Bomba sulla giunta Pardini. E' quella scoppiata questa mattina durante la commissione controllo e garanzia svoltasi a Palazzo Santini quando il comandante della polizia municipale Maurizio Prina e l'architetto Michele Nucci hanno rivelato i risultati dei sopralluoghi - due, uno a dicembre con tanto di drone e uno, in presenza fisica, il 31 gennaio - effettuati a seguito delle notizie apparse proprio sulla Gazzetta di Lucca. In commissione è intervenuto e gliene ha reso il dovuto merito lo stesso presidente e capogruppo dell'opposizione Francesco Raspini, anche il sindaco Mario Pardini che aveva un appuntamento con la sovrintendente che ha posticipato proprio per non mancare di rispetto alla commissione stessa.
Ebbene, avevamo ragione noi: la piscina di Vecoli di proprietà di Gianmarco Mancini era abusiva da ben 25 anni e lo stesso ex parlamentare della Lega attualmente presidente della Geal, società che, ironia della sorte, gestisce le risorse idriche della città, è stato, ma non è l'unico, indagato per il reato di abuso edilizio aggravato dal vincolo paesaggistico. Il comando della polizia municipale, infatti, ha regolarmente trasmesso gli atti alla procura della Repubblica di Lucca che ha aperto un fascicolo. Di fronte alle contestazioni, Gianmarco Mancini non ha potuto fare altro che rimuovere la piscina stessa oltre alla pavimentazione che la circondava ripristinando l'originalità del luogo.
Ma facciamo un passo indietro e fermiamoci alle 10.15 quando Raspini ha aperto la seduta con, presente, solo un giornalista: chi scrive. Altri rappresentanti della stampa o Tv locali non pervenuti. Seduto attorno al tavolo Lido Fava, Stefano Pierini, Mario Pardini, Francesco Raspini, Daniele Bianucci, Armando Pasquinelli, il segretario comunale Alessandro Del Bianco, il comandante della polizia municipale Maurizio Prina e l'architetto Michele Nucci.
Raspini ha esordito ringraziando e riconoscendo al sindaco di essersi presentato nonostante avesse un appuntamento già fissato da molto tempo. In questo Pardini ha dimostrato saggezza e anche onestà intellettuale, ma quando è terminata l'esposizione dei fatti, beh, è iniziato il calvario per questa giunta che, invece di prendere atto dei rilievi effettuati dagli agenti di polizia municipale, hanno preferito tapparsi gli occhi e nascondersi dietro il garantismo tanto caro alla destra ancor più che alla sinistra.
Mario Pardini ha esitato un po', all'inizio della sua replica, trincerandosi dietro la solita questione della magistratura che dovrà decidere se Mancini ha violato la legge oppure no e, quindi, della necessità di essere garantisti fino a prova contraria. Poi, di fronte a domanda specifica del presidente la commissione, ha ribadito energicamente che non vede assolutamente il motivo di chiedere le dimissioni al presidente Geal - da lui nominato - né di 'licenziarlo' lui stesso, proprio perché si tratta di una vicenda, questa, che non ha niente a che vedere con l'incarico di presidente Geal. Già, bella figura avere un presidente della società che gestisce le risorse idriche della città con una piscina abusiva per 25 anni che ha consumato illegittimamente l'acqua per di più in una zona paesaggisticamente vincolata: saremmo curiosi di sapere da dove veniva prelevata l'acqua per riempire la piscina.
Ma non è tutto. Il consigliere comunale leghista Armando Pasquinelli, avvocato difensore di Gianmarco Mancini per cui non si capisce questa mattina in che veste è intervenuto se, cioè, in quella politica o, al contrario, in quella di legale o, peggio ancora, di tutte e due, ha preso la parola ed era meglio, a nostro modesto avviso, se stava zitto. Sì, perché dopo aver detto, sottolineato e ripetuto, rispondendo al consigliere comunale Bianucci, che il garantismo deve esserlo fino in fondo e non solo a metà, se ne è uscito aggiungendo che non si sa nemmeno se Mancini sia tra gli indagati quando è evidente a tutti e a lui che è un avvocato dovrebbe esserlo per primo, che gli indagati ci sono e sono più di uno.
E' a questo punto, però, che Pasquinelli, dopo aver fatto un giro di parole che nemmeno Giulio Verne nel suo giro del mondo in 80 giorni, ha spiegato o, almeno, ci ha provato, che l'avviso di garanzia non è, come è solito ritenere certa stampa, una condanna e via dicendo. A questo punto, però, l'autore di queste righe non ce l'ha fatta più e ha chiesto spiegazioni ad un Pasquinelli che non ha potuto fare altro che restare a bocca aperta o semichiusa. Possibile che sia sempre colpa dei giornalisti?
E' intervenuto prontamente Raspini che, in qualità di presidente della commissione, ha invitato il direttore (ir)responsabile della Gazzetta a stare zitto altrimenti avrebbe dovuto allontanarlo. Il sottoscritto, allora, si è alzato e dopo aver detto alla platea della maggioranza che si sarebbero dovuti vergognare perché non era possibile non prendere le dovute decisioni a seguito di quanto rilevato dalla Municipale, ha alzato i tacchi e se ne è andato.
Abbiamo appreso che, successivamente, Francesco Raspini, accusato dal consigliere leghista Armando Pasquinelli, tra l'altro avvocato proprio di Gianmarco Mancini di non essere stato imparziale nella sua veste di presidente della commissione, si è visto chiedere dallo stesso le dimissioni, ma, giustamente, nemmeno ha preso in considerazione la richiesta.
Il resto della seduta, per noi inutile, fatevelo raccontare dai colleghi che non erano presenti.