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Scritto da loreno bertolacci
Enogastronomia
31 Agosto 2023

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Nelle botti (aziende) piccole ci sta il vino buono”. Niente di più vero, una frase fatta che descrive bene la Cantina Biagiotti di Lucca, località la Cappella. E noi l’abbiamo voluto verificare proprio a Lucca, nella cornice mozzafiato di piazza dell’Anfiteatro, in una serata estiva degna di nota, né troppo calda e neppure troppo fredda organizzata da Marco Gonzadi e dalla sua G&D Food and Beverage di via per Sant'Alessio. Una location ideale quella di un anfiteatro dove questa volta è stato presentato in anteprima un nuovo spettacolo eno-gastronomico, dove l’attore principale è stato proprio il vino della cantina Biagiotti.

Un inizio col botto, un prosecco doc, verso le 20, dopo i doverosi convenevoli e presentazioni dei commensali che si sono incontrati all’ingresso del ristorante dove sono stati accolti calorosamente dalla titolare Simona Del Ry e dall'impeccabile responsabile di sala Michele De Rosa. 

Il “teatro della piazza” pieno di turisti con ristorazioni e pizzerie che hanno fatto da cornice ideale alla nostra conviviale. La sede del “palcoscenico del gusto” della nostra tavolata è stato il ristorante & wine bistrò Peperosa che ha sfoderato, grazie al suo chef, tutta la sua qualità in termini di cucina gourmet.

Dai “camerini” della cucina si sono avvicendate sui tavoli del convivio una serie di “leccornie” che hanno valorizzato, qualora ve ne fosse bisogno, la rappresentazione degli attori principali della serata, i vini della cantina Biagiotti, vini sinceri come li definisce il titolare Ferdinando Biagiotti affiancato dal figlio Francesco che è, adesso, a tutti gli effetti, anima e cuore dell'azienda.

Vini prodotti con vitigni datati, in terreni, quelli delle colline lucchesi, ricchi di minerali. Colline che formano un anfiteatro naturale che scherma i venti del nord e garantisce un clima mite tutto l’anno, contesto ideale per la coltivazione e produzione vitivinicola, eccellenza lucchese che si contraddistingue ovunque. Un “anfiteatro” che ritroviamo anche nella serata di degustazione, giusto per non perdere l’abitudine. Ma andiamo al riassunto della rappresentazione eno-gastronomica.

Dopo le prime foto di rito si inizia con un primo assaggio, una sorta di pre-antipasto, accompagnato dal botto dell’apertura del consueto e oramai immancabile prosecco. A questo punto la “via del gusto” era aperta ed è iniziata la vera e propria degustazione. La prima bottiglia della cantina Biagiotti che ha dato inizio allo spettacolo è stata, come ci ha illustrato il titolare, un Donna Paola, moglie del titolare, un vino bianco macerato sulle bucce, vino fatto con vigneti vecchi, vitigni legati rigorosamente a mano con l’impiego dei salici. Ad accompagnarla un’entrata discretamente coreografica costituita da una “battuta di manzo marinata in una birra celiaca con all’interno un’insalata di pere leggermente condita e un sorbetto”.

Un bell’inizio che ha stimolato il palato con un sapore leggero ma intenso, dando risalto a un vino d’altri tempi, come ci piace definire la bottiglia di donna Paola. I commensali hanno da subito applaudito la perfetta performance del primo atto della rappresentazione, attendendo pazientemente l’apertura del sipario sul secondo atto, un secondo capolavoro enologico, una bottiglia di “nonna Mira”, vino fatto con stessi attori ovvero stessi vitigni del primo ma con processo di fermentazione diverso. Il primo era macerato sulle bucce, mentre per questo vino vengono tolte le bucce dal mosto e viene lavorato su quelli che sono i depositi. Cambia il vino e lo si nota nella densità e nel colore. E’ un vino più semplice rispetto al primo e meno impegnativo, ma altrettanto morbido al palato. Ad accompagnarlo sul “palcoscenico del gusto” anche qui ha fatto la sua parte un primo piatto di tutto rispetto. Ravioli ripieni di una pancia di pernice con alla base una crema di cozze con fondo di cacciagione sempre con pernice ed una crema di zucchine. 

