Correva l’agosto del 2009, con l’aiuto di un amico di quel tempo, in concomitanza al periodo, riuscì a ricoverare mio padre in una clinica della città, per curare le problematiche derivanti dall’avanzare del morbo di Alzheimer, che da anni lo affliggeva. Il personale medico della struttura, si prodigò non poco per alleviare le sue sofferenze. Vale la pena ricordare una signora di cui non ricordo il nome, che fu particolarmente amorevole, tanto che al mattino gli radeva anche la barba.
Mio padre si alimentava esclusivamente con il sondino, per cui il suo stato di salute era già assai precario. Nei giorni successivi al ricovero, in un colloquio privato, i medici ci evidenziarono la gravità della situazione. Eseguite le terapie del caso, fu deciso di non trattenerlo ancora.
Venne a prenderlo per portarlo a casa, una ambulanza della Misericordia di Lucca. C’erano tre persone, che non mi declinarono le loro generalità, non vidi su di loro nessun segnale di riconoscimento, non fu poi evasa una mia richiesta verbale in tal senso. Scaricarono mio padre nel letto come un sacco di patate, non preoccupandosi neppure di sistemare la boccia con la soluzione che lo alimentava. Il responsabile di quella squadra, fu quello che più degli altri non dimostrò attenzione per mio padre infermo, nel breve ordinò agli altri di andare, lasciandoci sbigottiti e increduli in quel triste momento, senza riguardo per nessuno. Mio padre morì pochi giorni dopo.
Rappresentai il triste fatto ad un componente di spessore di quella Arciconfraternita di Misericordia, ma da parte di quella istituzione due parole di scusa non mi pervennero mai.
Per il fatto descritto, da quel giorno in me è maturata la convinzione, che la misericordia in quella associazione, non tutti la posseggano.
Recentemente è stata aperta la loro sede operativa in Piazzale Luigi Boccherini, ove sul fronte principale della costruzione che la ospita, fa bella mostra di se l’insegna: “MISERICORDIA”. Vedendo tutto ciò, la mia mente è corsa indietro nel tempo di una quarantina d’anni, cioè al momento in cui fu autorizzato e poi realizzato quel complesso immobiliare.
Quel disegno fu pensato da Raffaello Lotti, che pur possedendo giuste qualità, Architetto non fu e da sua moglie che le possedeva, se i miei ricordi non mi tradiscono fu proprio lei a sottoscriverlo.
Raffaello Lotti era un artista, un eclettico, un creativo e le misure per lui furono spesso piuttosto elastiche.
Questo valse pure per la realizzazione del Banco di Napoli, oggi sede dell’Arciconfraternita di Misericordia.
Quelle pratiche mi pare furono istruite da un tecnico particolarmente esperto, che nell’occasione fece quanto nelle sue possibilità per riportare l’intervento in parametri accettabili.
Mi pare di ricordare che allora, era “prassi” calcolare il volume di un fabbricato “vuoto per pieno”, cioè al lordo delle murature, anche se il Regolamento Edilizio del tempo, sempre se ricordo bene, prevedeva che quel calcolo doveva essere redatto al “netto delle murature”, ma per quel progetto la “prassi”, gioco forza fu accantonata.
Le Norme Tecniche di Attuazione del periodo, sempre se la memoria non mi tradisce, predicevano che le gallerie, qualora di uso pubblico, potessero essere sottratte dal computo del volume, mentre la consistenza del vano interrato, non poteva superare la percentuale del 30% di quella fuori terra. Per quel che ricordo, l’Esperto Tecnico esperì una nuova istruttoria, scomputando l’ingombro della galleria dal “computo grandezza” del contesto. Sempre se i miei ricordi sono giusti, l’interrato ad uso autorimessa, eccedeva la predetta percentuale, per cui per soprassedere al problema, credo venne stipulata tra le parti una sorta di convenzione o giù di lì, che mi pare prevedesse, l’uso pubblico dell’autorimessa e della soprastante galleria.
Nel caso descritto, il vano di cui parlo dovrebbe essere a disposizione di chiunque ne abbia necessità.
Atteso che l’architetto Angela Chiantelli dettagliatamente informata sul fatto, in quanto progettista della costruzione, allora coniuge del defunto “Architetto” Raffaello Lotti, oggi compagna di vita e di pensiero dell’Architetto Elvio Cecchini, titolari in solido dello Studio di Architettura Cecchini Chiantelli & Partners, potrebbe dirimere facilmente quel passato, a buon chiarimento la questione trattata.
Tanto più che l’Architetto Elvio Cecchini è oggi il delegato del Sindaco Dottor Mario Pardini a riguardo della materia urbanistica.
Per quanto narrato, in solido nessuno meglio di loro, può chiarire alla cittadinanza, con buona pace di tutti gli effettivi termini del’argomento evidenziato.