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Scritto da Redazione
Economia e lavoro
12 Novembre 2020

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B elle, buone ed in salute. Ma occhio a quelle di importazione. Per la regina dell'autunno, sua maestà la castagna, è stata una stagione sofferta dal punto di vista climatico ma positiva nel risultato finale. Confermate le stime che caratterizzano, anche se a macchia di leopardo, la Regione Toscana: +20/30%. Altissime le aspettative per la qualità della prossima farina Dop della Garfagnana che caratterizzano la filiera della ristorazione e della panificazione. A fornire un primo bilancio è Coldiretti in collaborazione con l'associazione nazionale Città del Castagno. In provincia di Lucca i conti dovrebbero tornare con oltre 10.000 quintali di castagne raccolte.

Il cinipide oggi ha raggiunto un equilibrio con il suo antagonista Torymus sinesis ed anche per quanto riguardo il marciume delle castagne (Gnomoniopsis castanea) è andata bene con pochissima percentuale di castagne marce. "L'andamento della raccolta è molto diverso da comune a comune, anche a poche centinaia di metri di distanza. – spiega Andrea Elmi, presidente Coldiretti Lucca confermando quella che è l'analisi regionale – Questo dipende da fattori legati esclusivamente al clima. La pioggia di settembre ha salvato una stagione che poteva essere decisamente inferiore nei numeri e nella qualità. Il raccolto tra l'altro è partito anche in ritardo. C'è grande oscillazione nelle performance dei castagneti. In alcune zone della Garfagnana c'è stata una riduzione in altre siamo il linea con lo scorso anno, in altre ancora addirittura c'è molto più prodotto. E' stata una stagione strana".

La castanicoltura, in Garfagnana come nel resto della regione, continua a rappresentare una fonte di sostentamento per imprese e famiglie. Il suo prodotto di riferimento, la farina, non sembra conoscere crisi nemmeno in tempi difficili ed incerti come quelli che stiamo vivendo. Per la farina Dop della Garfagnana, una delle due farine italiane a poter fregiarsi della denominazione europea, la produzione dovrebbe attestarsi intorno ai 300 quintali. 

Stessa sorte anche per la castagna fresca, e principalmente del marrone, il cui consumo è favorito dall'abbassamento delle temperature anche se peseranno gli annullamenti di sagre ed eventi. Nei mercati all'ingrosso si rilevano quotazioni nella media del periodo, che vanno da 2,50 a 4,50 euro/chilo a seconda del calibro con i prezzi tendono a raddoppiare al consumo. Nel suo complesso il comparto ha una rilevanza economica notevole in Toscana: su di una superficie di 33.000 ettari, di cui 16.000 ettari coltivati con castagni da frutto, si ottengono quasi 200mila quintali di castagne per una produzione media annua di oltre 90 milioni di euro. "Il rischio però – analizza ancora Elmi - è quello di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a 32,8 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai nostri produttori". 

Da qui la richiesta di assicurare più controlli sull'origine delle castagne messe in vendita in Italia. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l'obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate. Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne. 

Per informazioni www.lucca.coldiretti.it  oppure pagina ufficiale Facebook

 

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