La location ideale ha fatto il resto esaltando certi “sapori speciali”, soprattutto quello del primo bicchiere di vino. Speciali perché, perlomeno in chi scrive, l’ha riportato agli anni passati quando un palato, magari meno sopraffino, riusciva a malapena a distinguere sapori puramente locali e familiari da sapori dozzinali “macdonaldiani”. Il vino di donna Paola, a questo punto dello spettacolo, continua ad essere per me il primo attore della serata. Il terzo e conclusivo atto della serata, nell’immaginario “spettacolo del gusto” è stata la degustazione di un rosso Alessandro, tredici gradi, plurivarieitario affinato intorno a 500 litri per 14 mesi. San Giovese, Merlot, Canaiolo, moscato d’Amburgo, un blend da oltre 50 anni. Bottiglia sempre riportante un’etichetta con la caricatura della faccia dell’ideatore dello scopritore della vigna nascosta dai rovi, Ferdinando Biagiotti.

Questa volta il nome è quello del figlio più grande, un ventiduenne che con tanto entusiasmo e preparazione intente proseguire nell’idea primordiale del padre che, è proprio il caso di dirlo, “ci ha messo e ci sta mettendo la faccia” in questa avvincente nuova esperienza. Terza bottiglia il rosso che ha accompagnato sul palcoscenico della tavola una piatto di carne. Filetto di maiale leggermente marinato con flan di patate cotto al forno, concluso con cuore di cavolo viola e riduzione di mela verde. E infine un dessert, che si è ispirato al film di Alberto Sordi girato nel palazzo Pfanner. Semifreddo allo yogurt accompagnato dalle banane. Tutto ispirato dalla comicità dell’Albertone nazionale, naturalmente accompagnato sempre dai vini sinceri di Ferninando Biagiotti e figli. Una bella serata indubbiamente, un momento conviviale fatto di amicizie consolidate, nuove amicizie con tanta empatia e simpatia. Tutte queste specialità del nostro territorio sono promosse e portate alla conoscenza dei più da una nota azienda originariamente di distribuzione dolciaria che nasce nel lontano 68 e con sede in Lucca, via provinciale per S. Alessio, la G&D food & beverage. Azienda che nel tempo si è specializzata nella ricerca e commercializzazione di prodotti del territorio di grande qualità. Presenti alla degustazione i rappresentanti commerciali dell’azienda stessa. Insomma, un’azienda che commercializza eccellenze del territorio per palati esigenti.

Prodotti di nicchia, come si usano definire. Una produzione, quella delle cantine Biagiotti, con un numero di bottiglie che si aggira intorno alle 15 mila. A conferma che in una dimensione piccola della botte ci sta il vino buono, quello curato e per il quale qualcuno ha speso anni e risorse prima di iniziare di nuovo la produzione come era un tempo. Per chi scrive comunque quello più sensazionale per il proprio palato è stato proprio quello all’inizio del banchetto, il vino di Paola. Un sapore antico, forse un po’ aspro, che ti riporta all’epoca in cui i nonni arrivavano a casa col fiasco appena riempito nella cantina e si dichiaravano i migliori produttori locali di quel tipo di vino, fatto con viti ed uve antiche, delle quali forse non conoscevano neppure l’origine, legate rigorosamente a mano con i salici. Un vino che lasciava un gusto di cose passate in bocca, forse con un palato meno attento e meno abituato a una cucina multietnica. Un palato che trovava il giusto appagamento nelle varietà eno-gastronomiche locali, senza andare all’inutile ricerca di quello che non abbiamo. Insomma, cucina antica con vini antichi, o meglio, vini sinceri come sincera è la ditta Biagiotti che li produce, mettendoci la faccia su ogni etichetta posta sulla bottiglia. Le bottiglie sono forse poche come quantità ma buone come qualità di produzione, perché appunto “nella botte piccola ci sta il vino buono”.

Tra i presenti anche il responsabile del segmento vini in G&D Alessio Santoni, ottimo conoscitore del settore e amante del buon vino, Flavio Torrini assicuratore, Piero Pacini dei Gelati di Piero, l'immancabile direttore (ir)responsabile della Gazzetta,Olimpia Bertolucci commercialista e sommelier







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