Noi ragazzi dell'idrolitina racconta l'Italia degli ultimi 60 anni; e il titolo- che fa riferimento alle bustine che si mettevano nell'acqua per renderla effervescente- ben riflette il periodo in questione; un periodo fatto di piaceri piccoli ma preziosi, caratterizzato da "una generazione che ha provato a cambiare l'acqua della vita, a renderla più frizzante, con il rischio di debordare per l'eccessiva esuberanza", ha osservato Elisa Bertoni.
Il libro, presentato oggi 21 gennaio alla libreria Ubik, è un romanzo autobiografico in cui l'autore Eugenio Baronti, tramite l'alter ego Vittorio, racconta il periodo di rapidissime trasformazioni attraversato dall'Italia durante il boom economico e a seguito di esso. Vengono narrati eventi epocali quali l'arrivo della televisione e quello della luce elettrica grazie alla nazionalizzazione dell'Enel, nonché la riforma della scuola.
"Il libro non analizza i vari eventi solo dal punto di vista della psicologia individuale, ma anche a livello sociologico, come fenomeni di massa;" ha notato Luciano Luciani "sarebbe utile leggerlo nelle scuole medie". L'autore ha confermato: "Penso che sia utile che i giovani di oggi conoscano le loro radici".
Elisa Bertoni ha letto tre estratti del libro, capaci di rifletterne alcune delle tematiche principali e degli aspetti più interessanti. Del primo, raffigurante un viaggio in bici svolto da ragazzo fino a Lucca, e il conseguente precipitoso ritorno a casa, è stata notata la vividezza. "Lo vediamo mentre pedala, suda, respira, ha paura, prova tensione, angoscia. Tutto è analizzato nei dettagli, sia fisici che psichici", ha detto Gianni Quilici.
Il secondo estratto è stato preso a esempio di due tematiche ricorrenti nel libro: innanzitutto, la smania di conoscere, la brama di libertà anche in senso spaziale, il desiderio di viaggiare; in secondo luogo, la tematica relativa al rapporto tra i sessi, nel descrivere il quale- ha osservato ancora Gianni Quilici- "emerge una grande sensibilità nei confronti del genere femminile; una sensibilità costruita in seguito, visto che a quei tempi eravamo tutti molto meno disponibili".
Il terzo passaggio, infine, è stato scelto per illustrare il tema dell'educazione alla politica, anch'esso centrale nel libro. Oltre all'estratto in questione- una riflessione sul concetto di utopia- è stato preso in analisi un ulteriore passaggio, in cui un giovane Vittorio, colpito profondamente dall'ultimo messaggio di Salvador Allende, riflette sull'attività politica svolta sinora.
Elisa Bertoni ha parlato anche dell'organizzazione della materia narrativa. "Spesso non viene seguito un ordine cronologico", ha notato "ma si procede per tematiche. A volte vi sono quasi dei voli pindarici: elementi inaspettati risvegliano dei ricordi e danno avvio al racconto. L'esempio migliore di questo è il racconto della morte dello zio- che ha inizio da un paio di calzini".
Il senso critico caratterizzante il libro è stato inoltre rilevato, specialmente in relazione alla descrizione della fine del mondo contadino.
"Da una parte, ci siamo liberati da una condizione d'oppressione" ha osservato l'autore "ma siamo passati ad una solitudine totale. Prima c'era un senso di comunità, di solidarietà- perché sapevamo che da soli non potevamo farcela".