Anno XI 
Martedì 6 Maggio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
12 Ottobre 2022

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Caro direttore,

il tuo articolo sull’incarico di presidente di Lucca Ambiente conferito alla signora Sandra Bianchi stimola qualche riflessione che va al di là dell’episodio specifico.

Lucca Ambiente è una s.r.l. a prevalente partecipazione pubblica (Comune di Lucca al 62,97% delle quote), con un socio privato di minoranza (Daneco Impianti srl al 36.57%) ma particolarmente difficile perché fallito in aprile 2021.

Lucca Ambiente opera in un settore particolarmente arduo perché sottoposto a invasive regole extra gestionali che nella pratica condizionano la conduzione societaria, spesso senza raggiungere l’obiettivo di trasparenza e meno che mai di efficienza, come dimostrano i casi anche recenti del KEU di Santa Croce o altri episodi anche più vicini a Lucca.

L’intreccio fra politica e imprese operanti nel “settore ambientale” è ovunque molto stretto, in Toscana è opprimente e risulta in grande prevalenza appannaggio della filiera di Sinistra.

Inoltre guardando i bilanci della società si rileva una marginalità modesta (esercizio 2021: ricavi € 23.462.000, risultato netto € 201.000 pari allo 0,85%), con una fragilità nello Stato Patrimoniale riguardante ben € 16.236.000 di crediti verso clienti e controllate (pari a quasi il 70% dei ricavi 2021).

Dunque la signora Bianchi ha davanti impegni notevoli perché va a presiedere una società che ha un socio maggioritario di centro destra (il Comune di Lucca) in un settore egemonizzato dalla sinistra. Perché la società affidatale opera con utili marginali. Perché dovrà fare una immediata ricognizione della esigibilità dei crediti a bilancio. Perché ha un socio di rilevante minoranza in stato di fallimento e dunque da sostituire.

Non ho il piacere di conoscere la signora Bianchi, quindi non do giudizi circa la sua idoneità a gestire questa situazione di estremo impegno. Da quanto mi riferiscono comuni amici si tratta di persona abituata a gestire imprese, anche se di dimensioni molto più modeste e operanti in settori molto meno invasi da normative di ogni genere e lontane anni luce dalla ingerenza della politica. Determinata e motivata a far bene.

Infine non conosco lei ma conosco il Sindaco Pardini che di impresa si intende e che considero persona molto riflessiva: do per scontato che abbia ricevuto le consuete pressioni politiche riguardanti le “nomine” da parte dei partiti “vincitori” ma altrettanto per scontato che prima di nominare ha esaminato il curriculum di ogni candidato e ha deciso in base al duplice corno del dilemma: le pressioni dei partiti, ma soprattutto l’idoneità della candidata.

Del resto nel nostro caso si tratta di sostituire un commercialista (il presidente uscente dr. Romani) con un imprenditore. Nessuno dei due con specifiche esperienze nel settore in cui opera la società presieduta.

Dunque tanti auguri di buon lavoro alla signora Bianchi nell’interesse primario dei lucchesi.

Tanto detto in termini aziendalistici, tu poni il problema più generale del familismo: la signora è moglie di un esponente politico locale di F.d.I. e questo sarebbe stato determinante per la sua nomina.

Il familismo tocca un po’ tutti i partiti, in particolare nell’Italia Meridionale, dove è noto il mantra del “tengo famiglia”. Ma anche qui non si scherza.

Per esempio, alle ultime elezioni la Lega ha presentato in un collegio “sicuro” l’amico Andrea Barabotti, marito di Susanna Ceccardi eurodeputata e di fatto la donna forte della Lega Toscana, per delega di Salvini: è stato eletto ed ora la famiglia si ritrova con un’eurodeputata e un deputato della Repubblica. Viene da dire: meno male che la bella bimba che hanno messo al mondo è ancora piccola, altrimenti ce la vedevamo magari nel Consiglio Regionale sempre in rappresentanza della Lega.

Ma secondo me qui sta il nocciolo del quesito: la parentela può essere elemento di discriminazione nei confronti di chi ha le carte in regola per occupare posizioni preminenti in politica o nelle attività economiche pubbliche?

Per esempio nel caso di Barabotti l’uomo vanta buone carte per preparazione e dedizione al partito: ma non sarebbero bastate per acquisire quel livello di candidatura. Situazione simile appare quella della signora Bianchi che sembra avere carte in regola per aspirare alla presidenza, ma senza il marito con ogni probabilità non la avrebbe ottenuta. In entrambi i casi la parentela potrebbe aver sdoganato potenzialità latenti non utilizzabili se la parentela fosse intesa solo come un ostacolo eticamente insuperabile a prescindere da competenza e capacità personali.

Arrivo a una conclusione che vale per me e che forse tu non sottoscrivi:

  • II familismo è una brutta bestia che va osteggiato. È un ritorno al passato, ai regnanti perché appartenenti alla dinastia (un modo più pomposo di chiamare la famiglia) poco importando se fossero idonei o inidonei e qualche volta anche palesemente cretini.

  • L’accesso ai posti di responsabilità deve essere aperto e contendibile in termini di competenza, di onestà, di impegno, non in termini di parentela o di affinità. Dunque, se la selezione avviene solo per parentela è passibile di condanna tanto morale quanto politica. Non diversamente però se avviene per appartenenza politica: tessera o non tessera, se non sei capace devi stare a casa.

  • Ma se c’è un “parente” che ha i numeri e le competenze, nessuno ha il diritto di opporsi a sue candidature coerenti con le sue capacità, pur essendo moglie, marito, parente o affine di qualche capo o capetto politico. Sarebbe iniquo per il “parente” e dannoso per i cittadini: competenza, voglia di fare e di rischiare (e qui so per personale esperienza che la signora Bianchi va a rischiare anche a livello personale) sono risorse sempre più scarse. Quando sono disponibili vanno usate.

  • Peraltro l’emolumento previsto è di € 20.000/anno lordi, che significa al netto non più di € 1.000/mese, del tutto inadeguato a remunerare impegno e soprattutto rischi e responsabilità: questa presidenza non è un affare neanche dal punto di vista economico.

  • Se mai andrebbero stigmatizzati Martinelli se ha insistito nella spinta a favore della moglie e il sindaco se ha designato la signora Bianchi senza verificarne l’idoneità e riscontrato il possesso delle competenze manageriali necessarie: quanto alla signora Bianchi sarà oggetto di giudizio solo in base ai risultati che otterrà nel suo nuovo incarico.

  • In questa Italia pervasa di cinico perbenismo dove i giudizi morali sono dettati da un vangelo laico che fa capo alle sinistre (che si assolvono quando fanno peccati anche “mortali”) dobbiamo stare attenti alla ipocrisia. Le sinistre ci mettono chi vogliono a presiedere le società a partecipazione pubblica: caro direttore, vai a vedere il curriculum dei vari presidenti e consiglieri e mi saprai dire, lì giocano addirittura due fattori: parentele più appartenenze politiche. Competenze e impegno sono elementi trascurabili e trascurati: hai la tessera? Sei idoneo.

  • Noi abbiamo un approccio diverso e ci riserviamo due giudizi. Quello iniziale del possesso da parte dei nostri candidati dei requisiti minimi atti a ricoprire con dignità ed onore l’incarico affidato. Quello a posteriori dei risultati ottenuti. A noi le tessere e le parentele non bastano, chiediamo ai nostri candidati risultati concreti a beneficio della comunità, se portano a casa i risultati vanno bene, se fanno danni devono andare a casa che siano o meno mogli, mariti, parenti, iscritti, militanti, politici trombati.

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