Anno XI 
Mercoledì 7 Maggio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
14 Febbraio 2022

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10 febbraio: “giornata del ricordo” dell’eccidio jugoslavo delle Foibe. Vale la pena non dimenticare, lo meritano le migliaia di vittime che avevano commesso l’unico reato di essere italiane.

Novembre 1866, l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe emanò l’ordine che “si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona … si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori, con energia e senza riguardo alcuno”.

Da lì per gli italiani residenti cominciano le difficoltà che si acuiscono nel corso della I guerra mondiale e trovano momentanea tregua col fascismo.

Come noto proviene da questa terra il corpo del Milite ignoto sepolto nell’altare della Patria al Vittoriano: fu scelto da Maria Bergamas di Gradisca sull’Isonzo.

Il Fascismo, come di consueto, non andò tanto per il sottile dando luogo ad una campagna di italianizzazione dei territori annessi a seguito della vittoria della Grande Guerra.

La II guerra mondiale si abbatté anche su queste terre con episodi reciprocamente violenti e sanguinosi. Difficile dire chi fu più feroce, come sempre accade nelle guerre guerreggiate, più che mai in questa che univa elementi ideologici, nazionalismi, interessi economici, espansionismi imperialistici.

Yalta fu fatale ai compatrioti: la spartizione del mondo passava da qui. Ci sono episodi comici nella loro tragicità: il generale inglese cui fu affidato il compito di tracciare il nuovo confine (Linea Morgan) arrivò a dividere perfino gli appartamenti cosicché (soprattutto a Gorizia) avvenne che sala e camera da letto erano in Italia mentre cucina e bagno in Jugoslavia.

Il Maresciallo Tito, dittatore comunista della Jugoslavia, giustificò l’eccidio (che ebbe le caratteristiche della pulizia etnica) con le violenze cui il governo fascista aveva sottoposto la popolazione slava.

Nessuna indulgenza, ma le fonti storiche hanno conteggiato 10 condanne a morte eseguite contro nazionalisti slavi nel corso di tutta la ventennale dominazione italo/fascista.

Il comunismo slavo dette prova di tutta la sua disumanità: stupri, percosse, ferimenti, omicidi, appropriazioni e vessazioni non enumerabili.

Alle foibe istriane si aggiunsero gli annegamenti in mare a Zara e nella Dalmazia, e l’esodo in massa degli italiani. Nel 1960 la Jugoslavia censì in 17.516 gli italiani rimasti in Istria e nel Quarnaro.

Il P.C.I. dette prova della stretta dipendenza da Stalin: indicò i 350.000 profughi come fascisti che meritavano la loro cattiva sorte, in seguito li condannò alla damnatio memoriae: guai anche solo a parlarne. Una vergognosa cortina di silenzio che durò per decenni. Con l’ipocrita condiscendenza della D.C., dell’intellighenzia, dei mezzi di comunicazione.

Mai una parola di condanna dei compagni Jugoslavi: neanche l’ipocrita formula dei “compagni che sbagliano”, anzi ancora oggi improbabili giustificazioni della sinistra/sinistra

Ne è un bell’esempio la difesa a oltranza di Mario Toffanin, autore di omicidi politici e dell’eccidio di Porzus, condannato all’ergastolo dal tribunale di Lucca e graziato da Pertini, oppure la signora Alessandra Kersevan che tuttora nega l’esistenza stessa delle Foibe sostenuta dal vetero comunista Marco Rizzo.

Nemmeno sappiamo quanti furono i morti ammazzati: le “stime” di questo macello si fermavano a circa 15.000 ma a fine 2020 si sono conclusi i lavori di censimento della Commissione per fosse comuni nascoste in Slovenia che, su incarico del governo di Lubiana, ha censito nell'ex Paese jugoslavo 581 foibe in cui sono stati rinvenuti più di 100.000 corpi “giustiziati” dai partigiani di Tito.

Il silenzio fu interrotto da marzo 2004 con l’istituzione del Giorno del Ricordo.

Ma la sinistra/sinistra continua nel suo negazionismo: per esempio in Toscana il 12 febbraio scorso la Associazione Firenze Antifascista, con l'appoggio della Rete Democratica Fiorentina ha manifestato contro il Giorno del ricordo, al grido “Nelle foibe" coloro che non condividono la legittimità degli eccidi jugoslavi.

In questa lugubre storia c’è una amara conclusione e un elemento di sollievo: i comunisti giustificano imperterriti qualunque nefandezza in nome dell’avvento della dittatura del proletariato. Non trovano limite neanche della oggettività della storia. Stalin e il suo entourage, Mao Tse Tung, Tito e Ceausescu, Pol Pot, i sanguinari dittatori comunisti in Africa, la dinastia dei Kim in Corea, i falsi eroi Fidel Castro, Allende e ora Maduro, todos caballeros. Il pericolo del vetero comunismo sovrasta quello del neofascismo.

Pur pagando il pesante prezzo degli italiani uccisi e perseguitati in Istria, Dalmazia, Venezia Giulia, il resto dell’Italia se l’è cavata: ha evitato settanta anni di sanguinario delirio marxista/leninista: nell’esprimere gratitudine a chi ci ha salvato dalla triste sorte capitata agli sfortunati europei dell’Est, agli asiatici, agli africani e ai sud americani, teniamo vivo e costante il ricordo e la gratitudine per i nostri compatrioti uccisi, stuprati, feriti, derubati dalle milizie titine: il loro sacrificio ci ha aiutato a capire da chi difenderci. Il ricordo ci aiuta a continuare a difendercene: questa è la principale ragione dei furibondi attacchi dei relitti comunisti al Giorno del Ricordo.

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