Tapear è intraducibile, ma se vogliamo dare un senso e un significato alla frase "Vamos a tapear" possiamo chiamare in causa il vagabondare da un tapas-bar all'altro che gli spagnoli usano fare in compagnia, prima del pranzo e della cena. Loro, effettivamente, sono soliti, la sera, mangiare un po' più tardi rispetto alle nostre latitudini, ma per chi non può o non vuole raggiungere la penisola iberica, a Forte dei Marmi c'è, dal 2004, un ristorante delizioso condotto da una coppia strepitosa dove si degustano le tapas e altri piatti tipici della cucina spagnola mista e rielaborata all'ìnsegna di quella toscana. In particolare, consigliamo la paella de pescado se si vuole solo pesce oppure mixta o Bogavante con riso bomba.
Estate o inverno, primavera o autunno non importa. In via Risorgimento, a due passi dal Fortino del Forte, vero simbolo della città versiliese ed edificato dai Lorena qualche secolo fa, c'è un punto di approdo che ci è infinitamente caro. Erano, infatti, i primi anni delle Gazzette e complice l'amico e critico enogastronomico Marco Bellentani, ci imbattemmo in questa straordinaria location che l'anno venturo festeggerà i suoi primi 20 anni. Qui, in una Versilia esclusiva, ma non sofisticata, rilassante e riservata, ma mai spocchiosa, Giulia Franchi e suo marito Riccardo Sanchez detto Puchi, hanno costruito non soltanto il loro nido d'amore, ma anche un locale che, con il tempo, ha saputo conquistarsi una clientela affezionata e innamorata della sua cucina e, inoltre, di una enoteca ricca di circa mille etichette tra vini italiani, francesi e, ovviamente, spagnoli.
La gentilezza. la disponibilità, l'amore per il proprio lavoro e l'attenzione ai dettagli e alle esigenze dei commensali sono le caratteristiche principali di questa imprenditrice capace di realizzare un sogno che entrambi, Giulia e Puchi, avevano coltivato sin da quando, nei lontani, si fa per dire, anni Novanta, frequentavano la città di Valladolid dove lei era studentessa Erasmus proveniente dall'Università di Pisa dove si sarebbe, poi, laureata in lingua e letteratura spagnola. Tra la Spagna, quindi e l'Italia, ecco che la coppia, accresciuta da due splendidi figli, finisce per trasferirsi definitivamente a Forte dei Marmi, paese natale del padre di Giulia, dove decide di aprire una impresa enogastronomica, dapprima una bottiglieria dove degustare vini con salumi e formaggi, poi, progressivamente, un ristorante vero e proprio.
Da ultimo, su progetto dell'architetto fiorentino Michelangelo Chiti, un locale ricco di luce con ampie vetrate che danno sulla strada, ma che non toccano quella che è sempre stata la forza di questo luogo, la sua intimità, la dote, non comune, di farti sentire a casa anche quando a casa non sei, circondato da un'atmosfera vellutata che sembra volerti cullare regalandoti momenti di... sospensione a mezz'aria davvero impagabili, né troppo in alto, né troppo in basso, ma al punto giusto.
Uno staff affiatato, a cominciare dallo chef, da vent'anni insieme in quest'avventura, Federica Manfrini. Il suo polpo alla Gallego e la sua paella meritano e meritano e meritano ancora. Riccardo 'Puchi' Sanchez, sommelier Ais e maestro cortador de jamon, simpatico e fresco come l'acqua di sorgente, Chiara Venè, anche lei sommelier, Silvia a cui piace il nome senza aggiungere il cognome, Giacomo Dani, Alessandra Bazzichi e, infine, lei, l'anima di tutto, Giulia Franchi, assolutamente squisita nei suoi modi e nel suo saper essere una perfetta padrona di casa. Esageriamo? Provate e poi veniteci a dire cosa ne pensate...
Un ristorante con un buon dehors valido sia in estate sia, viste le temperature miti, in bassa stagione, complessivamente una cinquantina di posti a sedere sia a pranzo sia a cena. Locale ottimo anche per gli aperitivi di una certa qualità. Pasta e pane fatti in casa e si sente: pane nero strepitoso.
La nostra cena, in questa sera dolce e coccolante in una Forte dei Marmi orfana di istituzioni quali i negozi di calzature di Mauro Volponi o del caffè Principe e trasformata in un cantiere nel cuore del suo centro in vista di una ristrutturazione che dovrebbe rilanciare ancora di più il cuore cittadino, comincia proprio con le tapas annaffiare da un calice di Vina Esmeralda 2021, un vino bianco originario della Catalogna composto da un 85 per cento di Moscatel e un 15 per cento di Gewurztraminer. Lo avevamo assaggiato la prima volta una decina di anni fa e ci era rimasto impresso nel palato. E' bastato bagnarlo appena per ritornare indietro nel tempo.
La paella de pescado arriva nel suo tegame ed è, semplicemente, favolosa. Peccato, come abbiamo detto allo chef, che ce ne fosse troppo poca per il nostro pantagruelico appetito. Consigliatissima. Ma i piatti che sforna la cucina di Enoteca Giulia sono innumerevoli e delicati, serviti con un sorriso che, diciamola pure tutta, sorge spontaneo sui volti degli addetti ai lavori cosa non facile da trovare di questi tempi. Il fatto è che qui da Giulia è, realmente, una famiglia.
Belli gli arredi, dieci anzi centodieci e lode ai tavoli, dategli una occhiata e poi diteci se non vorreste averli anche a casa vostra.
Per chiudere la serata una crema catalana il cui sapore ancora ricordavamo e un bicchierino minimal con il nostro mai dimenticato liquore alla mela verde.
Due passi per le vie deserte del Forte sono un unicum e un must irrinunciabili.
Enoteca Giulia