Anno XI 
Venerdì 2 Maggio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
24 Febbraio 2022

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Caro direttore,

le labirintiche vicende dei candidati sindaci di Lucca sono di per sé un romanzo dai mille esiti. Lasciamole decantare ancora per qualche giorno. Al netto degli (probabili) accorpamenti con il voto al referendum o di (improbabili) rinvii a causa Covid, la data ultima del primo turno comunale è entro l’11 giugno. La normativa prevede che le liste devono essere presentate almeno 30 giorni prima. E siamo al 12 maggio.

Un sindaco in carica che si candida in altro comune deve dimettersi dal proprio incarico almeno 50 giorni prima (occorrono 20 giorni per ratificare le dimissioni). Dunque il dr. Del Ghingaro dovrebbe dimettersi dall’incarico attuale entro 22 aprile. Ma c’é di mezzo la campagna elettorale: per quanto rapida impegna almeno un novantina di giorni. Siamo dunque al 10/15 marzo. Questo è il limite tecnico/politico di una eventuale candidatura di Del Ghingaro.

Vale la pena ricordare che il dr. Del Ghingaro, proveniente da Capannori e dunque fuori dal suo territorio, si candidò a Viareggio il 3 marzo 2015, con la data elettorale fissata al 31 maggio.

Si tratta quindi di una ventina di giorni e il mistero sarà risolto.

Certo è che l’arrivo di Del Ghingaro spariglierebbe tutte le carte oggi in tavola: ballottaggio sicuro ma con quale avversario? con il candidato Pd Raspini oppure con l’Ignoto uno (l’introvabile candidato del cdx)?

Mi sembra questo l’incubo vero che dovrebbe togliere il sonno ai “vertici” del Pd e delle altre esigue forze che sostengono Raspini, o degli strateghi del cdx regionali e ancor più locali: tutti da premio Nobel alla capacità politica. L’incubo è (dovrebbe essere?) di neanche arrivare al ballottaggio: terzi su tre.

Questa mattina ci siamo svegliati con la orribile notizia dell’invasione russa in Ucraina: era nell’aria da tempo. Non mi imbarco in analisi di geopolitica internazionale per manifesta incompetenza: il rischio è quello di inserire nelle poche informazioni certe di cui dispone un comune mortale, un proprio atteggiamento se non ideologico almeno di appartenenza. Da un lato condanno l’atto di Putin, dall’altro lato rilevo che l’irenismo occidentale, la palese incapacità di Biden, l’inesistenza di una comune politica estera della U.E. anche in situazioni che, come questa, sono decisive per qualità di vita e di sviluppo degli Stati che la compongono, tutto questo ed altro ancora permette le ribalderie di Mosca e quelle anche peggiori di Pechino.

Di certo c’è che accendere il riscaldamento o dimenticare acceso un lampadario diventa tanto costoso quanto una bistecca di Chianina. Mia madre, da genovese DOC, mi ha imposto la regola rigida: spegni la luce quando esci da una stanza. Così faccio da anni, è una sorta di riflesso inconsapevole. E oggi la gratitudine per mia madre è, se possibile, aumentata.

Ma a chi dobbiamo la tempesta energetica che mette tutto in forse, fino alla nostra qualità di vita nel futuro immediato?

A me pare che la dobbiamo a molti fattori ma soprattutto alle incursioni “politiche” della Magistratura inquirente “impegnata” e alla frangia di concittadini che da decenni si oppone a qualunque investimento innovativo, contro la TAV, contro il TAP, contro i rigassificatori, contro i termovalorizzatori, contro il nucleare, contro l’estrazione di gas e petrolio in Italia, contro tutto.

Questa frangia pare politicamente poco amata dagli elettori: i Verdi italiani non sono mai andati oltre il 2%. Ma riappare poi attraverso i “comitati” più o meni spontanei, e da ultimo attraverso il M5S facendo parte della “decrescita felice”. Ma è anche presente nel cs in forma più ambigua, umbratile.

Per fare un esempio, le forniture di gas all’Italia avvengono attraverso i tubi dei gasdotti. Se Mosca decide di chiudere il rubinetto, l’Italia immediatamente resta a secco del 41 per cento del gas che le permette di riscaldarsi, far bollire la pasta, ma soprattutto sostenere il suo sistema logistico ed industriale.

L’alternativa potevano essere i rigasificatori, ma la frangia dei no a tutto ha ridotto la capacità di stoccaggio dei rigasificatori italiani a 350.000 mc.

Andando a vedere Paesi che come noi non dispongono di risorse energetiche proprie, vediamo che in Giappone la capacità di stoccaggio è di 13.733.000mc e in Corea di 3.460.000.

Giappone e Corea (del SUD) hanno capacità di resistenza rispettivamente di 39 volte e di 10 volte superiore a noi poveri italiani.

E meno male che siamo riusciti a fermare i deliri dei Comitati anti TAP, capeggiati dalla impresentabile passionaria grillina Barbara Lezzi, addirittura ex Ministra! e del lunatico governatore PD della Puglia Emiliano, altrimenti neanche ci arriverebbe il gas dall’Azerbaijan.

Quanto alle sanzioni alla Russia: per ora Putin paga i costi della sua guerra con i nostri soldi. Quelli che gli arrivano dall’aumento di oltre il 400% del prezzo del suo gas. Meno gas a noi, ma a prezzi quadruplicati, più gas alla Cina a prezzi “politici”.

Vedremo se le sanzioni occidentali, gestite peraltro dall’alleato USA che dispone di fonti energetiche autonome ed abbondanti, potranno indurre Putin a più miti consigli.

La pace vale sacrifici, l’irenismo, cioè la pace ad ogni costo, vale la rinuncia ai principi stessi della nostra cultura. Se l’Europa avesse eserciti e politiche estere comuni, potrebbe fermare i Putin con la sola minaccia di sparare, così com’è invece può solo subire quella che sembra l’incompetenza dell’alleato americano, i ricatti energetici, le certe ma inutili adunanze pro pace, le bizzarre dichiarazioni del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, secondo cui le sanzioni impediranno ai russi lo shopping a Milano.

Caro direttore, lasciami concludere con l’ormai famoso aforisma: io speriamo che me la cavo, e con me i miei concittadini.

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