Non era facile scrivere un'opera del genere. Oltretutto, per un uomo. Un dramma prettamente femminile, delicato, sensibile; un personaggio, quello di Perella, mirabile per sensualità, dolcezza e fragilità. Davvero, un affresco del genere ha ben pochi eguali nel mondo - seppur sconfinato - dell'arte.
Ci voleva tutto il genio di un maestro del teatro come Luigi Pirandello, capace di mettere in scena il dramma di una donna pudica in balia della maliziosità di due uomini: da una parte un meschino capitano di mare, marito per convenienza e infedele per vocazione; dall'altra un viscido professore, amante codardo e vile manipolatore.
"L'uomo, la bestia e la virtù", questo il titolo dello spettacolo che ha chiuso la stagione teatrale all'auditorium Vincenzo da Massa Carrara, a Porcari: dove l'uomo è la bestia, mentre la virtù è una chimera a cui solo gli animi puri possono ambire.
La storia è semplice, si tratta del più banale degli intrecci: lui (Paolino, il professore) è sposato con lei (la moglie), ma, in segreto, frequenta un'altra (Perella, l'amante); quest'ultima è, a sua volta, sposata con un rude capitano di mare (Capitano Perella), dal quale ha avuto un bambino; il capitano, però, è fedifrago (anche lui!) e, due mesi sì e gli altri pure, lascia la moglie per raggiungere la sua seconda casa, a Napoli, dove - si intuisce - ha un'altra.
La trama è tutta qui: vista e rivista. Eppure... Eh, eppure la psicologia dei personaggi è un capolavoro di realismo e umanità. Chi non è portato a compatire il personaggio principale, il serioso signor Paolino, all'aspetto un brav'uomo, gentile ed educato, anche se un po' scontroso con l'invadente serva? E chi non è rapito dal carisma del Capitano Perella, un uomo sicuro di sé, un Humphrey Bogart per cui le femmine sono belle sì, ma devono stare al loro posto?
E ancora: chi non è ammaliato da Perella (inciso: strepitosa, seducente e sensuale Valentina Perrella nella parte), questa donna così incosapevolmente sexy, detentrice di un potere che non sa di possedere, casta e pura in un mondo sporco e crudele?
Ma, come spesso accade nell'opera pirandelliana, i personaggi non hanno mai una sola... maschera. Ne hanno una, nessuna e centomila. Infatti, l'angelico professor Paolino si rivela (anche) un deplorevole diavolo, capace di ingravidare una donna, per il puro godimento di una sera, senza assumersi l'immensa responsabilità della cosa fatta; il bruto Capitano Perella, tanto sicuro di sé con la moglie (che sevizia), si scopre un agnellino agli ordini dell'altra donna (più brutta, ma evidentemente più forte) che lo tiene in scacco.
L'unica che fa tenerezza è Perella. Lei è sempre la stessa. Si lascia fare tutto, sembra una bambola: dove la metti, sta. Ma non è stupida, è solo indifesa. Assomiglia un po' a una farfalla: facile da catturare, crudele da uccidere.
Tutta sua la tragedia: è lei la vera vittima del dramma, è lei a morire dentro. Talmente bella da poter incutere timore, diventa invece la preda perfetta per l'uomo-bestia che si aggira nel teatro (e nel mondo).