È recente e oggetto di fiera diatriba l’ultima serie di norme volute dal Ministro dell’Istruzione Valditara, che rappresenterebbero la fine della libertà, o comunque un passo avanti verso il totalitarismo. Vediamolo, questo passo nel baratro del fascismo.
Allora, una coppia di genitori (“1” e “2”, o madre e padre? Fermo restando che pure “1” e “2” si presterebbero a discussione: “1” è più importante? O lo è “2” ch’è più di “1”, spiegare please) decide di tirar su un figlio in guisa che ritenga di poter occupare e sfasciare una scuola. Altra coppia – mi sbilancio, questa volta è più facile che si tratti di Madre e Padre – decidono d’insegnare al figlio che una cosa del genere non si debba fare. Beh, perché la 2^ deve pagare i danni provocati dal figlio della 1^? Lo so, è sempre andata così, ma non mi pare una buona ragione. Anche la mafia c’è da sempre, ma si cerca d’eliminarla. Anche il fascismo, ci diceva Eco, c’è e ci sarà sempre, e si cerca di sopprimerlo anche se non lo si trova, e in quel caso lo si crea.
Chi sfascia paga anche disciplinarmente, se poi è un genio la vita lo premierà con tanti 100, 30 e lode e bacio accademico. Intanto non è giusto che sia trattato come lo sfasciatore seriale chi non rompe neppure le balle.
E ancora, se abbiamo deciso nello scorso secolo – coi Decreti Delegati del 1974 – la partecipazione dei genitori, e delle mamme soprattutto, alla gestione delle scuole, anche se avevano la 3^ media …. e se le mamme hanno avuto tanto spazio quando c’era il servizio di leva per dire cosa facesse bene o male per addestrare il figlio a fare – udite udite! – la guerra … e se una coppia di genitori aveva il diritto di stabilire se il proprio figlio dovesse o meno partecipare alle lezioni di religione, … beh, cosa c’è di male a conferire alla suddetta coppia che chiamerete come volete, il diritto di stabilire se il proprio figlio debba o meno partecipare a lezioni di educazione sessuale?
Un tempo, con una società semi-analfabeta, era corretto delegare la funzione educativa alla scuola, pubblica o privata. Oggi tanti genitori hanno cultura e capacità superiori ai docenti, giusto dicano la propria.
Cosa c’è di male a dargli il diritto di decidere che il figlio non segua la lezione tenuta da una Drag Queen?
Di male evidentemente c’è.
Gli spartani, quando il bimbo era appena cresciutello, lo sottraevano alle famiglie – anche se direi più che altro che lo toglievano alle mamme – e lo schiaffavano in una sorta di comune militare, in cui venivano plasmati per fare la guerra, o meglio, per tornare a casa “con lo scudo al braccio o disteso sullo scudo”. Il papà probabilmente stava nel collegio docente, per tirar su il marmocchio a sua immagine e somiglianza e puntare a trasformarlo in un novello Leonida. Oggi celebriamo Atene e la sua democrazia, ma rammentiamo che la totalitaria oligarchia di Sparta vinse la Guerra del Peloponneso.
Con queste prescrizioni il ministro distrugge il mondo della scuola che, pezzo-pezzo, fu costruito dal ’68 – magari insieme ad altre cose eccellenti – per sdoganare una serie di principi come buoni e sani “a prescindere”, indifferenti al fatto che potessero essere condivisi da cospicua fetta della popolazione nazionale. Per indottrinare, per agire attraverso un processo d’imprinting sui pargoli, e trasformarli in fedeli elettori “progressisti”. Per procedere secondo i dettami del marxismo-leninismo, del partito-guida. A proposito, guarda un po’, seguendo anche le ispirate concezioni totalitaristiche – ma chiaramente da “contestualizzare” – del manifesto dei manifesti, quello che più bello non si può e quindi manco se lo sono letto, all’oppiosuzione.
E questo è “il male”.
Avessimo una classe docente d’eccellenza, ci starei pure, ma visto che le cronache son piene d’insegnanti cui dovrebbe insegnarsi a frequentare le patrie galere come reclusi – insulti al PdC e a tutti gli avversari politici con contorno di gita a Piazzale Loreto, slogans d’odio contro alle forze dell’ordine, istigazione a bastonare uno studente solo perché non la pensa come loro, eliminazione da programmi didattici della Divina Commedia che un preside ritiene “divisiva” – nutro delle perplessità.
E allora, un piccolo potere alla famiglia lo continuerei a dare. Lo continuerei, perché se gli è stato concesso per la religione, non vedo perché non gli si debba concedere per le teorie gender.
A me non interessa quali siano le inclinazioni sessuali di una persona: se seria, lavora, rispetta le leggi e ha qualcosa da dare alla società, abbia i suoi spazi. S’insegni a rispettare tutti, piuttosto, ‘che evidentemente risulta indigesto.