La pratica stava andando avanti da un po’, ma negli ultimi giorni è arrivata anche l’ufficialità: con la delibera per l’acquisto nell’ultimo consiglio comunale, l’area umida del lago della Gherardesca entra a far parte del patrimonio del comune di Capannori, con un importo complessivo (diviso in modo ineguale tra casse comunale e Fondazione Cassa di Risparmi di Lucca) di poco superiore a 850mila euro.
Una nota d’orgoglio per la giunta Menesini, che ha trovato il plauso anche di una buona fetta dell’opposizione. Persino la Lega locale ha espresso soddisfazione, attraverso una nota ufficiale, per l’acquisto di un sito così importante da un punto di vista naturalistico e storico (vi risiedeva infatti un campo di prigionia durante la Seconda guerra mondiale), ma considera troppo alta la cifra spesa dall’amministrazione per una zona che, nonostante la bellezza, ha un valore commerciale nullo, con le case già presenti che risultano inabitabili e un terreno inutilizzabile per pratiche agricole o turistiche.
“il consiglio comunale di Capannori ha deliberato l’acquisto dell’area umida del lago della Gherardesca per l’importo complessivo di 857.143 euro, con un contributo di 600mila euro da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e per il resto con risorse a carico del bilancio comunale. Non ha deliberato lavori per la messa in sicurezza e la valorizzazione dell’area, come
erroneamente riportato nel comunicato stampa dell’amministrazione comunale. Come gruppo Lega – affermano i consiglieri comunali Salvadore Bartolomei, Ilaria Benigni, Giuseppe Pellegrini, Gaetano Spadaro e Domenico Caruso – esprimiamo apprezzamento per la decisione di acquisire al patrimonio comunale un’area di rilevante interesse ambientale e paesaggistico che appartiene anche alla memoria storica condivisa, poiché in quella zona sorgeva un campo di internamento per alleati e cittadini di religione ebraica che ha visto episodi di eroismo dei cittadini di Capannori all’indomani dell’8 settembre 1943. Tuttavia – sostengono gli esponenti leghisti – abbiamo espresso forti perplessità sulla convenienza economica dell’acquisto per mezzo di assegnazione diretta nell’ambito del concordato preventivo che interessa la società proprietaria del compendio. Infatti, a seguito dei ribassi conseguenti alle precedenti aste deserte, sarà pagato il prezzo di 654.794 euro, a nostro parere eccessivo visto che il valore commerciale è pressoché nullo trattandosi di area di interesse naturalistico. Gli immobili non sono abitabili, i terreni sono incolti e in gran parte paludosi, sussiste una servitù di metanodotto e sull’area gravano pignoramenti e iscrizioni ipotecarie per le quali non è certo l’effetto “purgativo” che consegue solo nel caso di vendita competitiva applicabile al concordato preventivo ai sensi degli articoli 163 bis della legge fallimentare. Inoltre, la perizia di stima risalente al 2011, che ha attribuito al compendio il valore di 2.220.300 euro è da ritenere incongrua, poiché, oltre a non essere aggiornata allo stato dei luoghi alla data odierna e all’attuale valore di mercato, ha utilizzato valori più alti rispetto all’Omi (per i fabbricati) e ai valori agricoli medi, questi ultimi non idonei a rappresentare adeguatamente il valore reale delle aree dovendosi tener conto delle peculiarità specifiche del compendio (come statuito da una sentenza della Corte costituzionale del 2011) e, pertanto, del valore di mercato che nella fattispecie è pressoché nullo, trattandosi di una oasi naturalistica che nessuno ha interesse ad acquistare come dimostrano le aste deserte tenute nell’ambito della procedura di concordato preventivo per liquidazione. Un solo esempio: i 160mila metri quadri di terreni sott’acqua sono stati valutati dalla perizia 256mila euro, ovvero 1,60 euro al metro quadro quando il valore agricolo medio delle zone lacustri è pari a 0,35 centesimi al metro quadro. Pertanto, il prezzo che il comune di Capannori è disposto a pagare per l’importo di 1,29 euro al metro quadro (654.794 euro per 508.850 metri quadri) ben potrebbe essere considerato eccessivo, o comunque superiore all’indennizzo dovuto in caso di attivazione di una procedura di esproprio”.