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Scritto da Redazione
Piana
14 Dicembre 2022

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L’annuncio è arrivato lunedì sera (12 dicembre) al teatro Arena del Sole di Bologna e in diretta radiofonica alla trasmissione Radio3 Suite di Rai Radio3. 

Per Roberto Castello, prima con Sosta Palmizi, quindi con Aldes, non è la prima volta: nel 1986 ha vinto il premio con Il Cortile e in quel caso fu la prima compagnia italiana non appartenente al mondo della prosa ad essere premiata. Nel 2003, poi, era stato Il migliore dei mondi possibili a ricevere il premio nella sezione teatro - danza, prima della ‘doppietta’ del 2018 con il premio speciale ad ALDES e all’attore Andrea Cosentino. 

Inferno ha debuttato nel novembre 2021 a Roma nell'ambito del Festival Romaeuropa. È una coproduzione internazionale che ha coinvolto oltre a Romaeuropa anche il Centre Dramatique National di Montpellier, il Centre Choréographique National de Nantes e la Fondazione Tpe - Palcoscenico Danza. Lo spettacolo ha già calcato palcoscenici internazionali, in particolare in Francia e Belgio, e nel 2023 sarà ospite del Théâtre del La Ville di Parigi assieme all’altra ‘creatura’ recente di Roberto Castello: In girum imus nocte et consumimur igni.

Sul palco del teatro bolognese sono saliti tutti i protagonisti dello spettacolo. Ai vincitori è stato chiesto di scegliere una parola da commentare: “La parola che ho scelto - ha detto Roberto Castello, che non ha nascosto la soddisfazione per il nuovo riconoscimento - è festa. Perché io auguro al teatro di tornare ad essere un luogo di festa popolare e non solo un lusso per una borghesia istruita”. 

“Un Inferno piacevole, divertente, gioioso, altamente desiderabile - così aveva raccontato il suo spettacolo il coreografo e regista - pensato ribaltando il tòpos classico per farne un ragionamento sulla condizione umana. Un inferno divertente, dunque, dove la dimensione ‘infernale’ sta nel desiderio spasmodico del riconoscimento sociale, nella ricerca continua del fatto che altri ti diano dei feedback positivi. Tutti cerchiamo di apparire migliori di quello che siamo. Ed è proprio questa dinamica il motore di Inferno, che è poi il percorso della nostra vita: consumarsi ogni giorno per il riconoscimento sociale”.

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