Calenda viene a Lucca accompagnato dal suo capo partito Enrico Letta. Mi fa piacere che venga a fare campagna elettorale per il Pd visto che a fare campagna per il suo partito non è venuto quando doveva. Non so cosa dirà, visto che Lucca non la conosce e se la conoscesse dovrebbe solo parlare male degli ultimi dieci anni di governo Pd della città.
Certamente mi pregio mandargli una comunicazione importante: se nella foga oratoria, foga normalmente basata sulla retorica dell’insulto, gli dovesse sfuggire una parola del tipo « incapace », « estrema destra », « Casa Pound », « fascisti », o altre amenità simili, non dubiti che ne uscirà una querela per la quale dovrà impegnare le ricchezze di famiglia.
A proposito di famiglia e di fascisti, a lui che ha avuto nonni illustri e famosi, vorrei ricordare che i repubblichini di Salò dopo l’8 settembre, presero i miei nonni materni, li buttarono in galera, e buttarono mia madre, a 10 anni, in mezzo a una strada a chiedere la carità per sei mesi, prima di consegnare la famiglia intera alle SS per metterla in un Campo di concentramento a Bergen Belsen.
Conosco il fascismo e so il male che ha fatto e nel campo di Mario Pardini non ci sono né fascisti né estrema destra, ma ci sono le stesse liste che Azione ha sostenuto a Genova, a Frosinone, e con cui è insieme al governo del Paese. Barsanti non è un fascista, lo stesso Raspini lo descriveva in televisione come un uomo di centrodestra il 4 maggio scorso a Italia 7.
Spieghi Calenda piuttosto perché dopo l’incontro con Letta ha fatto diventare Azione una costola del Pd, spieghi perché ha svenduto un partito a qualche promessa su futuri incarichi, e, ancora, non venga a Lucca a praticare « il fascismo degli antifascisti » di cui parlava Pasolini. Lucca non merita questo.