A quanto pare l'anno precedente il settore giovanile faceva acqua da tutte le parti e lo staff non ne faceva certamente mistero: Io, però, accettando l'incarico a gennaio 2024 - ha spiegato Morgia - sono stato chiaro con tutti i miei collaboratori. Non volevo e non voglio polemiche, se c'è da sacrificarsi, mi sacrifico io per primo, ma niente proteste o parole date in pasto alla città. Ma c'è un limite e questo limite qualcuno, evidentemente, lo ha oltrepassato di troppo.

Una società che non sa valorizzare i propri ragazzi e che non dimostra di tenerci, non merita nemmeno di restare in serie C altro che serie A!

Ci sarebbero sicuramente tanti altri sassolini nelle scarpe di Morgia da rimuovere, ma l'uomo è di una serietà assoluta e questa conferenza stampa deve essergli costata non poco, di più. Però non poteva esimersi dal farla dal momento che si è vergognato di fronte ai ragazzi e alle famiglie per quello che aveva promesso di fare e che, invece, non è stato in grado di mantenere.

Ha parlato del convitto, dove fino a qualche mese fa c'erano 30 persone ospiti dell'hotel Stipino che, però, poi, sono state - se non abbiamo capito male - costrette ad andarsene e una metà è stata alloggiata, udite udite, addirittura a Viareggio nonostante le famiglie avessero accettato di lasciare i propri figli a Morgia iscrivendoli anche alle scuole di Lucca. Quindi, tutti i giorni di prima mattina questi ragazzi dovevano prendere il treno e arrivare a Lucca, andare a scuola, poi allenarsi e rientrare la sera. Ma come si fa?

E ce n'è ancora. Massimo Morgia ha calcato tra i primi un impianto che, per chi abita a Lucca e segue la Lucchese, è sempre stato il regno rossonero per eccellenza ossia l'Acquedotto. Quando sono arrivato - dice - a gennaio, ho scoperto che, invece, di quel campo non era rimasto niente e che ci sarebbero andate altre attività sportive. Ma come?, C'è anche la targa del mio fraterno amico Alessandro Bianchi, quei campi sono la memoria rossonera e la si è lasciata andare via così? Ho avuto decine di incontri con Fabio Barsanti, l'assessore allo sport, e lui mi ha detto che nessuno, in società, aveva protestato anzi, tutti zitti. Io mi sono chiesto, però, come mai se da un lato si perdeva l'Acquedotto, dall'altro non si otteneva niente al punto che le squadre dei ragazzi dovevano passare da un impianto all'altro e questo, perdonatemi, ma per la Lucchese è veramente una cosa assurda.

Per un'ora Massimo Morgia ha raccontato, di fronte ad amici e anche ad ex collaboratori tutt'ora in forza alla Lucchese e che sono disperati per le sue dimissioni. Poi, è iniziato il fuoco delle domande dei giornalisti, ma a noi, sinceramente, è bastato così.

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