Alle nostre spalle c'è anche, esposta e tra tante altre, una bottiglia speciale: l'etichetta non è vintage, ma molto di più, chissà a quale anno del secolo scorso appartiene. E' un rosso di Triano che, ormai, di rosso non ha più se non il nome, ma proviene nientgepopodimeno che dal ristorante Solferino dove è stato imbottigliato, il locale tra i più famosi di Lucca che un tempo accolse anche la famiglia reale inglese e che era gestito da un genio della gastronomia, quando ancora gli chef stavano in cucina e non, come adesso, seduti in Tv nemmeno fossero delle star dello spettacolo. Quel genio si chiamava Sauro Gemignani, scomparso sette anni fa, nel 2015. Sua figlia Elisabetta, buon sangue non mente, gestisce con Chiara Gambacorti il ristorante La Torre a Montecarlo. L'etichetta, inoltre, riporta uno schizzo a colori di Antonio Possenti che di Solferino, insieme a Mario Tobino e ad altri amici, era un assiduo frequentatore.
Foss'anche solo per questo particolare il ristorante ci starebbe... simpatico a prescindere. Stiamo parlando di Cabreo, locale gestito da Iole Becagli prima con il marito Francesco Biancalana prematuramente scomparso e, adesso, con la figlia Elena. E' in via Firenze 14 a Viareggio, una traversa della Passeggiata a mare, un ex albergo che presenta a piano terra sale ampie, capaci, tuttavia, di rilasciare un'atmosfera intima e riservata, l'ideale, soprattutto, di questi tempi, per chi è alla ricerca di un angolo di pace per gustarsi le delizie di una cucina dove, ai fornelli, sin dall'inizio, ossia 26 anni fa, sta Federico Barsotti.
E' un martedì sera di fine ottobre, autunno inoltrato, pochissima gente in giro, ancora meno ai tavoli del ristorante dove siamo venuti solamente una volta tanto tempo fa e che ritroviamo, però, esattamente come lo avevamo lasciato, fedele a una tradizione che è la sua forza e che lo ha conservato nel migliore dei modi nonostante il Covid e gli anni. Cabreo era, anticamente, l'inventario dei privilegi e delle prerogative della monarchia castigliana fatto da Alfonso XI (1311-1350). In seguito indicava gli elenchi dei beni appartenenti a enti ecclesiastici o signorili. In mezzo a decine di locali con nomi più o meno esotici, un richiamo alla storia, questa, purtroppo, sempre più sconosciuta, è una boccata di ossigeno.
L'appetito, anche questa sera, c'è, quello, del resto, non manca mai, è il minimo comune denominatore, salvo brevissime e sporadiche pause, della nostra esagerata esistenza. La nostra dolce trequarti che qui è già stata di recente, consiglia di assaggiare i tagliolini alla trabaccolara e vada per i tagliolini, fatti in un pastificio di Viareggio, delicati e cotti al punto giusto. Il sugo è un condensato di sapori, tra il pesce e i pomodorini. Di fronte a noi, invece, scelgono un tris di antipasti che ha nella polenta con sugo di pesce il piatto che, la prossima volta, prenderemo senza ombra di dubbio e in quantità sicuramente più cospicue. Come ulteriore assaggio, dalla lista dei secondi arriva una doppia frittura mista di paranza con gamberi e totani: leggera, per niente sommersa dall'olio, digeribilissima e ce ne accorgeremo durante la notte seguente, trascorsa a dormire come un bebè. Accompagna il fritto una doppia porzione di patatine fritte che non sono tutte uguali come quelle delle classiche friggitorie.
Per chiudere e visto che non abbiamo bevuto, stranamente, è vero, ma... da soli si beve poco e male, un sorbetto alla frutta affogato nella vodka e, subito dopo per dare lo schiaffo finale, una grappa barricata.
Il conto è assolutamente gestibile e il servizio al tavolo di Beatrice Ferrari ha reso la serata ancora più serena e accogliente: complimenti davvero a questa ragazza che lavora con il sorriso e con passione.