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Scritto da andrea cosimini
Enogastronomia
23 Settembre 2023

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La storia dei Branduzzi parte da un piccolo bar in via Postabbio, a Corsagna, nel comune di Borgo a Mozzano. Nonno Narciso e nonna Annamaria, entrambi corsagnini, decisero poi di comprare un terreno in via di Fucina - di proprietà allora della chiesa – per costruirci da zero un immobile. “A patto che non ci venga una sala da ballo” fu l’unica raccomandazione del parroco.

I Branduzzi furono di parola. Nell’agosto del 1966, al civico 7, inaugurarono la nuova locanda che aveva tre camere al piano superiore (oggi abitazione dei proprietari). Non aveva ancora le dimensioni attuali: la veranda, ad esempio, sarebbe stata aperta dopo.

Dai nonni Narciso ed Annamaria, ai genitori Giulio ed Elisabetta fino ai figli Giovanni e Narciso: una tradizione di famiglia che si è evoluta al passo con il locale - nato come bar, divenuto locanda ed infine mutatosi nell’attuale ristorante-pizzeria.

Oggi in via Postabbio, al posto del bar, c’è un negozio di alimentari. Mentre il ristorante Branduzzi, in via di Fulcina 7, resiste ancora grazie al sacrificio e alla passione di Giovanni (40 anni) e Narciso Branduzzi (47) e della loro mamma, la signora Elisabetta Cappelli.

Giovanni ha frequentato l’istituto alberghiero di Barga e, pur non avendo una vera e propria vocazione per questo mestiere, ha comunque intrapreso il percorso scolastico che lo ha portato a proseguire le orme familiari. “Il nostro piatto forte è il tordello al ragù – afferma con decisione – che ci ha resi famosi anche a Pisa, Livorno e Firenze. Ogni tordello ha la sua specifica ricetta ed è per questo che differiscono molto a seconda del posto in cui si mangiano. Dal ripieno al sugo, tante le sono le possibili varianti. Il nostro ragù è fatto con carne di manzo, cotta dalle tre alle quattro ore a fuoco molto lento, ed è realizzato con prodotti nostrani”.

Dal Branduzzi il movimento non manca. Sono in tanti coloro che accorrono nel week-end per assaggiare il rinomato menù a base di materie prime prevalentemente locali o nazionali, senza però trascurare le eccellenze straniere. “Cerchiamo di preservare la nostra tipicità – spiega Giovanni – con una cucina essenzialmente casalinga: piatti semplici, ma con ingredienti di ottima qualità. La nostra è un’impresa familiare. In cucina abbiamo due collaboratrici e tre camerieri in sala che cerchiamo sempre di trovare in paese”.

Purtroppo, la ricerca del personale crea qualche difficoltà ultimamente. “In effetti – conferma il titolare –trovare nuovi camerieri non è facile perché molti ragazzi di Corsagna abbandonano dopo un po’ la mansione per dedicarsi, giustamente, al mestiere per il quale hanno studiato. Attualmente stiamo formando un rifugiato ucraino che vive in paese, il quale ci sta dando una mano”.

Nel corso degli anni, sono passati anche dei vip da quassù: da Gianni Rivera a Giulio Andreotti, fino a Luca Carboni. Chi si è intrattenuto per un pasto, chi solo per un caffè, tutti comunque hanno potuto toccare con mano l’ospitalità e l’accoglienza della famiglia Branduzzi. “Continuiamo a tenere botta – afferma Giovanni -, anche se non è facile andare avanti in questo periodo. Siamo riusciti a sopravvivere al Covid grazie all’asporto, con il paese che – in questo senso – ci ha aiutato facendoci sentire veramente parte di una comunità. La pandemia ci ha spronati ad essere più attenti al cliente, facendolo stare al meglio durante la sua esperienza al ristorante”.

Richiestissimi, in questo momento, i funghi porcini. “Ci stanno tempestando di telefonate – conclude il titolare -. I funghi stanno cominciando, piano piano, ad arrivare anche da noi. In Garfagnana sono già arrivati da un po’, anche se si tratta per lo più di funghi nati sotto i faggi, quindi con sapore meno intenso rispetto a quelli cresciuti sotto i castagni. Noi tendiamo ad utilizzare prodotti delle montagne di Corsagna e dal gusto più buono e deciso”.

Il ristorante-pizzeria Branduzzi è aperto, tendenzialmente solo nel week-end: quindi venerdì, sabato e domenica. Facendo tutto in casa – dai tordelli ai dolci – sarebbe difficile infatti tenere aperto tutta la settimana. L’obiettivo, quindi, è arrivare preparati al venerdì. Un giorno intero è dedicato alla sola realizzazione dei tordelli – 2 mila circa a settimana! – i più richiesti a queste latitudini. Ed assaggiandoli di persona, è facile capire anche il perché: libidinosi, sublimi. Slurp!

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